«In cosa consiste esattamente un brano musicale? Il compositore ci ha lasciato “solo” dei segni neri sulla carta, che possono venire eseguiti in infinite versioni. Ma tutte queste varianti sono ancora la stessa opera? Oppure ogni interpretazione è una nuova creazione? Dove si trova quella originaria? Nel manoscritto del compositore? Nella prima edizione? Nelle mani degli interpreti? O piuttosto nelle orecchie degli ascoltatori? Con i concerti di Presenza, a fine maggio a Lugano al LAC, vogliamo affrontare insieme artisticamente questa affascinante questione ontologica relativa alla musica, in particolare alla musica classica del XIX e XX secolo».

L’idea di principio di questo progetto è semplice quanto coinvolgente: proporre un nuovo modo di fruire i concerti di musica classica, ricreando la cornice originaria in cui quei brani (soprattutto del XIX e XX secolo) sono stati composti, concepiti ed eseguiti.

È innegabile che, con il passare dei secoli, il modo di ascoltare e organizzare concerti sia pian piano mutato, fino a consolidarsi a fine Ottocento in una prassi valida ancora oggi (quasi un “rituale” potremmo dire) che prevede ordine, silenzio, applausi solo in determinati momenti e una serie precisa di regole, non scritte ma rigorosamente rispettate.

Secondo Sol Gabetta, tutto ciò non è di per sé sbagliato: ma certo non è l’unico modo per ascoltare un concerto. È uno dei tanti modi possibili, diventato usuale solo molto tardi nella storia della musica. Dal punto di vista dei solisti, poi, la situazione è ancora più limitante: poca voce in capitolo nella scelta dei programmi (che vengono stabiliti soprattutto da sovrintendenti e direttori d’orchestra) e un coinvolgimento diretto solo in occasione del concerto, spesso con poche ore di prove a disposizione.

Ora Sol Gabetta ha detto basta a questa routine e ha scelto proprio Lugano e l’Orchestra della Svizzera italiana per iniziare un inedito ciclo di concerti sperimentali (per un periodo iniziale di tre anni) con cui riportare i grandi capolavori della classica alle condizioni originarie in cui sono stati ascoltati per la prima volta. Non si parla solo di strumenti d’epoca o di conoscenza delle antiche formazioni orchestrali: su questi aspetti la ricerca filologica si è già mossa da decenni. Con Presenza, Sol Gabetta, Balthazar Soulier e l’OSI vogliono piuttosto indagare tutte le dimensioni che stanno attorno a un’opera musicale. «Un concerto – sottolineano – non è solo un evento “acustico”, ma giocano un ruolo importante la dimensione visiva, sociale, teatrale, storica: tutte dimensioni che interagiscono fra loro. Vogliamo rafforzare queste interazioni e coinvolgere in ciò anche il pubblico, aiutandolo a rendersi conto che è esso stesso una parte importante del tutto, che può persino contribuire all’interpretazione degli artisti».

La duttilità dell’OSI e gli spazi multifunzionali del LAC costituiscono le premesse ideali per questo impegno. È nota l’attitudine dell’OSI a sperimentare, a innovare già da anni, prima sotto la guida di Denise Fedeli, ideatrice del progetto-festival, e ora del grigionese Christian Weidmann, che ne ha ripreso il testimone. Fondamentale il ruolo del maestro sul podio, il direttore stabile Markus Poschner, che collabora con entusiasmo al progetto, apprezzatissimo da Sol Gabetta e Balthazar Soulier. La sede del LAC promette da parte sua soluzioni creative e inedite, grazie alle molteplici opportunità offerte dalla grande Sala Teatro, dalle sale attigue, dalla stessa hall, senza dimenticare la vicinanza tra sala da concerto e museo: tutti luoghi ideali per sperimentare.

In concreto, cosa succederà? «Innanzitutto – spiega Sol Gabetta – avremo tutto il tempo necessario per le prove: giorni interi al LAC insieme all’OSI e a Markus Poschner per riflettere, modellare, creare. Siamo convinti che anche con piccoli adattamenti al tipico “rituale” e al programma di un concerto si potrà ottenere un grande effetto, sorprendendo piacevolmente il pubblico. Dal punto di vista del repertorio, con l’OSI potremo riscoprire tutta una serie di pagine del XIX secolo per violoncello, ispirate per esempio a famose arie d’opera, che oggi non vengono più suonate ma rappresentano pagine di grande valore purtroppo dimenticate». 

Tutte le proposte e gli esperimenti dovranno in ogni caso avere prima di tutto senso dal punto di vista musicale. Non è prevista invece una particolare presenza di musica contemporanea, su cui si concentrano già numerosi festival e forme di concerto sperimentali: alla coppia artistica Gabetta-Souliers interessa di più concentrarsi sulla musica del XVIII e XIX secolo, il cui contesto esecutivo in sé è andato perduto.

In queste settimane ferve il lavoro per mettere a punto il programma preciso della tre-giorni di concerti. A causa della lunga emergenza Covid l’OSI, come molte altre orchestre, ha dovuto fare di necessità virtù ed è diventata maestra nella programmazione a breve termine: un’abilità messa ora al servizio di un progetto nuovo, che può essere consultato nei suoi sviluppi in tempo reale sul sito dell’orchestra, al link www.osi.swiss/presenza