Curata da Marianne Mathieu – storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi – la mostra promossa dal Comune di Milano segue il progetto museologico ed espositivo dei Musei del mondo a Palazzo Reale, nato con l’intento di far conoscere le collezioni e la storia dei più importanti musei internazionali.
La Passeggiata ad Argenteuil, Charing Cross, Le Ninfe, il Parlamento. Riflessi sul Tamigi e tante, tante opere che provengono dalla sua collezione privata, quella che l’artista per tutta la vita ha custodito gelosamente nella sua abitazione di Giverny e dalla quale non si separò mai.
Con questo percorso espositivo di 53 opere, la curatrice cerca di ripercorrere l’intera parabola artistica di questo grande pittore francese, grazie a un impianto cronologico che ne restituisca la grandezza, come grande protagonista del mondo dell’arte, a cavallo tra ottocento e novecento. Il cerchio si chiude infatti con Le rose, l’opera dipinta a cavallo fra il 1925 e il 1926, che rappresenta non soltanto l’ultima fatica dell’artista, ma anche un prestito straordinario, che ben si offre anche per raccontare l’enorme difficoltà con cui, specialmente in questo biennio, si riesce a far passare opere di tale valore da un Paese all’altro.
Suddivisa in 7 sezioni, la mostra curata da Marianne Mathieu, porta alla scoperta delle opere chiave dell’artista, che furono opere chiave di tutto il movimento Impressionista, con le sue tipiche riflessioni sul tema della luce.
Ecco il senso di un percorso cronologico allora, che parte dai primissimi lavori con la potente e sovversiva scelta di dipingere en plein air, quasi sempre opere di piccolo formato, fino ai paesaggi rurali urbani di Londra, Parigi e delle sue tante dimore. “È il mondo di Monet, con le sue corpose ma delicatissime pennellate, con quella luce talvolta fioca e talvolta accecante che ha reso celebri i suoi capolavori. Verdeggianti salici piangenti, onirici viali di rose, solitari ponticelli giapponesi, monumentali ninfe, glicini dai colori evanescenti e una natura ritratta in ogni sua sorgente attimo”.
La mostra è anche l’occasione per ripercorrere la storia del Musée Marmottan Monet di Parigi, che possiede il più grande gruppo al mondo di opere dell’artista, frutto di una generosissima donazione da parte di Michel, il figlio del pittore, che nel 1966 donerà la sua collezione perché venga raccolta in un museo, che prenderà poi il suo nome.