Erano gli anni ’60, però l’età non era ancora quella della patente, anche se i sogni, per contro, erano tanti e uno di questi, che aleggiava con insistenza era la Jaguar E-Type, un’auto che per la casa inglese ha rappresentato un progetto rivoluzionario, ovvero un’auto sportiva con caratteristiche tecniche ed estetiche che facevano girare la testa, proprio come quando vedi passare una diva con un incedere ed un abbigliamento da sballo e di conseguenza in modo furtivo ti giri per coglierne in un battito di ciglia le splendide fattezze. La E-Type hanno smesso di produrla nel 1975, così il sogno è diventato un’icona da incorniciare. Tuttavia l’amore per una casa come la Jaguar, che ha prodotto sempre auto di grande signorilità, basti pensare che nel 1960 dopo aver acquisito il marchio Daimler è diventata uno dei principali fornitori della Casa Reale inglese, l’amore dicevo, è rimasto intatto. Un amore che, una volta diciottenne e con la patente di guida in tasca, mi ha portato a fare una piccola pazzia con l’acquisto di una berlina d’occasione, la Jaguar Mk II 3.8. Era bellissima, di colore grigio, con all’interno le sedute in pelle azzurra e soprattutto con i cerchioni a raggi! I tempi sono cambiati, ma la nostalgia per quell’auto dall’aspetto così aristocratico è rimasta intatta. Oggi eccomi a provare, grazie all’amico Gabriele Gardel, che per raggiungere St. Moritz in occasione del Gourmet Festival ha messo a disposizione di Ticino Welcome per alcuni giorni il più recente modello Jaguar, la E-Pace, un’auto con caratteristiche tecniche ed estetiche che interpretano le esigenze e i desideri di una clientela moderna. La vettura è un SUV compatto che comunque ruggisce come tutte le Jaguar e allora il piacere di guida è notevole. Per un non tecnico come me che dà importanza soprattutto alle sensazioni e alle emozioni che riesce a sprigionare un’auto, la E-Pace mi ha colpito per la sua eleganza e comodità all’interno e per le sue eccellenti prestazioni anche su strade invernali, merito della trasmissione integrale di questo modello con cambio automatico e con carburante diesel, che tuttavia non rinuncia, con i suoi 1999 cc, a quel grande mito che ha sempre affascinato l’uomo che è la velocità, non sempre possibile da testare a causa dei limiti imposti sulle nostre strade, ma che comunque sono riuscito a percepire con chiarezza e con la massima affidabilità, in un paio di sorpassi di cui uno in salita. L’equipaggiamento interno, esterno, tecnologico e di sicurezza è di alta gamma, ciò che ti fa apprezzare e amare questa vettura, il cui vezzeggiativo durante la fase di sviluppo era “cucciolo” e che io potrei definire come la nipotina frizzante di quella MK II 3.8 che oggi, come una bella signora, dà sfoggio della sua avvenenza durante le sfilate “Oldtimer”.