L’annuncio della sua morte ha scosso il mondo della musica italiana e non solo: è morta Ornella Vanoni, una delle interpreti più autorevoli e riconoscibili del panorama musicale. La cantante si è spenta a Milano il 21 novembre 2025, all’età di 91 anni, per un arresto cardiocircolatorio. La sua voce, profonda e vellutata, aveva attraversato generazioni ed epoche, diventando un simbolo della canzone d’autore italiana.

Una vita artistica lunga settant’anni

Ornella Vanoni, nata a Milano nel 1934, ha dedicato quasi settant’anni alla musica. La sua discografia, vastissima, comprende oltre cento tra album, EP e raccolte, con più di 55 milioni di copie vendute nel mondo. Brani come Senza fine, L’appuntamento o Domani è un altro giorno sono entrati stabilmente nel repertorio della cultura popolare italiana, interpretati con quella miscela di eleganza, ironia e vulnerabilità che la caratterizzava.

Nel corso della carriera ha attraversato generi diversi — dalla bossa nova al jazz, dalla canzone d’autore alle sperimentazioni più recenti — collaborando con giganti della musica italiana e internazionale. La sua arte, sempre in equilibrio tra racconto personale e ricerca interpretativa, ha contribuito a definire un modello di autenticità che pochi hanno saputo eguagliare.

Un rapporto speciale con il Ticino

Per molti ticinesi, la scomparsa di Ornella Vanoni ha un valore particolarmente emotivo. Il legame dell’artista con Lugano non era occasionale: non solo vi si esibiva regolarmente, ma nel tempo aveva espresso più volte un affetto personale verso la città e la Svizzera italiana.

In un’intervista rilasciata a Ticinonline, aveva raccontato che da giovane aveva persino desiderato diventare cittadina elvetica. Il padre, disse, aveva progettato di costruire una casa sulle colline di Lugano, un luogo in cui la famiglia immaginava di trasferirsi. Quel sogno non si realizzò per decisione della madre, ma Vanoni raccontava quell’episodio con una nota di malinconico rimpianto.

Per lei, il Ticino rappresentava un’idea di serenità, sicurezza, ordine. Una possibile vita alternativa rimasta sospesa, ma sempre evocata.

I concerti a Lugano: più che spettacoli, racconti di vita

Lugano era una tappa ricorrente nei suoi tour. Tra le presenze recenti, è ricordato il concerto previsto per il 3 febbraio 2023 al Palazzo dei Congressi, parte dello spettacolo Le donne e la musica, una sorta di autobiografia in forma musicale, accompagnata da un quintetto femminile. La data fu annullata all’ultimo momento a causa di una febbre improvvisa, ma la città era tra le prime scelte dell’artista ogni volta che programmava una tournée.

In passato, Vanoni aveva portato sul palco luganese non solo i grandi successi, ma anche aneddoti, confidenze, riflessioni sul tempo e sul mestiere dell’artista. Il suo modo di esibirsi, sempre più narrativo negli ultimi anni, trasformava i concerti in incontri: un dialogo diretto con il pubblico, fatto tanto di musica quanto di racconto.

Lugano ricambiava con un affetto particolare. Ogni apparizione della cantante attirava generazioni diverse, dai fan storici ai nuovi ascoltatori che ne scoprivano il repertorio.

Tra Milano e Lugano, una geografia sentimentale

Il dualismo tra la Milano in cui era nata e la Lugano che aveva immaginato come “seconda casa” racconta bene la complessità della sua figura. Vanoni non aveva timore di esprimere debolezze, nostalgie, fragilità. E proprio questo aveva creato una connessione speciale con il pubblico ticinese, abituato a vedere in lei non solo un mito, ma una donna che accettava il fluire del tempo con ironia e lucidità.

Nelle interviste, spesso raccontava episodi legati alla sua frequentazione della città: l’atmosfera, il paesaggio, la sensazione di equilibrio che vi trovava. Lugano era una parte significativa della sua geografia emotiva.

L’eredità nel Ticino

Con la morte di Ornella Vanoni, il Ticino perde una presenza familiare, un riferimento culturale che nel corso del tempo aveva contribuito ad arricchire la scena musicale locale. Le sue esibizioni a Lugano hanno lasciato un segno nella memoria collettiva: serate intense, intime, costruite con l’eleganza di chi non ha mai smesso di cercare la verità nella musica.

La sua voce continuerà a risuonare, ma il suo rapporto con il Ticino resta una pagina di storia condivisa, fatta di affetto, possibilità non colte e incontri sul palco che hanno saputo emozionare intere generazioni.