La relazione attenta e partecipe alla società in cui vive, libera Alessandra Villasco Damiani dal complesso della pagina bianca che tormenta molti scrittori; ma con un rapporto sempre misurato e rispettoso, come nello stile del Piemonte italiano da cui proviene. La sua narrativa incoraggia il lettore a superare le apparenze e le barriere della quotidianità. Lo incammina per i sentieri del cuore, per condurlo ad un universo animato da ricordi e dettagli di vita, che finalmente affrancano i sentimenti dalle evoluzioni di un destino che inevitabilmente tutto porta al silenzio.

“Nessuna delle esperienze professionali mi ha indirizzato alla letteratura”, esordisce Alessandra Villasco Damiani   “Per me scrivere è la proiezione di una esigenza interiore. Sono sempre stata appassionata di psicologia, mi è sempre piaciuto osservare le persone, le loro relazioni, i personaggi, che nei miei romanzi preferisco descrivere con i dialoghi. Sono nata a Casale Monferrato, comune piemontese che ha la metà degli abitanti di Lugano. È nelle vicinanze di Valenza, capitale italiana della gioielleria, dove ho esordito professionalmente.

Poi il destino mi ha portato altrove. Per circa dieci anni ho lavorato alle edizioni Piemme, ora del gruppo Mondadori, e che tutti ricordiamo per successi come Il diavolo veste Prada, Il Cacciatore di Aquiloni, oppure per la collana di libri Geronimo Stilton. Sono state proprio queste attività editoriali ad incuriosirmi, e liberare quella creatività che infine mi ha portato a scrivere. Sono una sognatrice. Amo viaggiare, anche con la fantasia. La scrittura materializza le mie emozioni.

Mi scopro istintivamente attenta ad osservare le piccole cose, i fatti della vita, ai dialoghi della gente: sono tutti indizi che stimolano la mia creatività, mi ispirano. Scrivo le mie impressioni quando e dove mi capita. Appena torno a casa le annoto subito nel mio diario, per non dimenticarle, e poi le riprendo nei miei libri, riempiendone le pagine con una cascata di sensazioni, ancor prima che si trasformino in prosa”.

Cosa è per lei il processo creativo?

Significa entrare in una realtà metafisica, in un mondo parallelo che convivo con le emozioni dei miei personaggi. Come una attrice, mi commuovo, vivo in prima persona i loro sentimenti. Scrivere ora per me ora è una esigenza, non più un ricordo del mio passato nella editoria. Cogliere l’attimo e liberarlo nell’infinito di una pagina bianca è un esercizio continuo, gratificante, da condividere con i lettori.

Come ha vissuto gli eventi dell’ultimo biennio? 

Con molta difficoltà. Mi è mancato il rapporto con gli altri. Come tutti, ho dovuto interrompere il dialogo con il mondo che mi circonda ed in cui mi identifico. Confinata in casa, verso la mia famiglia ed i miei figli ho dovuto impersonare la apparenza di una normalità che invece la epidemia stava negando al mondo intero. È stata una difficile prova fisica e mentale, ma che fortunatamente non solo ho superato, ma ha anche ispirato la mia opera prima “Tulipani a colazione”, dove riassumo quel desiderio di leggerezza, la voglia di rivivere affetti, emozioni, di riprendere la memoria della nostra vita che ha angosciato la società mondiale durante il lockdown.

Cosa ha ispirato questo suo primo romanzo?

La idea è nata in un lungo viaggio in Asia. Ogni volta che salgo in aereo cerco un particolare, un dettaglio della vita della persona sconosciuta che mi ha preceduto. Così ho aperto la tasca del sedile che avevo davanti a me. Ho trovato qualcosa. Per un istante ho pensato fosse un diario. Invece era solo la copertina di un libro, con la immagine di un arcobaleno. Una traccia nel cielo, un invito visivo a fantasticare. Ho subito deciso che avrei dovuto occuparmi io di questo diario, come se il destino mi avesse convocato per dargli vita. Questo poi ha ispirato la trama. Ho intrecciato le esperienze di due donne dal vissuto inizialmente contrapposto, che poi scopriremo parallelo, e nel finale addirittura convergente. Le due protagoniste rappresentano la moltiplicazione ed attrazione di un medesimo percorso umano. Identico e parimenti speculare, che accomuna il difficile esordio nella vita adulta vissuto da entrambe, ma cui l’una reagisce con il lavoro e l’altra liberandosi dalle attenzioni materne, affinché ciascuna possa infine appropriarsi del suo destino.

Lei, che si identifica con la società, come giudica la nostra epoca, dove digitalizzazione fa rima con individualismo?

Il significato della nostra esistenza non lo troviamo da soli, ma nel rapporto con gli altri. “L’amore è il nostro vero destino”, citazione del teologo statunitense Thomas Merton, ispira e riassume la mia vita ancor prima dei miei romanzi. Dunque anche la tecnologia, anzi le applicazioni informatiche, mi appaiono come una conseguenza indotta ma non la essenza del rapporto che noi dobbiamo mantenere con le persone o nei rapporti sociali che ci identificano. Anche nell’odierna realtà digitale, ipertecnologica, quando ci troviamo a riflettere su noi stessi, come in passato scopriamo che da soli non siamo nulla. La vera gioia è compartecipare alla società in cui viviamo. Forse non tutti la pensano così. Ma è proprio questo che mi motiva a scrivere: ricordare ai lettori la autenticità ed il valore del rapporto con gli altri, suggerire quanto sia preziosa la rete fisica delle emozioni e dei sentimenti che ci avvolgono. Anche i personaggi dei miei libri esprimono questa mia relazione con la società, ma in una dimensione accresciuta dalla fantasia.

Con quali sensazioni giudica il futuro che ci attende?

Spero che le attuali incertezze possano venire presto superate. Nel tempo libero sono molto attiva nel volontariato. Credo che l’impegno di ciascuno, condividere gli sguardi di chi abbiamo vicino, tendere la mano a chi si trova in difficoltà, trasforma anche la più complicata delle realtà in un mondo migliore. Tutti possiamo collaborare fare meglio, a dare qualcosa in più: questa è la base da cui guardare il futuro. Sto terminando un nuovo libro. Sarà ambientato a Lugano, le vicende si svolgono nel nostro territorio. È un romanzo d’amore, venato da una nota di mistero che accompagna il lettore per tutta la trama. Lugano é un posto ideale per ambientare le mie opere. Il lago, mi ispira, mi attrae, emoziona. Per me tutto il territorio ticinese, e naturalmente anche la città in cui dove vivo, abbonda di luoghi suggestivi. Sono affascinata dalle culture, dal vissuto di tutti coloro che qui arrivano e convivono. Ecco perché spero che Lugano continui ad incrementare il suo potenziale artistico e culturale, già apprezzato ben oltre i confini del nostro cantone.