
Parlando di Intelligenza Artificiale, iniziamo prendendo in considerazione l’edilizia, intesa come aziende che costruiscono: «Il settore delle costruzioni in generale è tradizionalista e per forza legato alla materialità, dato che strade e case non possono essere costruite virtualmente. Inoltre, per quanto concerne il Ticino, questo campo è composto da piccole e medie imprese che non sempre hanno al loro interno figure deputate prettamente all’innovazione», spiega Alex Farinelli di SSIC-TI. «A mio avviso, prima di pensare all’AI nelle costruzioni, essa deve entrare a monte, negli studi di progettazione». Non immagina nei prossimi anni, un avvento dell’intelligenza artificiale negli ambiti costruttivi, anche se potrà più probabilmente essere un supporto dal punto di vista amministrativo e nell’organizzazione e nella gestione del cantiere.

Il guanto di sfida è lanciato, dunque. Come si pongono rispetto al tema gli studi di progettazione e gli architetti? Secondo Lidor Gilad, architetto per Itten+Brechbühl e insegnante-ricercatore all’Accademia di Architettura, in grado di portare dunque un interessante doppio sguardo, l’ambito professionale è più cauto di quello accademico. «L’architettura e la costruzione, dove i prodotti devono essere solidi e durevoli, sono settori che restano spesso indietro con le innovazioni. Ritengo possa essere dovuto al fatto che, se nell’industria si può replicare un prodotto per infinite volte, da noi progetto può essere definito un prototipo unico nel suo genere». Per contro, però, con l’AI «per la prima volta nella storia abbiamo a disposizione uno strumento in grado di darci dei feedback su quanto stiamo facendo in tempi molto più rapidi rispetto alle attuali simulazioni, ad esempio su fattori come la sostenibilità di un progetto, l’illuminazione naturale o l’esposizione al vento. Parte del nostro lavoro, che è diventato sempre più complesso negli anni e ci richiede di occuparci anche dei dettagli costruttivi, è portare un’idea alla realizzazione e qui l’intelligenza artificiale può supportarci». Lo scopo, però, non è abbattere i costi, ma «ottimizzarli e far aumentare la qualità». Inoltre, è consapevole che ogni committente vorrebbe sapere con precisione quanto gli costerà, negli anni a venire, il mantenimento di un edificio, costi ottimizzabili tramite le simulazioni iniziali di cui si parlava in precedenza. In un lasso di tempo di 3-5 anni prevede una maggior implementazione di «tools che ci possono dare degli input di cui però andrà sempre valutata la validità». Insomma, l’architetto resta centrale, anche perché «al momento ci sono applicazioni che generano immagini ma non sono in grado di trasformarle in un progetto architettonico».
Una analisi più precisa di costi e ricavi, a partire da stime che includano le compra vendite della zona e gli investimenti necessari al mantenimento, potrebbe essere estremamente importante per chi vuole investire nell’immobiliare. Ne è convinto Enzo Lucibello, che ipotizza anche un uso dell’AI per migliorare l’esperienza cliente nell’immobiliare. «C’è molto da fare nella vendita e nell’affitto, perché potrebbe consentire a un possibile inquilino di trovare in tempi rapidi e con maggior efficienza lo spazio adatto a lui. Adesso le discriminanti principali di scelta sono il prezzo, il luogo e il numero di locali. Tramite risposte a delle domande poste da un chatbox si potrebbe creare un profilo utente più preciso, che permetta di vedere le possibili opzioni più vicine ai propri gusti in relazione a fattori come, per esempio, la concentrazione di traffico, il livello di rumore, la vicinanza a servizi come le scuole. Questo farebbe risparmiare tempo nel corso delle visite». Ma a questo punto, quale potrebbe essere il ruolo degli immobiliaristi? Come già accennato per l’albergheria, a fare la differenza sarebbe ancora una volta l’insostituibile elemento umano. «Penso sia un aiuto anche per lui, che si trova davanti un cliente già maggiormente deciso. Oggi chi affitta si concentra sul lavoro amministrativo, l’AI è uno stimolo per lui a saper dare qualcosa in più».

«È vero che l’AI potrebbe aumentare l’autonomia dei clienti nella ricerca di soluzioni. Tuttavia, il ruolo del professionista immobiliare rimane fondamentale per offrire consulenze esperte e personalizzate, che vadano oltre i dati analizzati dall’AI, garantire supporto strategico in decisioni complesse come investimenti o ristrutturazioni e rafforzare la componente relazionale, che è un elemento centrale per il successo nel settore immobiliare. L’evoluzione della professione sarà quindi quella di integrare l’Intelligenza Artificiale come strumento, mantenendo il fattore umano come valore aggiunto», sostiene Nicolas Daldini, presidente di SVIT, che parla di «adozione ancora in fase iniziale».

Concorda Andrea Cossutti di Immo-rail, società che costruisce e gestisce i propri immobili: i rapporti umani restano il punto focale. «Non stiamo usando al momento l’AI, sebbene siamo incuriositi e pronti ad accogliere nuove possibilità perché riteniamo che, nonostante il suo ruolo sia destinato ad aumentare fornendo dati ed indicazioni sempre più precisi e specifici, non potrà ancora sostituire il fattore umano, per noi valore imprescindibile di ogni nostro lavoro. L’esperienza sul territorio e le relazioni continuano ad avere un grande valore per noi, dando significato a ciò che facciamo. Detto ciò, sarà possibile implementare qualche tool nel futuro prossimo che ci aiuti nei nostri compiti», spiega. Da anni l’azienda si contraddistingue per un approccio molto personalizzato con ogni inquilino e per la scelta di investire su palazzi certificati Minergie-P, con attenzione a tecnologia, efficienza energetica e domotica, «per rendere il più possibile confortevole e smart la permanenza dei nostri inquilini». In futuro, Cossutti ritiene che «sarà utile incrementare ulteriormente l’uso della domotica, per esempio sviluppando un’unica applicazione che integri tutti i sistemi ed impianti degli appartamenti, dalla gestione delle luci e temperatura dei locali fino alle colonnine di ricarica». Un uso dell’AI, dunque, per una gestione sempre più intelligente ed efficiente.
Per Daldini, i compiti delegabili all’AI sono «l’identificare tendenze e prevedere l’evoluzione dei prezzi immobiliari, consentendo di prendere decisioni più informate” e “l’ottimizzazione dei processi gestionali, con sistemi intelligenti aiutano a organizzare appuntamenti, filtrare richieste e gestire portafogli immobiliari in modo più efficiente e quelli relativi a chatbox automatizzate per annunci, newsletter e altre comunicazioni». Lucibello aggiunge di vedere sicure prospettive nella automatizzazione di vari compiti per la gestione degli immobili.
Riassumendo, le potenzialità ci sono ma il nostro cantone pare non essere all’avanguardia nella loro implementazione. Quali possibilità di studio ci sono? «Per noi di SSIC non è un argomento prioritario», precisa Farinelli, secondo cui l’innovazione deve prima passare la per digitalizzazione, non ancora del tutto compiuta nelle aziende di costruzione. «SVIT Ticino sta pianificando corsi e workshop sull’intelligenza artificiale, anche in risposta alla crescente richiesta dei propri affiliati. Nell 2025 partirà un gruppo di lavoro dedicato alla digitalizzazione che includerà anche l’AI. Questo gruppo definirà come integrare l’AI nei processi aziendali e come formare i professionisti per utilizzarla al meglio», aggiunge Daldini.
In ambito universitario, l’Accademia di Architettura, sottolinea Gilad, ha organizzato di recente il simposio Future of Construction, da cui è rimasto affascinato. «L’Accademia sta facendo dei passi importanti approcciando al tema da un punto di vista umanistico, ad esempio cercando di capire come si può migliorare la propria efficienza, come si possono ritrovare e reintrodurre la terra o il legno come materiali di lavoro. Si sta riflettendo su come integrare l’intelligenza artificiale nel percorso accademico», sia introducendola nei corsi già presenti sia con altri ad hoc. «C’è sempre uno sguardo critico, perché non vogliamo sostituire il nostro ruolo con una macchina. Va precisato che i giovani conoscono questi strumenti già molto bene».

Andrea Bellomo di New Trends, che si occupa soprattutto di marketing immobiliare, riassume che «a livello testuale l’AI applicata all’immobiliare è già uno strumento molto utilizzato, mentre a livello visivo c’è ancora molto da lavorare, almeno per l’utente non esperto». Nonostante creda che siamo agli inizi di una rivoluzione, sottolinea un concetto fondamentale: l’AI non può e non deve sostituire la creatività, l’abilità di giudizio ed il senso etico che può derivare solo dall’esperienza umana. «Sono strumenti molto validi per risparmiare tempo per quanto concerne la ricerca e selezione di informazioni, le quali vanno però sempre validate dalle persone. I CRM usati dagli immobiliaristi permettono, ad esempio, di produrre testi descrittivi di oggetti immobiliari partendo da prompt e parole chiave, ma vanno controllati». Fa notare poi come vi sia un ritardo nell’adozione di queste nuove tecnologie: «Il target del settore immobiliare è un settore più conservatore rispetto ad altri, non essendo composto da giovani per motivi soprattutto economici, i quali invece sono i maggiori conoscitori dell’AI»; sottolinea dunque un “gap” tra tecnologia esistente e la relativa adozione.
Se non può, al momento, e non deve sostituire la creatività, l’AI può essere però di grande supporto per l’architettura. Non ha dubbi Huber: «Sta diventando un compagno di viaggio importantissimo e i campi di applicazioni sono tanti, il primo è quello dell’aiuto nei lavori di routine ripetitivi ma tra poco riceveremo un importante sostegno in altri che fino ad oggi pensavamo fossero di appannaggio delle nostre menti, come l’elaborazione delle formule matematiche: basta esprimere un concetto e AI te la trasforma in una formula che funziona, oppure quale “collega virtuale“ a cui chiedere consiglio in caso di dubbio oppure semplicemente nella stesura dei verbali. Faciliterà enormemente il lavoro di chi avrà capito la sua portata. Ma mi chiedo e vi chiedo: Come regoleremo in futuro lo sviluppo della AI, chi si occuperà dei problemi etici ai quali ben presto verremo confrontati e da ultimo come faremo ad inserire un bottone rosso che possa fermare l’AI nel caso perdessimo il controllo?».