Le competenze trasversali Le competenze trasversali sono caratteristiche strettamente connesse alla natura dell’individuo, non sono acquisibili con l’esperienza. Per questo sono completamente diversi e allo stesso tempo complementari a quelle che sono definite le abilità difficili, ovvero le capacità tecniche che ineriscono alle abilità professionali. Le competenze trasversali, in un periodo di trasformazione digitale, sono considerate una risorsa preziosa e i soggetti che ne sono provvisti vengono assorbiti rapidamente dal mercato del lavoro. Sono caratteristiche strettamente connesse con la natura dell’individuo, non sono acquisibili con l’esperienza.Per questo sono completamente diversi e allo stesso tempo complementari con quelli che sono definiti dalle abilità difficili, ovvero dalle capacità tecniche che ineriscono alle abilità professionali.

La trasformazione digitale delle imprese ha segnato infatti uno spartiacque in tutti i settori, sia quelli del tempo liberi sia quelli aziendali. Con trasformazione digitale si intende infatti l’adeguamento della realtà lavorativa all’informatizzazione, per esempio con denuncia di eliminazione definitiva dei documenti cartacei oppure sistemi di comunicazione obsoleti. Si tratta di un passaggio epocale che può avvenire soltanto in ragione di un cambiamento culturale oltre che tecnologico.

Possedere delle competenze trasversali è diventato determinante non soltanto per entrare nel mondo del lavoro. Senza tali attitudini alcune attività sono del tutto precluse. Il digital divide è sempre di più sul tavolo su cui si gioca l’ingresso nel settore lavorativo. Un curriculum privo di elementi che lasciano intuire la presenza di un candidato dotato di competenze trasversali difficilmente riuscirà ad attirare l’attenzione dell’azienda.
La presenza delle competenze trasversali in un mondo ormai sempre più digitalizzato è richiesta a tutti i livelli, diventando obbligatoria anche per le figure dirigenziali.Chi ha un ruolo all’interno dei consigli di amministrazione, per esempio, deve possedere delle attitudini come quelle di leadership, saper gestire le risorse nel modo migliore possibile, per esempio utilizzare le competenze di incluso.

Per orientarvi in ​​questo delicato aspetto della vita lavorativa, abbiamo chiesto consiglio a 4 esperti:

Carlo Terreni (CT), Presidente di Netcomm Suisse

Morena Gamba Ferrari (MGF), Partner Senior di LWP Ledermann Wieting & Parners SA

Guido De Carli , HeadHunter & Business Coach di ARU

Guglielmo Arrigoni , Direttore DigitalStrategies Academy

Fabrizio Masella, Vicedirettore Responsabile Ufficio Risorse Umane BPS (SUISSE)

Ecco la nostra inchiesta :

In generale, quali sono le competenze trasversali che ogni risorsa deve avere nell’era della digitalizzazione?

C.T.: «La soft skill più importante è la curiosità quale motore per esplorare le nuove frontiere del business; informarsi, leggere articoli, essere parte di una community ed essere costantemente attivi nella ricerca di novità e trend. L’elasticità mentale, ovvero la predisposizione ad un upgrade costante è un fattore imprescindibile in un settore in continua evoluzione per restare al passo con le nuove tecnologie che continuano ad innovarsi. Un ulteriore soft skill da non sottovalutare è la capacità di selezionare ed elaborare l’enorme molte di informazioni e riconoscere quelle che hanno valore e sono veramente utili per sviluppare il proprio business. Infine, l’abilità di accettare cose nuove e vedere il cambiamento come un’opportunità è sicuramente una soft skill che aiuta ad affrontare le sfide quotidiane con proattività e ad andare incontro al cambiamento senza lasciarsi sorprendere».

M.G.F.: «Digitale o meno, avere delle competenze sociali è importante in ogni relazione: che sia tra due individui o in gruppo (compagno/a, collega, collaboratori, figli, amici…). Purtroppo, il mondo del lavoro, e non solo, si riempie di belle parole quali leadership, carisma, empatia, ecc. e preme affinché tutti abbiano tali competenze. Le aziende si prodigano a fare corsi su corsi in questa direzione. Vi è una grande proliferazione di consulenti, coach, life coach, qualsiasi altro suffisso più coach che propongono ogni sorta di corsi e approcci per raggiungere tali competenze.  Ma queste competenze si imparano prima di tutto nel corso della vita, iniziando dall’educazione in famiglia e nella scuola. Siccome scuola e famiglia in parte sembrano aver abdicato al loro ruolo centrale di educatori e formatori, ecco che ci ritroviamo a doverle imparare o insegnare in età adulta e l’impresa diventa assai più ardua. Inoltre, la pressione sui risultati è aumentata a tal punto che, oggi, potrai avere tutta l’empatica del mondo ma se non hai prodotto ciò che ha previsto il freddo “budget” sei comunque fuori. Questa è purtroppo la dura realtà e non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella società. La parola chiave a tendere è “essere vincenti”, altrimenti sei escluso. Ne sanno qualcosa anche le giovani generazioni negli atenei e coloro che si affacciano al mondo del lavoro, che si ritrovano sempre più spesso dallo psicologo».

G.D.C.: «Sono diverse, dipendono dai singoli ruoli e dai contesti nei quali il collaboratore deve operare ma in generale le 3 più importanti sono: a) la risoluzione di problemi in situazioni complesse; b) il pensiero critico e analitico; c) la creatività a scopo innovativo. Come credo si possa intravedere le suddette competenze sono abilità che al momento, e sono convinto per diverso tempo, le macchine ed i robot anche se dotati di intelligenza artificiale non riusciranno a svolgere. Credo fermamente che, se le aziende ed i singoli collaboratori investissero in modo deciso nel loro sviluppo, avrebbero un ritorno sull’investimento enorme».

GA La scorsa settimana siamo stati convocati da un’azienda storica ticinese nel ramo industriale. Appena entrati in ufficio era presente un foglio A4 appeso alla parete che recitava: “o porti almeno una soluzione o anche tu fai parte del problema.” – Confucio. Ho fatto notare subito all’imprenditore che sposavo in pieno questa filosofia e mi ha risposto: “non sai quante persone scappano quando leggono questo foglio.” Cosa significa questo? Significa che nell’era della digitalizzazione, non puoi più permetterti di essere “parte del problema”. Siamo in un’epoca di information overload dove abbiamo accesso a miliardi di informazioni a portata di click. Sicuramente quindi una soft skill che reputo indispensabile è il problem solving. La capacità di essere flessibili e trovare soluzioni a fronte di un ostacolo. Poi la capacità di sapersi innovare SEMPRE. Non fermarsi mai. Non entrare in una “ruota del criceto”. Come imprenditore e direttore di DigitalStrategies Academy credo poi in una soft skill “magica”. Che non tutti possiedono. La curiosità. Se oggi non hai la curiosità non vai da nessuna parte. Se pensi di fare “il tuo compitino” e via, non comprendi che il mondo del lavoro è cambiato da 10 anni a questa parte.

G.M.: «Siamo alla quarta, la rivoluzione digitale, quella legata di fatto alla gestione dei dati, delle informazioni. Mai come in quest’ultima si assiste a quella revolutio, a quel rivolgimento, derivato dal verbo revolvere, rovesciare che, nel suo significato più ampio, indica qualsiasi cambiamento radicale, nelle strutture sociali, nel mondo del lavoro. Giocoforza quindi dialogare con le nuove tecnologie. Una delle capacità più importanti è quella di far fronte e risolvere con velocità e efficacia i problemi. Altre caratteristiche fondamentali, quella di non lasciarsi sopraffare dallo stress, il controllo delle emozioni e naturalmente, la flessibilità, intesa come la capacità di adattarsi a qualsiasi situazione, qualsiasi contesto lavorativo.  Nell’era della digitalizzazione non si può non essere capaci di relazionarsi con l’altro, di lavorare in gruppo, di stabilire un dialogo continuo. La parola d’ordine è empatia, grazie alla quale si possono instaurare relazioni duratore e costruttive che portano all’edificazione di una rete di conoscenze, all’abilità di accedere alle informazioni, analizzarle, comprenderle, elaborarle».

 

In aggiunta a queste, quali sono le specifiche competenze richieste del settore in cui voi operate?

C.T.: «Avendo a che fare con diversi stakeholders, sia attori istituzionali che privati, è necessario porsi con un certo tatto e con sensibilità. Sviluppando delle capacità di comunicazione che agevolino l’interconnessione; ovvero la creazione di una community per facilitare la collaborazione tra le aziende associate a Netcomm Suisse con il fine di trovare insieme delle efficaci misure per affrontare le sfide quotidiane in ambito digital».

M.G.F.: «Il lavoro non è mai uguale né per tipologia, né per ruolo, né per settore. Pertanto, anche le competenze richieste non sono uguali. Il cambiamento in atto, come ogni cambiamento o rivoluzione (perché oggi viviamo una rivoluzione) è la fase più difficile e richiede capacità di adattamento, capacità di cogliere le opportunità così come quello di essere curiosi e aver “sete di sapere”. Chi non riesce a fare questo rischia di più del passato di non farcela. Brutto a dirsi ma è così. Una persona potrebbe essere preparatissima, avere un curriculum di studi fantastico, ma se con il passare degli anni non si è adattata ai cambiamenti potrebbe non essere più idonea per la posizione occupata, rispettivamente alle “esigenze del mercato». 

G.D.C.: «In qualità di HeadHunters operiamo prevalentemente nella ricerca di profili di executive e manager. In questo specifico segmento le 3 principali competenze sono: a) la gestione attiva delle persone; b) la capacità di far evolvere i collaboratori; c) l’assunzione di responsabilità nella presa di decisione. La sempre maggiore complessità e volatilità del contesto nel quale le aziende sono chiamate ad operare non può prescindere dal fatto di avere dei “super collaboratori” con un alto grado di motivazione e forte produttività. La rapidità dei cambiamenti non lascerà spazio all’obsolescenza delle competenze. Il manager in questo contesto è chiamato alla regia e deve assumersi la responsabilità dei risultati dei suoi collaboratori prendendo decisioni rapide».

G.A: «Nell’ambito del Marketing Digitale trovo sia indispensabile la capacità di ascolto e analisi. Il fatto di mettersi in discussione sempre ed imparare ogni giorno qualcosa di nuovo. Il nostro settore corre veloce e se non riesci a stare al passo rischi di rimanere schiacciato dalla concorrenza.

Poi l’abilità di lavorare in multi-tasking. Ora stai aggiornando il sito web, poi stai creando una campagna pubblicitaria su Facebook, poi guardi com’è andata la newsletter, dai un’occhiata a come stanno andando le campagne in Google Ads. Valuti gli indicatori di performance chiave (KPI) all’interno del cruscotto del tuo sistema di Web Analytics per capire come incentivare o porre dei correttivi alle strategie in atto.

Ed infine l’etica e onestà professionale ad ogni costo. Purtroppo in questo settore regna l’ignoranza e spesso questo rende vittime i clienti. È importante conoscere prima di investire. Capire le regole della strada prima di guidare l’auto».

F.M: «Cambiano i paradigmi, cambiano i dogmi, cambiano le abitudini, cambiano i comportamenti e gli atteggiamenti. La digitalizzazione, pur facilitando e robotizzando le attività di routine, ti obbliga ad essere in continua evoluzione e aumenta di fatto la complessità. Il nostro settore richiede quindi molta dinamicità, aggiornamento continuo, la capacità di essere resilienti, il fatto di essere consapevoli, socialmente responsabili, così come di agire in maniera etica e deontologica, ma soprattutto di avere il coraggio di “battere” nuove strade. Serve una forte dose di creatività, di immaginazione e la perizia di andare e vedere oltre per mantenersi all’avanguardia».

 

Con quali strategie formative preparate e poi mantenete i vostri collaboratori partecipi alle trasformazioni in atto?

C.T.: «Netcomm Suisse è l’associazione di categoria per quanto concerne il modo digital e dunque ci avvaliamo di un team di esperti. In ogni caso, ogni settimana/mese organizziamo e ospitiamo come attività principale seminari, workshop ed eventi dove tutti i nostri collaboratori presenziano ed imparano tutto il tempo, ascoltando esperti del settore che condividono le loro esperienze».

M.G.F.: «Noi siamo una piccola realtà fatta di consulenti e trattiamo “risorse umane”. I mezzi tecnologici sono solo strumenti. Nel nostro caso è più importante essere informati sui cambiamenti che il mercato del lavoro richiede: formazioni, mestieri e strumenti. Quindi ognuno, collaboratore o meno, deve sempre rimanere con la mente aperta e vigile, e non solo per il mondo del lavoro, altrimenti diventerebbe difficile seguire il mercato e fornire il servizio richiesto dal cliente: trovare personale adeguato. C’è stato un tempo dove gli specialisti erano più richiesti. Oggi forse essere dei bravi generalisti potrebbe essere un vantaggio».

G.D.C.: «Abbiamo la fortuna di avere un osservatorio privilegiato in quanto giornalmente ci confrontiamo con aziende di vari settori operanti sia in Canton Ticino, sia in Svizzera che su scala Internazionale. Purtroppo dobbiamo constatare che le società investono molto poco nello sviluppo delle soft skills in generale, per non dire nulla su quelle sopra evidenziate. Lo sforzo principale consiste nel colmare le abilità di mestiere (hard skills) per permettere l’aggiornamento e l’efficientamento dei processi. L’aggiornamento delle competenze trasversali viene per contro lasciato alla buona volontà ed alla motivazione del collaboratore che, preso dall’operatività e dalla pressione sui risultati, spesso le trascura».

G.A.: «Essendo noi direttamente una scuola di formazione nell’ambito del Web Marketing vi è la formazione sia in aula, sia online che in-house direttamente. Una sorta di learning-by-doing. Crediamo moltissimo nella pratica, ormai la maggior parte delle persone impara le cose facendole. Sbatte la testa, comprende l’errore e poi tira dritto. Purtroppo viviamo in una cultura dove l’errore è sinonimo di orrore anziché vederlo come un’opportunità di imparare e crescere. Di evolversi. Ma le cose devono cambiare anche alle nostre altitudini».

F.M.: «Il lavoro presente e futuro: contaminazione, dinamicità e tanta flessibilità.  Grazie alla digitalizzazione che influenza e plasma sempre di più le nostre vite, passiamo dal mondo delle risorse a quello delle relazioni, a garanzia dello sviluppo duraturo e sostenibile della Banca. La trasformazione digitale promuove metodi e forme di lavoro innovativi e interdisciplinari. In quest’ottica alleniamo le persone a liberare la mente e pensare, soprattutto fuori dagli schemi. Solo così in un team formato da talenti di diversa natura, le buone idee vengono a galla. Tutto è possibile. Massima apertura, senza pregiudizi. Analizzare, testare, osservare, toccare con mano, affinare e, se necessario, fare un passo indietro per riprendere lo slancio con ancora più vigore, grazie a tanta, dura preparazione e, soprattutto, molta passione. Insegniamo a lasciarsi ispirare dal mondo circostante, ad andare oltre lo sguardo, oltre l’ascolto, ad ammalarsi di curiosità a contagiarsi di sapere per creare valore per il Cliente e per BPS(SUISSE) stessa».

 

Quali difficoltà incontrate a reperire sul mercato del lavoro ticinese le competenze necessarie alle vostre specifiche esigenze?

C.T.: «La digitalizzazione ha creato un gap tra la richiesta (in crescita) e l’offerta concreta. Per rispondere a questa esigenza e alle richieste del mercato di profili freschi ma al contempo altamente specializzati, l’associazione Netcomm Suisse in collaborazione con SMS School, Google, Guess, VF International e Giglio Group ha dato vita al progetto Digital Bootcamp. Un percorso formativo per neolaureati che ha come fine l’implementazione di skills digitali pratiche e funge da ponte tra il percorso accademico e quello lavorativo, affrontando con positività il cambiamento in atto».

M.G.F.: «Non siamo ancora nell’era della totale trasformazione digitale e quindi proiettati in nuovi lavori. Siamo ancora in una fase di transizione e bisogna prepararsi. Per il momento le difficoltà di oggi non sono molte diverse da quelle di ieri. Per contro, tornado alla trasformazione digitale, potrei addirittura dire che la generazione degli over 50 è forse la generazione più preparata al cambiamento. E’ una generazione che ha potuto imparare e metabolizzare per prima l’introduzione degli strumenti digitali e quindi, forse più di un giovane, capace di utilizzarli con la testa e non da semplice utente. Il problema del divario di competenza si porrà nei prossimi anni. Infatti, il tempo a disposizione per metabolizzare il cambiamento è sempre più ridotto. In passato i cambiamenti avvenivano tra una generazione e l’altra, oggi questo tempo si è ridotto moltissimo, non più in anni ma addirittura in pochi mesi. I primi a doverlo capire sono la politica e la scuola affinché nessuno resti indietro in questa fase. La formazione continua può servire ma non è sufficiente. Ognuno, e qui torniamo al quesito iniziale, deve imparare ad essere flessibile ed adattabile, ma soprattutto imparare ad avere senso critico. Oggi abbiamo sempre più informazioni ma non abbiamo il tempo di elaborarle, di fermarci, capire i collegamenti e a tenere le informazioni che ci servono per evitare gli errori. Questo vale nella conoscenza, nella cultura e ancor di più nel mondo del lavoro».

G.D.C.: «Il Ticino è una realtà che dal punto di vista del costo della manodopera risulta essere poco competitiva rispetto le nazioni limitrofe. Giocoforza deve produrre innovazione e prodotti di altissima qualità; questo fatto pone l’asticella delle competenze molto in alto, inoltre le richieste dei nostri clienti sono specifiche e molto puntuali. Fatta questa premessa ci troviamo sovente a dover “cacciare” i profili con alta specializzazione nella vicina Insubria, che per dimensione e specificità tecniche è un ottimo bacino. Devo sottolineare che questa necessità non è assolutamente dettata da speculazioni di tipo salariale, anzi i nostri clienti sarebbero ben felici di trovare personale residente ed assumerlo. Specifico pure che anche in Italia, per profili di alto potenziale e valore, vengono offerti ottimi stipendi tant’è che non sempre riusciamo ad essere attrattivi».

G.A.: «Le difficoltà sono enormi. Come scuola specializzata esclusivamente nell’ambito digitale, ci arrivano diverse richieste dalle aziende del territorio. La stragrande maggioranza degli specialisti in questo settore arrivano da oltre confine. Ed è proprio per questo che grazie al corso in Web Project Manager in preparazione all’Esame Federale Professionale riusciamo finalmente oggi a offrire una certificazione in lingua italiana e con l’esame direttamente qui a Lugano».

F.M.: «La digitalizzazione ha prodotto delle crepe nelle nostre convinzioni, nelle nostre conoscenze, facendoci piombare nel mare delle incertezze. Abbiamo timore del cambiamento che avanza a velocità supersonica. Oltre a ciò il settore bancario soffre. L’immagine e la reputazione non sono quelle di dieci anni orsono. Oggi dobbiamo fronteggiare l’emergenza talento, cercando di attirare, ma soprattutto trattenere le migliori competenze presenti sul mercato del lavoro. Ora più che mai, è difficile reperire i profili necessari per affrontare le sfide attuali e future. Alle nostre latitudini i cambiamenti non piacciono e non ci si è resi conto che il mondo del lavoro e, le figure necessarie per svolgerlo, sono cambiate. Pensiamo alla generazione dei millennials o a quella dei Centennials (generazione Z). La normalità è essere connessi H24, 365 giorni all’anno. Dobbiamo imparare la loro lingua».