Come nasce il tuo amore per il vino?
«Sono cresciuta in una famiglia che ha la cultura e la passione per il vino; entrambe le famiglie dei miei nonni, infatti, lo producevano, e da quando sono piccola non ho un ricordo di un pranzo o di una cena senza quest’ultimo sulla nostra tavola. A segnarmi però è stata una delle prime degustazioni a cui ho partecipato, mi chiedevo perché qualcosa poteva piacermi, e qualcosa no. In quel momento ho deciso di iscrivermi al corso per diventare sommelier, che ho terminato nel 2017. Da una semplice curiosità e passione, è diventato alla fine il mio lavoro».
Come si consiglia un buon vino?
«La prima cosa è capire le preferenze di chi hai davanti, ovvero individuare la loro tipologia. Io attualmente lavoro al ristorante META a Paradiso, per me è fondamentale trovare l’abbinamento perfetto tra i piatti che andiamo a servire e le esigenze del cliente. Grazie alla professionalità e partecipazione dello chef Luca Bellanca e di tutto il team, è davvero stimolante studiare il menù e i diversi accostamenti. Mi piace ad esempio proporre vini del luogo, che incuriosiscono i turisti ma anche il cliente abituale, ci sono molte piccole cantine che magari non si conoscono. È stimolante trovare “l’accoppiata perfetta”, perché può trasformare una semplice cena, in una vera e propria esperienza».
Come si trova una donna in un mondo prevalentemente maschile?
«Sì è vero, spesso si associa la figura del sommelier a quella di un uomo, ma bisogna dire che ora sono sempre di più le donne che intraprendono questa strada. Capita raramente, ma per alcuni clienti, la figura di una giovane sommelier è ancora difficile da capire e accettare, ma sta a noi far comprendere a chi abbiamo davanti le nostre capacità e competenze, riuscendo a stupire le persone in positivo».
Che esperienza è stata partecipare ai campionati per la scelta del miglior sommelier svizzero?
«È stata un’avventura molto interessante. La cosa bella, al di là del concorso per il quale comunque serve una preparazione di anni che tocca svariati ambiti, è stata poter conoscere tante persone che fanno il tuo stesso lavoro e in diverse zone della Svizzera. La parte più interessante è quindi il confronto che puoi avere con i tuoi colleghi, in un vero e proprio scambio di passioni ed informazioni. È sicuramente un percorso che mi ha fatta crescere e che ripercorrerei».
Quali sono le caratteristiche che deve avere un buon sommelier?
«Non fermarsi mai, è un mondo talmente vasto che non si finisce mai di imparare. Bisogna essere curiosi, cercare stimoli, partecipare a degustazioni ed eventi per poter continuare ad assaggiare. Leggere è anche un’attività fondamentale, concentrandosi su riviste e libri dedicati. Ci vuole concentrazione e passione, specialmente per quanto riguarda l’abbinamento con i piatti e l’interazione con i clienti».
Qual è il tuo vino ideale?
«Io dico sempre che non ho un vino preferito, ma di ogni categoria ne ho una tipologia che preferisco. Se si parla di bollicine ad esempio, io sono innamoratissima dello champagne, ma anche qui è un mondo vastissimo, magari scopri anche dei piccoli produttori che propongono diverse etichette molto interessanti. Per quanto riguarda i bianchi, ho una zona di preferenza, ovvero la Loira della Francia e il Piemonte per quanto riguarda i rossi, ma è un mondo che non finisce mai di sorprendermi, chissà che domani le mie preferenze non ricadano su qualcosa di diverso».
Ristorante META