Con quale spirito è stato ideato e ha preso forma questo nuovo progetto OSI?
«L’intento è quello di disseminare l’identità dell’Orchestra della Svizzera italiana laddove certi confini sembrano ancora esistere. Parole come avvicinamento, esperienza, community, linguaggio comune sono oggi sempre più diffuse: e dunque, partendo proprio da questi punti di forza abbiamo scelto di dar vita a questo nuovo format che ha già iniziato a portare l’OSI ad incontrare il pubblico fuori dai soliti schemi, in luoghi e con modalità inedite che possano incuriosire e anche abbattere quelle barriere che a volte si creano nei confronti della musica classica».
Il primo appuntamento si è già tenuto nel corso del mese di luglio…
«È stato un grande successo. Con l’evento OSI on the top, tenutosi il 3 luglio in occasione dei50 anni di attività del Monte Tamaro, si è avuta un’esibizione itinerante del quintetto d’ottoni OSI BRASS (Sébastien Galley, Serena Basandella trombe, Zora Slokar, Vittorio Ferrari corni e Rino Ghiretti tuba) in collaborazione con lo scultore Riccardo Cordero.
I brani suonati si ispiravano all’esposizione biennale dello scultore in mostra all’Alpe Foppa fino al termine di questa stagione e sono stati eseguiti seguendo in parte il percorso artistico.
Si è trattato di un concerto molto seguito e partecipato dove, in uno scenario di incomparabile bellezza, siamo davvero riusciti a realizzare un perfetto connubio tra musica, arte e natura».
Quali sono gli altri appuntamenti previsti?
«Con il titolo Back to school il 10 ottobre presso il Centro professionale di Trevano (CPT) si aprirà invece il progetto che vuole proprio sentire la voce del nostro futuro pubblico, i ragazzi: cosa vogliono dall’OSI? Grazie ad una serie di workshop nei mesi passati in queste due scuole superiori, abbiamo trovato insieme le modalità secondo cui dovranno avvenire questi progetti.
Per molti giovani si tratterà probabilmente dalla prima occasione per avvicinarsi davvero, anche fisicamente, ad un’orchestra sinfonica, manifestando liberamente senza vincoli o schemi le loro curiosità e aspettative»
Anche le persone che lavorano sono state coinvolte in questo progetto di avvicinamento dell’OSI alla cittadinanza…
«L’idea è stata quella di aprire le porte della sala-teatro del LAC alle persone che durante il giorno sono solitamente impegnate in attività lavorative,ma anche a chi semplicemente ha piacere di capire i segreti che si nascondono dietro alla realizzazione artistica di un concerto – Behind the scenes. Due eventi sul mezzogiorno (Lunch with OSI) il 19 ottobre e il 19 aprile 2023 daranno la possibilità anche a queste persone di trasformare in una pausa musicale al LAC, dialogando con i musicisti e con il direttore Markus Poschner».
Dopo aver incontrato la scuola e chi lavora, l’orchestra va anche in discoteca…
«Si tratta certamente dell’incontro più inusuale ma anche più curioso e stimolante tra quelli compresi nel ciclo be connected: un appuntamento che non vuole in nessun modo snaturare l’identità dell’OSI ma che anzi vuole arricchire il bagaglio di esperienze a contatto con mondi e situazioni diverse da quelle consuete e più tradizionali.
Il 14 marzo, infatti, con l’evento OSI@Vanilla, si terrà un concerto alla discoteca Vanilla di Riazzino, durante il quale verrà proposta la Terza sinfonia di Čajkovskij, fuori dalla “sacralità” del LAC dove la stessa Sinfonia verrà eseguita due sere più tardi.
L’esecuzione di Čajkovskij negli appuntamenti be connected costituisce anche un ideale congiungimento col progetto Tracce, avviato la scorsa stagione per una rilettura delle opere sinfoniche del grande compositore russo sotto la direzione di Markus Poschner.
Quale è stata la risposta dell’OSI di fronte a queste innovative proposte?
«Al di là delle più positive previsioni. I professori d’orchestra e il Direttore Markus Poschner (che condivide la direzione proposta) si sono lasciati coinvolgere pienamente in questo progetto, arricchendolo anzi di ulteriori elementi e suggerimenti. A conferma del fatto che chi è abituato a fare musica ha bisogno assoluto del contatto con un pubblico sempre più vasto e diversificato, in tutti luoghi, le forme e le modalità possibili, e che il definitivo superamento della pandemia passa proprio attraverso la riscoperta di una dimensione condivisa e autenticamente partecipata del concetto di fare musica insieme».