La ticinese Elisabetta Treggiari di IBC è partita da una consapevolezza: nella moda, nel design e in molti altri ambiti spesso vengono utilizzate opere d’arte presenti in vari musei; tele, disegni, loghi e nomi sono riprodotti per le stampe e la progettazione di capsule collection. In svariati progetti di partnership tra diverse realtà, c’è un mondo fatto di diritti d’uso, licenze e di un lavoro che cura e gestisce proprio questo aspetto; ecco che dietro ad abiti, ombrelli, orologi, profumi o altro, l’uso di immagini celebri deve essere coordinato nel rispetto di alcune norme.

Il suo è un lavoro poco conosciuto: in cosa consiste?

«Il licensing è una strategia di impresa per la proprietà di un brand che vuole aumentarne la notorietà e la diffusione. Dall’altro lato è un’ottima strategia per un’azienda che vuole farsi conoscere e accelerare il successo delle sue collezioni. Il licensing si può usare anche tatticamente per dare una connotazione immediatamente riconoscibile a una capsule o per raggiungere e testare target nuovi. Queste licenze vengono chiamate anche partnership o collab».

In quali segmenti opera? 

«Si può applicare a qualunque brand o elemento di notorietà che sia connotante e registrato dal suo proprietario o inventore. Penso a CocaCola, ai Brand delle squadre di calcio, a tutte le maison che lo utilizzano per i loro profumi, per le loro calzature e per tutti quei prodotti che non fanno parte del loro know-how. Con questo tipo di partnership la proprietà affida il proprio brand ad un’azienda specializzata in quel settore per portare avanti il progetto di una nuova linea. L’azienda, grazie alla notorietà del brand, avrà la possibilità di aumentare il suo successo e la sua notorietà e riconoscerà alla proprietà delle royalties.

Come nascono le partnership?

«Può essere l’azienda che ci chiede la ricerca di un progetto strategico per una loro nuova collezione, oppure il dentatore dei diritti che ci chiede di sviluppare un progetto di brand extension. Qui subentra l’importanza del nostro lavoro, che deve portare a identificare fino a quali prodotti ci si può ampliare senza perdere l’identità del proprio brand e quali siano le aziende giuste per la partnership». 

Qualche progetto realizzato o in corso d’opera? 

«Il nostro progetto che sta attualmente riscuotendo il maggior successo e di più ampio respiro in tutto il mondo è quello per il Getty Museum. Abbiamo realizzando una serie di licenze e collab per collezioni ispirate ai suoi capolavori. Siamo stati tra i primi a intraprendere questa strada, felici di vedere il successo di queste partnership che portano la cultura e la bellezza dell’arte nella vita delle persone e sono distribuite in tutto il mondo: le borse in ecopelle stampata, la home fragrances dedicata agli Iris di van Gogh e quella ai profumi del giardino della villa romana di Malibù, le sciarpe in lane pregiate, i foulard in seta, gli ombrelli a doppio telo con l’impugnatura in argento, le stilografiche in oro rosa, orologi e tanti altri prodotti esclusivi. Abbiamo iniziato anche un nuovo progetto dedicato al Codice Atlantico e ai disegni di Leonardo da Vinci per la Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Un patrimonio culturale di valore inestimabile che comprende i disegni delle sue macchine, i disegni di tutte le figure geometriche immaginabili, i famosi nodi vinciani e soprattutto la sua firma autentica che oggi è un marchio registrato: è appena stata lanciata in esclusiva nel mercato cinese una collezione molto raffinata realizzata da Jack&Jones che sta avendo grandissimo successo».