Una storica foto rappresenta il fondatore della vostra azienda mentre distribuiva di persona, in bicicletta, i primi prodotti. Ci può raccontare qualcosa di quelle pioneristiche origini?         

«La foto storica, come la definite voi, si riferisce a S.Niklaus dove mio papà si recava 3 volte all’anno per vendere i prodotti di cui aveva la rappresentanza, cioccolata, biscotti, caramelle ed altro. A metà degli anni 50 aveva scoperto che a Zermatt ci andavano in pochi, non c’era ancora la strada che la collegava e quindi ci si arrivava con il trenino; invece di ritornare a S. Niklaus con il treno si affittava una bicicletta e sulla via del ritorno con le valigie sulle spalle contenenti le campionature, visitava tutti i paesini che erano scarsamente serviti per via delle difficoltà di collegamento. Faceva degli ottimi affari con i negozietti che trovava sulla strada di ritorno. Per risparmiare dormiva in tenda. Durante l’estate quando avevo vacanza l’accompagnavo. Per me è stato un periodo che non dimenticherò mai, ho imparato molto».

 

Lei, prima di assumere la gestione dell’impresa familiare, è stato un’affermato campione di nuoto. Come nasce quella passione e come si è mantenuta nel corso del tempo?

«Mi è sempre piaciuto nuotare. Abitando a Vira in riva al lago mio papà pensò che era importante saper nuotare bene e così mi iscrisse ai corsi di nuoto a Bellinzona organizzati dal Comune e diretti da Oscar Pelli. Dopo alcuni giorni Pelli chiamò mio padre e gli disse che ero un talento, d’iscrivermi nella società nuoto Bellinzona. Così fece. Già nel primo anno (1957) ai Campionati giovanili Svizzeri vinsi i 50 m stile libero, i 50 m dorso e i 50 m delfino. Questo naturalmente mi stimolò a far di più e mi permise di vincere molte gare regionali in tutta la Svizzera e diventare Campione Svizzero nei 100 m delfino e nelle gare di gran fondo stile libero e membro della nazionale Svizzera. Il nuoto mi appassiona ancora oggi e quando il tempo me lo permette una nuotatina la faccio volentieri, senza troppe pretese. Ritengo che lo sport agonistico sia un’ottima scuola per formare il carattere la volontà e la competitività».

 

Una tappa importante è stata la distribuzione delle figurine Panini. Come è nata la decisione di entrare in quel settore?

«Le figurine sono state “scoperte” da papà e mamma durante un soggiorno a Abano nel 1964. Davanti a una edicola per terra c’erano molte bustine vuote dei calciatori italiani, papà chiese cosa fossero. L’edicolante gli spiegò le caratteristiche e come funzionava la raccolta delle figurine e soprattutto che era un prodotto di grande successo. Il giorno dopo mio padre si recò a Modena per ottenere la distribuzione per la Svizzera: gli fu concessa e fummo i primi distributori stranieri della Panini. Introducemmo le figurine in Svizzera, prima solo in Ticino per via della lingua e in seguito quando gli album furono stampati anche in tedesco e francese, in tutta la Svizzera. L’esclusiva durò per quasi 40 anni. Quando la famiglia Panini vendette la società, il nuovo proprietario, dopo alcuni anni decise di disdire il nostro contratto d’esclusiva e gestire tramite proprio ufficio la distribuzione in Svizzera».

 

Nella storia delle aziende familiari, un momento importante è spesso rappresentato dal cambio generazionale: come ha maturato la convinzione di passare la gestione ai suoi figli?

«Non è stato difficile e sono stato molto fortunato. I miei figli dopo aver effettuato gli studi d’economia il primo e la scuola alberghiera di Losanna il secondo hanno manifestato interesse all’azienda familiare, già da ragazzi e poi da studenti hanno sempre partecipato alle discussioni famigliari inerenti il nostro lavoro sono stati coinvolti anche in lavori durante i periodi di vacanze scolastiche. Quindi hanno fatto la “gavetta” e conoscono molto bene tutti processi aziendali. Sono molto contento d’aver dato in mani loro la direzione dell’azienda che sanno condurre molto bene e con mia grande soddisfazione, anche in questi momenti molto difficili. L’attuale economia non facilita certamente il loro lavoro.

 

Grünenfelder è un azienda da sempre attenta alla responsabilità sociale dell’impresa. Che cosa significa aver costituito tutti insieme una grande famiglia?

«sUna grande soddisfazione. Riuscire ad ottenere la fiducia, stima e entusiamo a tutti i livelli è importante e sicuramente la chiave del successo, ognuno di noi deve poter contare sull’impegno dell’altro. Tutti devono avere il piacere del lavoro e sapere di poter contare sull’aiuto, in caso di difficoltà dai propri colleghi e dal management. Penso di poter affermare che noi ci siamo riusciti».

 

Quale pensa potrà essere il futuro della distribuzione in Ticino?

«Penso che stiamo attraversando un periodo molto difficile e che i vari problemi non si risolveranno presto, soprattutto se il cantone e chi lo rappresenta non capisce che non sono solo le grandi aziende, che solitamente non ne hanno bisogno in quanto dispongono di ingenti mezzi, che bisogna sostenere. Ma anche le PMI nel settore terziario che tutti i giorni lottano per la sopravvivenza e per le quali ogni nuova legge, ogni nuova tassa e imposizione pesano».

 

 

E per quanto riguarda la ristorazione, in che modo ritiene possa evolvere?

«Una sfida difficile, dipenderà sicuramente dall’evoluzione Franco/Euro ma anche dalle capacità di ogni ristoratore, albergatore ad adeguarsi alle situazioni del momento cercando di adattarsi nel migliore dei modi alla concorrenza estera offrendo professionalità, flessibilità, servizi e prezzi ragionevoli. Anche l’ufficio del turismo potrebbe contribuire investendo in agevolazioni di trasporto in tutti i settori, soprattutto con le compagnie aeree. Bisognerebbe poter raggiungere Lugano da tutti gli aeroporti europei con voli Low Cost. Il giorno che il Ticino si accorgerà di essere una regione turistica a tutti gli effetti e che adeguerà la sua offerta ai bisogni del turista moderno, avremo fatto un grande passo avanti. Ci vorrà tempo, comunque è certo che bisognerà cambiare il nostro modo di pensare e di agire».

 

Una sua grande passione è la barca a vela. Come è possibile conciliare questa attività con i suoi impegni in azienda?

«Affidando le redini a persone competenti e affidabili: ai miei figli».

 

Infine, quale pensa debba essere l’evoluzione futura dell’impresa Grünenfelder che lei ha contribuito in modo decisivo a creare?

«Questo lo deve chiedere ai miei figli».