L’ottava edizione del forum Un mare di Svizzera ha riunito nel capoluogo ticinese esponenti del mondo politico, economico e accademico per discutere delle prospettive del trasporto e della logistica tra il Mediterraneo e la Confederazione. Il tema conduttore, sintetizzato in due parole – incertezza e affidabilità – ha orientato i lavori delle tre tavole rotonde dedicate al finanziamento delle nuove infrastrutture, allo sviluppo del sistema portuale ligure e alle rotte delle materie prime.
Sul tavolo, la sfida di intercettare parte dei due milioni di container che potrebbero scegliere i porti italiani come alternativa ai grandi scali del Nord Europa, nonché la ricerca di strumenti in grado di attirare nuovi capitali verso un settore in profonda trasformazione.
Regole certe per attrarre investimenti
Tra i temi più dibattuti, la necessità di garantire stabilità normativa per rendere i porti e le infrastrutture europee più competitive a livello globale. Il viceministro italiano delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi e il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Genova e Savona hanno ribadito l’urgenza di un quadro regolatorio chiaro e affidabile, condizione imprescindibile per attirare investitori internazionali.
La stessa linea è stata ripresa da Matteo Paroli, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, che ha citato le recenti delibere mirate a stabilizzare le concessioni. Con oltre 3,3 miliardi di investimenti in corso e un crescente impegno nella digitalizzazione dei processi, Genova punta a diventare un modello di efficienza logistica per l’intera area euro-mediterranea.
36 trilioni di dollari per le infrastrutture globali
Uno studio richiamato da Paolo Costa, già presidente della Commissione Trasporti del Parlamento Europeo, stima che da qui al 2040 saranno necessari 36 trilioni di dollari per realizzare infrastrutture di trasporto e logistica nel mondo. Un’enormità che richiederà nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato, soprattutto in una fase in cui le risorse europee, dopo la fine del PNRR, tenderanno a ridursi.
Da qui l’appello a incentivare il ricorso ai partenariati pubblico-privato, canalizzando parte dei fondi pensione verso progetti strategici nei porti e retroporti, oggi troppo spesso indirizzati ai venture capital.
Il nodo geopolitico e il ruolo della Cina
La complessità geopolitica è un altro elemento che pesa sulle decisioni strategiche del settore. Il crescente protagonismo cinese nelle rotte marittime, la possibile apertura della rotta artica e le tensioni commerciali internazionali impongono all’Europa un approccio più realistico e coordinato.
Come hanno evidenziato i partecipanti al forum, la centralità del Mediterraneo è tutt’altro che scontata: richiede scelte coraggiose e una politica infrastrutturale coerente, capace di garantire continuità e competitività.
La voce della Svizzera: pragmatismo e libero scambio
Per la Svizzera, rappresentata da Fabio Regazzi, consigliere agli Stati e presidente dell’Unione Svizzera delle Arti e dei Mestieri, la chiave resta il pragmatismo. Con oltre 600.000 imprese di piccole e medie dimensioni, il tessuto economico elvetico punta su stabilità e apertura commerciale, favorendo nuovi accordi di libero scambio con partner come India, Cina, Malesia e Mercosur.
Regazzi ha ricordato come la Svizzera, pur priva di sbocchi diretti sul mare, sia un nodo essenziale della rete logistica europea e come la collaborazione con i porti italiani resti strategica per l’intero continente.
Finanza, portualità e nuove rotte delle commodities
Nel corso delle sessioni si sono confrontati esperti come Fabrizio Vettosi (VSL Club), Gabriele Corte (Ceresio Investors), Enrico Loewenthal (Equiter SGR) e l’armatore Stefano Messina (Assarmatori), i quali hanno posto l’accento sul ruolo della finanza nel sostenere la transizione ecologica e digitale del settore marittimo.
La seconda tavola rotonda ha visto protagonisti Gianluca Croce (Assagenti), Ignazio Messina (Gruppo Messina), Ugo Patroni Griffi (Università Aldo Moro di Bari), Juan Pablo Richards (Hapag-Lloyd) e Bruno Pisano (Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale), che hanno sottolineato l’urgenza di “fare sistema” per una portualità italiana più integrata.
L’ultima sessione, dedicata alle nuove rotte delle commodities, ha offerto una panoramica dei trend globali grazie agli interventi di Giovanni Colotto (Rocktree Italia), Vincenzo Romeo (Nova Marine Carriers) e Marco Fiori (Premuda).
Lugano come crocevia del dibattito
Ancora una volta, Un mare di Svizzera si conferma un punto d’incontro privilegiato tra istituzioni, imprese e mondo accademico. Un luogo di confronto dove le sfide della logistica internazionale si intrecciano con il pragmatismo elvetico e la visione mediterranea.
In un contesto economico segnato da incertezze e tensioni geopolitiche, l’appello emerso da Lugano è chiaro: solo regole stabili, infrastrutture moderne e cooperazione internazionale potranno garantire al sistema logistico europeo un futuro competitivo e sostenibile.