Questi le prospettive esaminate e riassunte dall’“Art Basel & UBS Art Market Report 2025”, la più autorevole pubblicazione di settore, e realizzato in collaborazione con UBS. Coordinato dallo studio Art Economics della Dr. Clare McAndrew, docente all’Università di Zurigo per l’Executive Master in Art Market Studies, anche quest’anno l’”Art Basel & UBS Art Market Report 2025” propone una analisi dettagliata dei dati raccolti nell’anno appena terminato.

Nel 2024 il mercato globale dell’arte ha vissuto una trasformazione profonda, caratterizzata da dinamiche contraddittorie ma che rivelano la apertura ad un pubblico più ampio, ed una transizione verso un ecosistema merceologico più diversificato e inclusivo.

La crescita nei segmenti accessibili e la resilienza delle gallerie più piccole anticipano nuove dinamiche e opportunità ad una impostazione positiva del settore: per i professionisti, gli investitori ed anche per i semplici appassionati.

Passiamo in veloce rassegna le sintesi proposte dagli esperti coordinati dalla Dr. Clare McAndrew, ricordando che tutti valori sono da intendersi in dollari.

Nei dodici mesi appena conclusi le vendite hanno registrato una contrazione del 12%, attestandosi a 57,5 miliardi, segnando un declino per il secondo anno consecutivo, dopo la ripresa post-pandemica del 2021-2022.

Tale premessa va tuttavia interpretata in un contesto più ampio.

Il numero totale delle transazioni è infatti cresciuto del 3%, attestandosi a quota 40,5 milioni.

Questo segnala che il mercato si sta orientando a segmenti più accessibili, affrancandosi dalla tradizionale concentrazione nel settore ultra-luxury.

Ed è proprio l’apertura a fasce di prezzo “popolari” a rappresentare la evoluzione più significativa dell’anno appena concluso.

Ma ancora: le vendite private delle case d’asta hanno registrato una crescita del 14%, mentre le aste pubbliche hanno avuto una flessione del 25%.

Questo spostamento verso le trattative private probabilmente riflette una ricerca di discrezione da parte dei collezionisti di fascia alta nell’attuale contesto internazionale marcato da inquietudini geopolitiche.

Le gallerie hanno mantenuto il 59% delle vendite totali in termini di valore, confermando il loro ruolo centrale.

Gli Stati Uniti hanno consolidato la leadership mondiale con il 43% delle vendite globali (24,8 miliardi), nonostante un calo del 9%.

Il Regno Unito ha riconquistato la seconda posizione con 10,4 miliardi (-5%).

Per contro la Cina ha registrato una significativa flessione, scivolando al terzo posto con un meno 31%, a 8,4 miliardi, il livello più basso dal 2009.

Questo declino riflette le difficoltà economiche strutturali cinesi, probabilmente innescate dalla crisi immobiliare del mercato domestico.

Portandoci nel vecchio continente, i mercati mostrano performance negative: la Francia ha mantenuto la quarta posizione con 4,2 miliardi (-10%), mentre Germania, Svizzera e Italia hanno registrato contrazioni che portano le vendite UE a 8,3 miliardi (-8%).

Le vendite online hanno totalizzato 10,5 miliardi, restando del 76% superiori ai livelli pre-pandemia, nonostante il calo dell’11%.

La quota dell’e-commerce si è stabilizzata al 18% del mercato totale.

Significativo è che il 99% delle transazioni online riguardi prezzi sotto i 50.000 dollari, confermando come le produzioni digitali comunque contribuiscono anche a rendere l’arte più accessibile.

Il mercato degli NFT ha totalizzato solo 213 milioni, in calo dai 613 milioni del 2023, sottolineando l’attuale pausa riflessiva delle quotazioni.

Il settore delle gallerie ha invece mostrato una forte polarizzazione.

Le piccole realtà sono cresciute del 17% per il secondo anno consecutivo, mentre quelle di alta gamma sono calate del 9%.

Questa suddivisione, lo abbiamo ricordato in apertura, riflette un mercato che si sta aprendo a nuovi segmenti, con le gallerie più dinamiche nell’intercettare una domanda in crescita.

Le gallerie infatti hanno attratto il 44% dei nuovi acquirenti, confermando l’interesse di nuovi collezionisti.

Anche la rappresentanza femminile tra gli artisti ha raggiunto il 41%, segnalando una maggiore attenzione verso nuove produzioni.

Le case d’asta nel 2024 hanno invece registrato vendite in calo del 25%, in particolare del 39% per le opere oltre i 10 milioni.

Anche il segmento ultra-high-end è diminuito del 45%.

Parimenti, il mercato sotto i 5.000 dollari si è confermato positivo, crescendo del 7% nei valori e del 13% nelle transazioni, specie grazie a prezzi accessibili a una clientela non elitaria.

L’arte post-bellica e contemporanea, pur mantenendo il 52% del mercato d’asta, per il terzo anno consecutivo inoltre ha segnato un calo del 28%, scendendo a 4,6 miliardi dal picco di 8,5 miliardi del 2021.

I settori tradizionali, invece, hanno mostrato oscillazioni di prezzo più difensive.

Le previsioni per il 2025 evidenziano un cauto ottimismo: solo il 33% delle gallerie si aspetta una progressione, in calo rispetto al 36% del 2023.

Gli operatori istituzionali, per intenderci: le case d’asta, invece si mostrano riflessive, con un 15% che prevede valori in crescita.

In sintesi, da un confronto tra la economia reale, le instabilità geopolitiche ed i loro rispettivi influssi sul mercato dell’arte, il report comunque sottolinea una crescita delle disponibilità economiche globali, con i mercati azionari a +20% e la ricchezza dei miliardari salita a 15,6 trilioni di dollari (15.000 miliardi).

Tuttavia, l’allocazione dell’arte nei portafogli è scesa al 15% rispetto al 24% registrato nel 2022.

Per il futuro, il trasferimento generazionale si annuncia come un’opportunità.

Con miliardari dall’età media di 66 anni, nei prossimi 20-30 anni infatti è previsto che il settore possa attrarre investimenti per 6,4 trilioni di dollari.

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Courtesy Art Basel – media department