Lukas Britschgi, come è iniziata la tua avventura sui pattini?
«Tutto è cominciato grazie a mia mamma Gabi. Faceva danza su ghiaccio per passione e teneva dei corsi per bambini. Per non lasciarci a casa, portava con sé me e mio fratello Pascal. Così, quasi per gioco, ho messo i pattini ai piedi. All’esordio non mi interessavano tecnica o esercizi, ma la velocità. Giocare sul ghiaccio, correre, scivolare: mi sentivo libero e scattante, e questo mi ha subito conquistato. In seguito, anche la parte tecnica ha iniziato ad appassionarmi. Ancora oggi quella sensazione di sfiorare il ghiaccio con poco slancio resta il momento che amo di più».
Hai praticato altri sport in gioventù?
«Mi divertivo a giocare a calcio con gli amici nel nostro quartiere, dove avevamo anche un piccolo club locale. Se ricordo bene, ero centrocampista: avevo una buona resistenza. Ma non sono mai entrato in una squadra vera».
Quella medaglia d’oro a Tallinn ha modificato il tuo modo di vederti?
«In un certo senso sì, adesso ho il titolo di campione europeo, e non sono in molti a poterlo dire. Ma nella vita di tutti i giorni è cambiato poco. La pressione però è aumentata. La gente si aspetta da me prestazioni sempre all’altezza, sono più esposto, anche alle critiche. Ma cerco di restare calmo e non farmi condizionare. È importante continuare a pattinare per me stesso».
Come ha reagito la tua famiglia dopo il titolo europeo?
«A dire il vero, nessuno dei miei sapeva cosa dire, una sorta di shock. Ero ottavo dopo il corto, non ci si aspettava una rimonta del genere. Io speravo nella medaglia, ma per loro è stata una sorpresa totale. Ricordo tante lacrime, ma poche parole».
In Svizzera, un oro nel pattinaggio artistico è un evento storico…
«Davvero insperato, un risultato pazzesco. A Zurigo, al mio ritorno, c’era una festa con 300 persone. La prima volta nella mia vita con sei o sette telecamere puntate addosso. Sono stato ospite in TV, intervistato da tutti i principali media. Il pattinaggio non è popolarissimo da noi, eppure quella medaglia preziosa ha smosso qualcosa. Certo, non è come per i trionfi ai Mondiali di sci, ma è stato molto più di quanto pensassi».
Dove sei stato in vacanza?
«Dopo i Mondiali di fine marzo a Boston ho staccato la spina. Sentivo il bisogno di prendermi un vero momento per me, lontano da tutto, per rigenerarmi. Così sono partito per l’America Latina. Era da tempo che sognavo questo viaggio. Ho sempre desiderato conoscere la Colombia, una meta che mi affascinava: natura selvaggia, città vibranti, gente calorosa. Ci sono andato con Cédric, il mio migliore amico. Abbiamo organizzato tutto insieme, zaino in spalla e voglia di scoprire. Anche in vacanza ho continuato con gli esercizi a secco: stretching, ginnastica, lavoro mirato per rinforzare il ginocchio. Il corpo resta il mio strumento di lavoro, sempre».
Quando ricomincerai in pista?
«Riprenderò gradualmente dopo le vacanze. Le prime settimane saranno tranquille, anche perché non posso ancora saltare. Tornerò sul ghiaccio lavorando alle coreografie per la prossima stagione, sia per il programma corto che per il libero. Entrambi vanno costruiti da zero. L’estate scorsa ho avuto seri problemi alle ginocchia, praticamente non mi sono allenato. Facevo tre giorni sul ghiaccio, poi dovevo fermarmi per il weekend. Continuare così era impossibile. Ora che ho il titolo di campione europeo, la gente si aspetta di più da me e voglio lavorare duramente per essere un pattinatore ancora più artistico».
Dove ti preparerai quest’estate?
«Normalmente mi alleno a Oberstdorf, dove vivo. È un posto splendido, immerso nelle montagne. Abbiamo un centro olimpico eccellente e mi preparo lì praticamente sempre. Ma quest’anno l’impianto di raffreddamento del ghiaccio è in ristrutturazione, quindi sarò in Finlandia, in Svezia e in Belgio a pattinare. Con il mio allenatore Michael Huth riprenderò in Germania: Oberstdorf resta il nostro quartier generale».
Come descriveresti il tuo modo di pattinare?
«Credo di avere uno stile personale. Non sono il più elegante, né il più pulito, ma cerco sempre di coinvolgere il pubblico. Mi piace trasmettere emozioni, più che cercare la perfezione. Ho le spalle larghe, le mani magari non bellissime, ma punto a offrire al pubblico qualcosa che resti».
Qual è il tuo obiettivo per le Olimpiadi 2026?
«Il sogno è un diploma olimpico, quindi entrare nei primi otto. L’anno scorso sono arrivato sesto ai Mondiali, quindi so che è possibile. Puntare più in alto mi sembra ancora irrealistico. Non è un sogno, ma un obiettivo concreto».
Nel 2029 la Svizzera ospiterà i World Winter Games di Special Olympics. Potresti immaginarti come testimonial per la futura squadra svizzera di pattinaggio artistico?
«I World Winter Games sono un evento straordinario. Offrono un’opportunità unica ad atleti con disabilità cognitiva che non possono partecipare ai Giochi paralimpici. Essere ambasciatore di un progetto del genere sarebbe sicuramente un grande onore. Sostenere persone che affrontano sfide diverse è qualcosa che sento profondamente. Non ho ancora ricevuto una proposta in questo senso, ma se potessi davvero essere utile, soprattutto con i Giochi Mondiali in casa, ci penserei molto volentieri».
Hai un legame speciale con il Ticino?
«Sì, solo esperienze positive. Ci sono stato spesso, sia per gare di pattinaggio sia per il piacere di trascorrere del tempo libero. Ad Ascona, ad esempio, ci sono stato in vacanza e mi è rimasta nel cuore. Per me vivete nella parte più bella della Svizzera: natura splendida, atmosfera rilassata, una vera gioia tornarci ogni volta. Non ho legami familiari o professionali diretti con il Ticino, ma i ricordi ci sono, e sono legati soprattutto a momenti sereni».
Lukas Britschgi e quel sogno irrealistico…realizzato
A Tallinn, il 1° febbraio 2025, Lukas Britschgi ha compiuto l’impossibile. Ottavo dopo il programma corto, senza nulla da perdere, è sceso sul ghiaccio della «Tondiraba Ice Hall» con un’unica missione: dare tutto. Senza pressioni, con la serenità di chi pattina solo per sé stesso, Lukas ha realizzato un programma libero quasi perfetto. «Non era mai stato un mio sogno, sembrava irrealistico. Eppure ho ottenuto qualcosa che non avevo nemmeno osato immaginare», confessa l’atleta nato a Sciaffusa il 17 febbraio 1998 sotto il segno dell’Acquario.
Tesserato con l’Eislauf-Club Zürich, Britschgi si è distinto negli anni per la sua espressività, la sua costanza e la capacità di emozionare anche senza effetti speciali. Con quell’oro ha riportato in Svizzera un titolo che mancava da ben 78 anni.
Guidato dall’allenatore Michael Huth (lo stesso che ha accompagnato ai vertici atleti del calibro di Tomas Verner e Carolina Kostner), Lukas vantava già un palmarès di tutto rispetto con un bronzo europeo nel 2023, un sesto posto ai Mondiali 2024, seguito poi da un 12° posto nell’edizione 2025 di Boston. Nel 2022 ha rappresentato la Svizzera alle Olimpiadi invernali di Pechino, chiudendo al 23° posto. In Estonia ha scritto una delle pagine più luminose dello sport elvetico recente, dimostrando che anche i sogni più impossibili, un giorno, possono realizzarsi.