Come e quando nasce l’Archivio del Moderno?

«Ricordo che dell’Archivio si era parlato prima ancora della sua costituzione in una riunione presso la Fondazione Collina d’oro per poter accogliere in deposito di lunga durata, rinnovabile, gli archivi delle famiglie Gilardi, Adamini e Camuzzi, promuovendone la valorizzazione. L’Archivio del Moderno è nato nel 1996 come istituto dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana ed è stato inaugurato nel 1998 con una mostra dedicata agli archivi di architettura presenti sul territorio ticinese, poi, nel 2004, è divenuto, per atto dell’USI, una Fondazione».


Perché si è deciso di creare una Fondazione?

«Istituita dall’USI, sostenuta dal Cantone e da privati, la Fondazione è nata per favorire l’attività di acquisizione e promozione degli archivi di architetti che ci vengono donati, dal momento che la nostra politica culturale è sempre stata quella di ricevere i fondi archivistici di eccellenza attraverso donazioni. Consideriamo questa scelta una scelta valoriale. Per rafforzare e coordinare le attività accademiche e di ricerca svolte e tuttora in essere, queste ultime sono state trapassate all’USI che nel 2018 ha costituito l’Archivio presso l’Accademia di architettura, ove sono attive le persone che già hanno operato in seno alla Fondazione, mentre la Fondazione è titolare e garante della custodia e della valorizzazione degli archivi con il compito di continuare questa sua attività e promuovere nuove acquisizioni.


E come avete operato?

«Allo scopo di valorizzare i nostri archivi, abbiamo promosso studi specialistici attivando collaborazioni con enti di ricerca e università nazionali e internazionali. Ciò anche grazie al fatto che la Fondazione è parte della costellazione degli istituti dell’USI, come pure della rete europea dei centri di ricerca consacrati agli orizzonti di studio di nostra competenza. Cosa che ha consentito di restituire figure storiche, in parte o in tutto dimenticate, alla comunità scientifica internazionale; la promozione di ricerche inedite sovranazionali come la ricomposizione del dare e avere tra Ticino e Lombardia focalizzata sulla “spazialità” di una capitale come Milano, tra 1796 e 1848 oppure una più puntuale qualificazione dell’architettura moderna in Ticino tra 1945 e il 1968».


Qual è lo scopo statutario della Fondazione?

«La Fondazione Archivio del Moderno è una istituzione no profit che ha lo scopo di raccogliere, conservare e valorizzare archivi di architettura, ingegneria, urbanistica, arti visive e design; svolgere ricerche scientifiche in tali ambiti, nella storia e nel presente, promuovendo collaborazioni con altri istituti di ricerca, musei, archivi. Istituire nel proprio ambito centri di ricerca specifici, realizzare attività espositive e pubblicazioni scientifiche».