«Le disgrazie non arrivano mai da sole. Come se la pandemia non stesse già causando abbastanza stress, all’inizio della settimana si è aggiunta una nuova guerra dei prezzi relativa al petrolio. Inoltre: se gli investitori non possono vendere ciò che vogliono vendere (cioè le obbligazioni high yield), venderanno invece ciò che possono (cioè le azioni). Le rispettive svendite, simili a una capitolazione, hanno infettato col virus della paura tutti i canali dei mercati finanziari. Mentre le banche centrali e il sistema finanziario globale hanno resistito allo stress, il timore degli investitori ha sospinto i rendimenti dei titoli di Stato a livelli negativi record, lasciando dietro di sé i più alti premi di rischio azionario da molto tempo a questa parte. L’Investment Committee di Credit Suisse valuta le perdite, i rischi e le opportunità per gli investitori.

La forza della tempesta perfetta risiede nel fatto che non solo spazza le borse, ma domina anche le fantasie degli investitori. Tuttavia nessuna tempesta dura per sempre. Ed è proprio per questo motivo che la paura non è una buona strategia d’investimento. È stato il virus della paura a causare il panico tra gli investitori questa settimana. Mercoledì, l’S&P 500 ha chiuso il 19,5 per cento al di sotto del suo massimo dal 19 febbraio 20201. Azioni, prezzi del petrolio, tassi, oro, dollaro USA: ovunque, i mercati finanziari offrivano un quadro caratterizzato da sconvolgimenti globali. E, poiché la paura fa audience, i reportage dei media hanno intensificato la spirale discendente su tutti i canali, 24 ore su 24. Tuttavia, mentre attualmente il numero di nuovi contagi è in forte aumento in Europa e negli USA, sembra già calare in Asia. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i sintomi influenzali sono stati finora relativamente lievi in più dell’80 per cento dei soggetti colpiti. Alcune persone non si accorgono nemmeno di essere stati contagiati dal coronavirus. Tuttavia, gli effetti domino del virus sono massicci e preoccupanti per l’economia globale. Una recessione globale viene già scontata dalle borse.

Ciò che conta è una buona diversificazione, un processo robusto e una mente fredda, anziché farsi prendere dal panico – soprattutto oggi. Diamo un breve sguardo alla situazione generale. Dove identifichiamo i rischi e dove le opportunità?

Scenari futuri: The Good, the Bad and the Ugly

Lo scenario positivo

Da un punto di vista soggettivo, la probabilità di un lieto fine è forse intorno al 60%. Nei prossimi 2 o 3 mesi, il rapporto col nuovo virus si normalizzerà. Ciò permetterà anche all’economia globale di normalizzarsi. Resta da vedere se le terapie innovative, la speranza di un vaccino, o semplicemente la consapevolezza di dover convivere col nuovo virus contribuiranno a questa normalizzazione. Al tempo stesso, la politica monetaria in questo scenario spiana gradatamente e con cautela la strada verso la ripresa. I tassi di riferimento rimangono bassi e le banche centrali concentrano la loro attenzione sulla promozione di un buon funzionamento dei mercati e del sistema finanziario. In questo scenario, i mercati azionari si riprenderanno dai minimi. In alcune aree che stanno traendo vantaggio dalla crisi, raggiungono persino vecchi massimi. Anche i prezzi delle materie prime si riprendono, mentre i rendimenti sui mercati dei capitali tornano a salire. Il franco svizzero si indebolisce nuovamente nei confronti dell’euro e del dollaro USA.

Lo scenario negativo

Probabilità soggettiva: 30%. L’economia statunitense e quella dell’UE si trovano ancora ad affrontare una quarantena paragonabile a quella italiana. Ma, mentre tali misure draconiane sono più facili da attuare in Cina e in Asia, gli USA, e soprattutto l’Europa, sono alle prese con meccanismi decisionali relativamente complicati, che impediscono un’azione coordinata. Dal momento che i tassi di contagio continuano ad aumentare e i media incutono paura, una quarantena permanente degli Stati Uniti e anche dell’Europa costringe il mondo a una recessione globale. Come contromisura, la politica monetaria continua a ridurre i tassi d’interesse. Nonostante le ulteriori operazioni sul mercato aperto, le armi di politica monetaria diventano però più blande. Nemmeno la politica fiscale è in grado di compensare la battuta d’arresto dell’economia. I rendimenti sui mercati dei capitali sprofondano, incontrollati, in territorio negativo, le azioni superano la linea di sostegno del 20% del massimo storico, il franco svizzero rimane la valuta più forte e la liquidità la fa da padrona.

Lo scenario peggiore

Probabilità soggettiva: poco meno del 10%. Una grande insolvenza e una crisi di fiducia globale creano una situazione confusa e persino caotica. Alcune banche e il sistema finanziario globale vivono una tempesta come quella del 2008, e, di conseguenza, le opzioni di finanziamento sono limitate – con l’eccezione delle società con i migliori rating. Le aziende accumulano liquidità. La crisi finanziaria richiede misure di salvataggio straordinarie da parte degli Stati, mentre l’epidemia del virus non mostra segni di attenuazione. A eccezione dei titoli di Stato, i rendimenti di tutti gli investimenti sono negativi

Senza tempo

La diversificazione rimane l’asso nella manica. Riteniamo che una visione troppo pessimistica dell’ulteriore corso della crisi sia sbagliata tanto quanto un’idea idilliaca dei rischi. Una buona diversificazione e una mente fredda ripagano regolarmente. A lungo termine, gli investitori vengono ricompensati per l’assunzione di rischi. E, rispetto alla crisi finanziaria del 2008, la situazione attuale sembra molto più promettente di allora».

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