Perché questo incontro ha rappresentato una grande opportunità per la città di Lugano?
«Il summit di Lugano ha fatto seguito a quelli di Boston e di Barcellona confermando il ruolo che le istituzioni universitarie e le associazioni imprenditoriali svizzere e ticinesi possono avere nello studio e nella conoscenza di aspetti importanti della realtà economica internazionale, quale appunto quello rappresentato dalla presenza e dalla funzione svolta dalle imprese a carattere familiare. Il progetto STEP (Successful Transgenerational Entrepreneurship Practices) costituisce una rete di ricerca internazionale composta da aziende familiari da almeno due generazioni e da accademici di 45 università i cui membri si riuniscono periodicamente per discutere di importanti questioni connesse all’imprenditoria familiare allo scopo di promuovere tali organizzazioni imprenditoriali in tutto il mondo».
Quali sono state in estrema sintesi, le parole chiave intorno a cui hanno ruotato i lavori di questo Summit?
«Direi senz’altro tradizione e innovazione. I contributi provenienti da imprenditori con aziende familiari di più generazioni e provenienti da contesti economici anche molto lontani rispetto a quelli europei, quali per fare qualche esempio la Cina, il Giappone o l’America Latina, hanno mostrato come il tasso di innovazione sia più elevato in questa tipologia di aziende, e che l’obiettivo di garantire la continuità, l’attaccamento emotivo ed i legami stretti con il territorio, i dipendenti, i clienti e i fornitori facciano sì che un tessuto industriale ed economico formato da aziende familiari aumenti il tasso d’innovazione territoriale, garantendo a queste imprese di essere più longeve. Ma non solo, queste imprese hanno mostrato, anche in ragione della loro storia e della loro tradizione, una straordinaria capacità di prosperare in una congiuntura storica dove il caos, a livello economico, politico e sociale, sembra sempre più prevalere. E tutto questo attingendo proprio a risorse di ordine economico e finanziario ma anche a quali valori etici e morali, a quei fondamenti spirituali e psicologici che costituiscono alcuni dei fondamenti caratteristici delle aziende familiari».
In questo contesto di carattere generale, qual è la specifica situazione delle aziende di famiglia ticinesi?
«Università come l’USI o HSG St. Gallo hanno da tempo analizzato e dimostrato l’importanza dalle imprese familiari di almeno seconda generazione o oltre per il loro ruolo economico, sociale e culturale. In Ticino ben il 62% delle aziende sono familiari, e questa percentuale sale quando si guarda all’intera Svizzera arrivando sopra il 70%% del totale delle aziende. Queste considerazioni hanno dunque reso opportuna la costituzione nel 2015 di un’associazione come AIF – Ticino che rappresentasse a livello ticinese gli interessi specifici delle aziende familiari, che producesse cultura d’impresa dalla prospettiva delle aziende di famiglia, e che fosse a vantaggio degli associati e delle nuove generazioni imprenditoriali. Per questi fini, l’Associazione si avvale anche della collaborazione con Istituti universitari e centri di ricerca».
Quali aziende possono fare parte di AIF?
«Possono associarsi ad AIF solo imprese familiari, rappresentate da imprenditori attivi membri della famiglia controllante l’impresa familiare. Data la natura dell’Associazione e le sue finalità, è stato deciso durante l’assemblea costitutiva di ammettere solo imprese familiari almeno di seconda generazione».
Quali sono le specificità che contraddistinguono questa tipologia di aziende?
«Gli imprenditori delle aziende familiari hanno l’obiettivo di garantire la continuità dell’impresa e una delle conseguenze è la loro volontà di lasciare l’azienda alle prossime generazioni, ai figli e alla famiglia. Grazie anche a loro la nostra economia ha resistito abbastanza bene alla crisi internazionale e al rafforzamento del franco, in virtù di una maggiore flessibilità delle nostre PMI e per l’impegno di famiglie imprenditoriali da generazioni legate alle loro imprese e al territorio. Le aziende familiari, grandi o piccole che siano, per quanto professionalizzato possa essere il loro management, hanno come elemento distintivo la sovrapposizione di tre dimensioni: la famiglia, la proprietà e l’azienda. Ogni azienda familiare ha l’obiettivo prioritario di conservare il controllo dell’azienda e di svilupparla perché il rapporto tra famiglia e impresa continui anche nelle generazioni future».
Quali dunque le principali conseguenze che discendono da questo intreccio?
«Parlerei di comportamenti tipici sia in rapporto al governo della famiglia che alle strategie d’impresa. Per il primo aspetto occorre sottolineare la preparazione delle nuove generazioni e gli strumenti necessari a mantenere la coesione della famiglia in modo che la proprietà e il governo dell’impresa siano unitari. Per il secondo aspetto, emerge il minor ricorso all’indebitamento, preferendo l’autofinanziamento e i processi d’innovazione continui e sistematici coerenti con la visione di lungo periodo della famiglia e della proprietà. Anche riguardo al profilo dei legittimi interessi economici, le aziende familiari si distinguono dalle non familiari, poiché, ad esempio, una relativamente bassa imposta sugli utili aziendali può essere meno interessante in presenza di un’elevata imposizione sui redditi (e soprattutto sulla sostanza) delle persone fisiche. Dunque risulta molto importante l’azione che può svolgere l’Associazione delle Imprese Familiari (AIF Ticino) che, in collaborazione con l’USI, desidera richiamare l’attenzione sulle specificità di queste aziende, approfondendo le dinamiche e gli interessi che derivano proprio dall’intreccio tra famiglia, proprietà e gestione aziendale».