Mattia Bottani, già nell’ultimo atto del 2016, lo storico numero 10 era presente. Mattia, un vero e proprio record…
«Direi che è un sogno “irrealizzabile” che si è avverato. Sono cresciuto a Pregassona, a 500 metri dallo stadio di Cornaredo, e già fantasticavo con un futuro ricco di emozioni nel calcio. Ho iniziato a 5 anni nei pulcini del Rapid, poi il passaggio al Football Club Lugano è stato naturale, anche perché sono strettamente legato alla mia città, che amo da sempre oltre il pallone».
La tua carriera è costellata da oltre 300 partite in maglia bianconera, con un’unica parentesi a Wil nel corso della stagione 2016/2017. Qual è stato il motivo della tua partenza?
«La finale persa nel 2016 contro lo Zurigo, condizionata dal rigore che mi aveva parato Faivre sullo 0-0, è stata sicuramente il momento più doloroso della mia carriera, unitamente alle tre operazioni alla caviglia che avevano compromesso il mio 2018. Quando sbagli un gol così “pesante”, vedi e rivedi la scena all’infinito, ti fai mille domande senza risposte, sei distrutto. Partire dalla mia città per Wil mi ha aiutato a reagire».
La conquista della Coppa Svizzera 2022 contro il San Gallo, con quell’urlo liberatorio alla Tardelli sulla tua rete della sicurezza, è stata la svolta…
«Il 3-1 è stato un gol molto bello anche per l’azione che si è sviluppata dalla difesa in soli tre passaggi. Il trofeo, a quel punto, era nostro! Il 4-1 di Haile-Selassie è poi stato la classica ciliegina. Un successo che ha spazzato via il senso di colpa che mi aveva afflitto per anni e che sognavo di riscattare proprio in quel modo. Sono emozioni che non hanno prezzo».
E pensare che a gennaio di quel 2022 trionfale potevi passare al Sion…
«L’offerta del presidente vallesano Christian Constantin era praticamente irrinunciabile, i soldi che avrei guadagnato erano davvero tanti. Il conto aperto con la coppa ha avuto un peso importante nella mia scelta, anche perché avrebbe comportato un cambiamento impegnativo per i miei figli. Nel frattempo, è arrivata anche Clea (che oggi ha 1 anno) a completare la “squadra” insieme a Soleil (4), Lionel (5) e Christian (10)».
I nomi dei maschietti, che crescono entrambi nel FC Lugano, collegano gli appassionati alle divinità del calcio contemporaneo, Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Un caso?
«Solo per il fuoriclasse argentino, da sempre il mio idolo. Al di là dei trionfi e dei riconoscimenti che ha conquistato nella sua straordinaria carriera, impressiona la sua capacità di pensare e fare cose molto complicate in maniera semplice e spontanea. Chi tratta la palla ogni giorno sul campo, capisce chi è Messi. Geniale. Il mio legame con il numero 10, che porto da sempre nel Lugano, è rafforzato da questa ammirazione per Lionel».
Un’altra figura straniera, un tecnico ammirato a livello internazionale, ha stimolato la tua crescita: Zdenek Zeman…
«È stata sicuramente una fortuna per me e i miei compagni poter affrontare il ritorno in Super League, nel 2015, con un condottiero così quotato e sicuro. La qualità dei suoi allenamenti ci ha favorito un salto di qualità generale e la sua filosofia offensiva mi ha arricchito. Semplicemente speciale. Un merito va all’allora presidente Angelo Renzetti, che era riuscito a portarlo a Cornaredo».
Speciale anche l’attuale allenatore, Mattia Croci-Torti, ormai conosciuto in tutta la Svizzera come il “terribile Crus”. La crescita del suo Lugano è stata impressionante…
«Sono contento per lui e per il Ticino, fa sempre piacere lavorare in un contesto familiare, anche se ritengo che la rosa a disposizione è completa e di valore. Oltre a trasmetterti una motivazione straordinaria, Croci-Torti ha una gestione strategica del gruppo, facilitata dai cinque cambi introdotti dopo il COVID. Ogni giocatore è consapevole che deve farsi trovare pronto, perché in ogni momento ha la sua “chance”, da titolare o da subentrante, di essere schierato e aiutare la squadra. Apprezzo pure il sistema offensivo del “Crus”, con il quale ho un dialogo aperto riguardo alle mie condizioni fisiche, che hanno frenato il mio stato di forma in più occasioni. Trova sempre la carica per motivare me e tutta la squadra».
La nuova proprietà americana, che fa capo a Joe Mansueto, ha facilitato l’evoluzione di un club che oggi si attesta fra i migliori in Svizzera con una presenza nelle competizioni europee ormai costante…
«Non solo la rosa si è allargata con giocatori di classe del curriculum di Renato Steffen o di uomini di esperienza come Jonathan Sabbatini, gestiti sul campo e fuori con grande professionalità. I progressi sono spesso costituiti dai dettagli, l’intera impostazione societaria ha avuto un ruolo importante non solo nell’ampliamento qualitativo della rosa, ma pure per le persone che lavorano attorno al club. Come calciatori del Lugano siamo entrati in una dimensione globale grazie a un’alimentazione curata, una comunicazione più ampia e una struttura allargata che facilitano il nostro ruolo sul campo».
Il noto imprenditore dell’Illinois ha voltato pagina grazie a una notevole forza economica…
«La presenza di Joe Mansueto la percepiamo soprattutto attraverso l’organizzazione che ha istituito a Lugano dal 2021. La sua visione è delineata anche nei reparti che il pubblico non può percepire attraverso l’atmosfera puramente sportiva che vive allo stadio. Ho avuto la fortuna di incontrarlo casualmente proprio allo stadio, mentre stava pranzando. L’impressione che mi ero fatto dai suoi contatti in videoconferenza con la squadra e la stampa è stata confermata. Joe Mansueto è una persona cordiale e propositiva, che mi ha messo subito a mio agio. Del resto, sono onorato che i suoi Chicago Fire avevano chiesto il mio trasferimento in Major League Soccer. Anche (e soprattutto) in questo caso aveva prevalso la priorità per la famiglia».
La realtà all’estero rimane soprattutto la tua prima partecipazione all’Europa League 2017/2018…
«Un altro momento indelebile. L’impatto con la cornice della competizione, gli stadi, i funzionari dell’UEFA, l’organizzazione e l’ambiente, è stato altrettanto emozionante quanto la presenza in campo per sei sfide di alto livello. Mi spiace che abbiamo mancato per un soffio il passaggio del turno, conquistando comunque tre vittorie prestigiose. Spero di poter giocare nuovamente in una coppa europea nel nuovo stadio di Lugano, che tutti aspettiamo con trepidazione di inaugurare nel 2026».
Euro 2024, la nuova sfida di Murat Yakin
Murat Yakin è entrato in carica il 9 agosto 2021, conquistando l’accesso a un Mondiale e a un Europeo alla sua prima esperienza alla guida della Nazionale. «Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati», sottolinea il CT della Svizzera. «Questo mi rende felice e orgoglioso. C’è stata una flessione durante le qualificazioni a Euro 2024, anche se sappiamo cosa dobbiamo migliorare. Negli ultimi mesi abbiamo lavorato duramente e siamo pronti per affrontare l’Ungheria al debutto». Scozia e Germania sono gli altri due avversari del nostro gruppo di Colonia e Francoforte. Serve una grande prestazione di squadra: «È un girone molto forte, i tedeschi sono favoriti in quanto padroni casa. Oltretutto è un gruppo molto equilibrato, in cui ognuno è in grado di battere qualsiasi avversario. Il nostro primo obiettivo è quello di qualificarci alla seconda fase di questo Europeo vicino a casa nostra, poi valuteremo di partita in partita». Fra la settantina di giocatori convocati in tre anni di mandato, il selezionatore rossocrociato si affidato anche a Renato Steffen, Uran Bislimi e Mattia Bottani del Lugano: «Hanno avuto un ruolo importante nella crescita dei bianconeri. Non solo per la loro presenza in campo, ma perché sanno assumersi la responsabilità del gioco». Giorgio Contini (suo vice), Patrick Foletti (allenatore dei portieri) e Pierluigi Tami (direttore delle squadre nazionali). Il nuovo team di Murat Yakin parla italiano. «Capisco sempre meglio la vostra lingua, anche se per me parlarla è un po’ più difficile. Posso comunque ordinare senza problemi una bottiglia di buon vino in italiano senza problemi». Mattia Bottani spera di stapparla lo champagne da tifoso: «Seguirò Euro 2024 con i miei figli e auguro il meglio a quei compagni che ho avuto modo di conoscere personalmente in un ritiro per me carico di emozione. Yakin è un allenatore che ha già valorizzato diversi giovani anche a livello internazionale e la sua Svizzera ha i mezzi per sorprendere ancora».