Il 14 aprile 2025 la compagnia spaziale Blue Origin ha scritto una pagina storica della Space Economy: per la prima volta, un equipaggio interamente femminile ha partecipato a una missione suborbitale, volando a bordo della capsula New Shepard oltre la linea di Kármán, il confine convenzionale dello spazio.
Le protagoniste – tra cui la pop star Katy Perry, la giornalista Lauren Sánchez, la conduttrice Gayle King, l’ingegnera ed ex NASA Aisha Bowe, la produttrice Kerianne Flynn e l’astrofisica-attivista Amanda Nguyen – hanno sperimentato la microgravità e osservato la Terra da oltre 100 chilometri d’altezza.
Un volo durato undici minuti, ma dal valore simbolico enorme: inclusività, diversificazione e apertura dello spazio anche a figure civili e provenienti da contesti non tradizionali. La Space Economy è sempre più accessibile, più umana, più femminile. E quindi, più vicina a tutti noi.
Quando si parla di “Space Economy”, molti pensano subito a razzi, tute spaziali e missioni verso Marte. Una suggestione che appartiene all’immaginario collettivo, alimentata da film, notizie spettacolari e ambiziosi progetti di colonizzazione spaziale.
Eppure, la Space Economy è già parte della nostra quotidianità, molto più di quanto immaginiamo. Non serve alzare lo sguardo al cielo per rendersene conto: basta aprire il meteo sul telefono, usare il navigatore dell’auto o partecipare a una videochiamata. Ogni giorno interagiamo con tecnologie nate, sviluppate o potenziate grazie allo spazio.
Oltre la fantascienza, dentro l’economia reale
La Space Economy comprende l’insieme delle attività economiche che sfruttano direttamente o indirettamente lo spazio. Si va dalla costruzione e lancio di satelliti alla produzione di nuovi materiali in microgravità, passando per l’uso dei dati satellitari in agricoltura, finanza, logistica e molto altro.
Non si tratta solo di investimenti pubblici in grandi agenzie come NASA o ESA. Oggi, sono le imprese private a trainare l’innovazione: da SpaceX a Blue Origin, da Planet Labs a OneWeb, fino alle tante startup che, anche in Europa e in Svizzera, stanno costruendo nuovi modelli di business basati su ciò che accade… sopra le nostre teste.
Una trasformazione silenziosa ma concreta.
Ecco alcuni esempi di come la Space Economy stia già cambiando le regole del gioco in settori molto concreti:
- Agricoltura intelligente. Grazie ai satelliti, è possibile monitorare le coltivazioni, prevedere siccità, gestire l’uso dell’acqua e intervenire in tempo reale. Il risultato? Più efficienza, meno sprechi, maggiore sostenibilità.
- Logistica e trasporti. Il GPS non serve solo a trovare un ristorante. Ogni giorno, camion, navi e droni si muovono grazie alla navigazione satellitare, riducendo costi e tempi nelle catene di fornitura globali.
- Finanza e assicurazioni. Dopo una catastrofe naturale, le immagini satellitari aiutano a valutare i danni e accelerano i rimborsi. Anche le polizze diventano più precise, fondate su dati oggettivi.
- Comunicazione e connettività. Le nuove costellazioni di satelliti a bassa orbita stanno portando internet ovunque, colmando il “digital divide” in aree remote, rurali o isolate.
- Industria e ricerca. In assenza di gravità, è possibile realizzare materiali, componenti e farmaci con caratteristiche uniche. Una nuova frontiera per la manifattura avanzata.
- Energia del futuro. Si sta sperimentando la raccolta di energia solare nello spazio, da trasmettere poi a Terra con microonde o laser. Un’idea che pare fantascienza, ma su cui già lavorano centri di ricerca in Europa, Giappone e Stati Uniti.
- Turismo spaziale. I primi voli suborbitali sono già realtà. Da qui a pochi anni, il turismo spaziale potrebbe diventare una nuova forma di intrattenimento e avventura per pochi… e poi per molti.
Una leva per chi investe nella visione
Perché parlarne oggi? Perché la Space Economy non riguarda solo ingegneri e astronauti. Riguarda ogni imprenditore, investitore e decisore che vuole comprendere le traiettorie del futuro.
Chi guida un’azienda – grande o piccola – deve abituarsi a guardare oltre il presente. La Space Economy è un allenamento alla visione strategica: obbliga a considerare nuovi paradigmi, a cogliere segnali deboli, a leggere connessioni tra settori apparentemente lontani. Non è (solo) una questione tecnologica. È un mindset: capire dove sta andando il mondo e quali leve muoveranno l’economia nei prossimi anni.
Ticino e Svizzera: un ruolo in prima linea
Anche la Svizzera, con il suo mix di alta tecnologia, precisione manifatturiera e capacità d’innovazione, è protagonista in questa rivoluzione. Lo Swiss Space Office, la partecipazione attiva all’ESA, le università di eccellenza come l’EPFL e il Politecnico di Zurigo, sono solo alcuni esempi di un ecosistema che guarda allo spazio non come a un sogno lontano, ma come a una concreta opportunità industriale e scientifica.
Tra i progetti più rilevanti, vale la pena citare le attività dell’Università della Svizzera italiana (USI) e della SUPSI, che collaborano a iniziative di ricerca interdisciplinare sull’elaborazione dei dati satellitari, l’intelligenza artificiale applicata all’osservazione della Terra e lo sviluppo di soluzioni per il monitoraggio ambientale.
Inoltre, diverse PMI e startup ticinesi stanno trovando spazi di crescita grazie alle applicazioni “dual-use” delle tecnologie spaziali, ovvero quelle tecnologie nate per lo spazio che trovano impiego anche in ambito civile e industriale. È il caso, ad esempio, di aziende attive nei settori della microelettronica, della robotica e della sensoristica avanzata.
Anche il Parco Tecnologico di Lugano e il distretto dell’innovazione della Svizzera italiana rappresentano un terreno fertile per lo sviluppo di soluzioni legate alla Space Economy, grazie a un tessuto imprenditoriale dinamico, a investitori attenti e a una crescente sinergia tra pubblico, privato e mondo accademico.
La Space Economy non è un’utopia, ma una delle chiavi per affrontare le grandi sfide del nostro tempo: il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, la connettività globale, l’efficienza energetica, l’evoluzione della medicina.
Per questo, non possiamo più permetterci di pensare allo spazio come a qualcosa “di altri”. È nostro. Ci riguarda. E può migliorarci la vita, se lo sappiamo interpretare.
Conclusione: se la Space Economy ti sembra qualcosa di distante, prova a guardare il mondo con occhi nuovi: ogni volta che usi una mappa, prenoti un volo, o mandi un messaggio in tempo reale a qualcuno dall’altra parte del pianeta… stai già usando lo spazio.
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