L’invecchiamento della popolazione è da tempo un tema su cui è necessario chinarsi. La domanda è come prendersi cura al meglio degli anziani. Le tendenze negli ultimi anni, anche in Ticino, sono chiare: il numero degli abitanti con più di 65 anni dal 1981 a oggi, come riportato dall’Ufficio di Statistica, è quasi raddoppiato, toccando ora quota 81’011 (dato del 2020), di cui 41.952 con più di 75 anni. Per contro, dal 2010 al 2018 i posti letto nelle case per anziani sono aumentati dell’11,1%, passando da 4045 a 4493, attestandosi a 4576 nel 2020. Secondo la Pianificazione integrata LAnz-LACD 2021-2030, entro il 2030 potrebbe esserci bisogno di altri 2000 posti, ovvero il 44% in più degli attuali.

Ma la casa anziani è davvero l’unica soluzione? In realtà, no. Le persone over 65 di oggi sono diverse da quelle di decenni fa, come lo sono le strutture sociali. Fondamentalmente, godono di una buona salute più a lungo, grazie ai progressi della medicina, oltre che al miglioramento delle condizioni di vita e la diminuzione di persone che esercitano professioni usuranti. Raffaele De Rosa, direttore del DSS, parla di un approccio «completo e olistico», oltre che «innovativo dal punto di vista del suo arco temporale di riferimento: finora la pianificazione settoriale dei servizi regolati dalla LACD aveva un periodo quadro di quattro anni. La presente Pianificazione prolunga quest’arco temporale a dieci anni, equiparandolo a quello delle Case per anziani».

Tertianum  a Lugano

Pure le strutture per anziani sono mutate, con la creazione di appartamenti protetti, come quelli di Tertianum. «Nel nostro modello essi si trovano in una struttura residenziale con diversi servizi, dalla ristorazione a svaghi come il parrucchiere. Poi c’è naturalmente la parte sanitaria, con i servizi sanitari forniti dal nostro reparto medicalizzato. Il nostro claim in tutta la Svizzera è: “qui voglio vivere”, perché da noi si vive, c’è qualità di vita, partendo dal cibo al servizio alberghiero, sino all’aspetto sociale con diversi programmi di animazione per diversi tipi di persone anziane. Sono persone completamente autonome e vivono in modo indipendente, magari con un aiuto infermieristico», spiega il responsabile del gruppo per Ticino e Vallese Stefan Brunner. In Ticino i residenti negli appartamenti protetti sono 300 persone, nella parte medicalizzata, con assistenza 24 ore su 24, sono 212.

La struttura luganese di Tertianum è specializzata nella degenza, a breve e lungo termine, di malati di Alzeheimer: si stima che in Ticino siamo attorno alle 7-8000 unità e molti vivono a domicilio. «Per renderli autonomi il più a lungo possibile, valutiamo attentamente la biografia dell’ospite e pianifichiamo le attività giornaliere in base alla propria “storia di vita”. L’obiettivo è quello di farli rivivere momenti vissuti positivamente del suo passato, per stimolarlo a restare attivo. Inoltre con la musica e aroma terapia si cerca di tranquillizzarli. Lo scopo è quello di farli stare a proprio agio in un ambiente familiare», spiega il direttore Nicola Russo, che evidenzia come il giardino sensoriale esterno abbia una notevole importanza nel contribuire al benessere degli ospiti.

Residenza Rivabella Magliaso

«Il concetto di luogo di vita porta i nostri clienti a trasferirsi in serenità nella nostra residenza, in quanto si tratta di un luogo vero e genuino, non di una realtà astratta e costruita. Il nostro compito è di garantire tutti i servizi di cui hanno bisogno, dal punto di vista alberghiero e sanitario», spiega il direttore di un’altra struttura che da tempo è impegnata in Ticino nell’offrire un’alternativa alla casa anziani classica, Alexandre Aleman di Residenza Rivabella Magliaso. Essa comprende 47 camere e 50 posti letto nella struttura principale e 26 appartamenti, da 1 ½ fino a 4 ½ locali. «La nostra è a tutti gli effetti una casa aperta che, contemporaneamente, accoglie e permette alle persone di essere sé stesse. La nostra filosofia mette al centro la persona, con i suoi bisogni, le sue esigenze e i suoi desideri. Questa è la chiave del nostro successo, vogliamo che i nostri ospiti si sentano davvero a casa e in famiglia».

Oper Prima

Poi c’è la soluzione che permette di rimanere a casa con una collaboratrice domestica, chiamata anche badante. Si stima che in Ticino siano circa 1000-1200. Opera Prima, che dal 1998 lavora nel campo del collocamento e della coordinazione delle badanti, ha aiutato a stipulare nel 2021 135 contratti. Il direttore Fulvio Manghera ci aiuta a tracciare un loro ritratto: «Sono spesso donne straniere che sono passate prima dall’Italia, dove hanno imparato usi, costumi e lingua, e poi hanno capito che in Ticino trovano condizioni di lavoro migliori. Quelle di nazionalità svizzere sono soprattutto badanti diurne: sono magari persone che hanno cresciuto i figli e rientrano così nel mondo del lavoro. Inizialmente gli anziani faticano a accettare qualcuno in casa. Poi comprendono il bisogno e si affezionano».
Una di loro, Halyna, con esperienza ventennale, quando la sollecitiamo sul suo ruolo, si lascia andare a racconti di grande umanità e amore.

Gli studi SUPSI sulla terza età

Gli anziani sono cambiati e evolveranno ancora nel domani: non ha dubbi in merito Stefano Cavalli, del Centro competenze anziani della SUPSI, il quale assieme alla collega Laurie Corna ha ricevuto mandato dal DSS di analizzare questo aspetto, inserito poi fra i capitoli qualitativi della citata nuova Pianificazione 2021-2030. Essi saranno maggiormente istruiti, e «nell’insieme beneficeranno di una situazione economica relativamente confortevole. Avranno anche avuto delle traiettorie professionali meno lineari, più spesso interrotte da periodi di disoccupazione o impieghi precari, rispetto alle coorti precedenti. Questo potrà avere delle ripercussioni sulla situazione economica e sulla salute. Vivranno più a lungo in coppia ma avranno meno figli di quelli attuali. Con meno contatti coi familiari, attribuiranno importanza ag

E vorranno sempre più rimanere a casa loro, grazie anche allo sviluppo della tecnologia domotica che permetterà di governare gli elettrodomestici o servizi come illuminazione, riscaldamento, tapparelle, da una app. Col telesoccorso, anche i parenti possono monitorare la situazione e intervenire in caso di bisogno. Anche De Rosa rileva l’importanza di questa tipologia di ausili. «Mi preme sottolineare il fatto che gli anziani, grazie al loro ruolo sempre più attivo, rappresentano una risorsa preziosa per la nostra società. La loro esperienza e il loro apporto in termini di conoscenza ed esperienza nell’ambito della politica comunale, cantonale e in altri importanti gruppi, associazioni ed enti offre un valore aggiunto del quale beneficiamo tutti. Ci tengo pure a ricordare l’importante apporto degli anziani nell’ambito del sostegno a moltissime famiglie che grazie al contributo di genitori e nonni trovano un supporto nell’ambito della conciliabilità famiglia-lavoro, dando vita ad un vero e proprio incontro fra generazioni», aggiunge.

Le case anziani non vengono sempre percepite in modo positivo. Nonostante i passi avanti negli anni, sottolineati da Laura Tarchini, responsabile comunicazione e marketing di Pro Senectute: «Le case anziani del territorio hanno fatto un grande sforzo negli ultimi anni per offrire un servizio che fosse quanto più adatto alle esigenze delle persone anziane. Pensiamo per esempio al fatto che le camere doppie non esistono quasi più: si sono favorite strutture con più spazi individuali. Si è anche cercato di renderle un luogo quanto più familiare e accogliente possibile, pur dovendo rimanere una struttura medicalizzata, per esempio prestando attenzione all’arredamento. Non sono dunque più percepite come in passato, come un luogo negativo e le persone che vi risiedono risultano generalmente soddisfatte». Ma non tutti vogliono andarci e gli scettici sono aumentati con la pandemia.

«Entrare in casa per anziani è spesso un evento traumatico per la perdita della propria quotidianità e delle piccole cose che fanno stare bene. A Rivabella giornalmente lavoriamo con passione e competenza per garantire il benessere dei nostri ospiti, che hanno trascorso la loro vita in totale libertà, spesso viaggiando e vivendo realtà diverse dalla nostra, abituati a elevati standard qualitativi», sottolinea Alexandre Aleman.

Comunque sia, anche per i parenti non è mai facile decidere di collocare un anziano in una struttura, come ci conferma Elena Crivelli, che cinque anni fa è stata costretta a maturare questa scelta per la madre. «Ho cercato di tenerla a casa il più a lungo possibile, con una badante. Lei non voleva finire i suoi giorni in una casa per anziani e ho rispettato la sua scelta. Ma poi le esigenze aumentavano, e le risorse, economiche e umane, non bastavano più».

Una problematica comune. In molti già si sentono in colpa a scegliere la soluzione di una badante e a non occuparsi personalmente dei propri parenti anziani, spiega Manghera. «I parenti provano a farcela da soli, poi a volte arrivano sfiniti e ci chiedono aiuti in fretta. Alla fine, però, in alcuni casi per coprire l’arco delle 24 ore servono più presone impiegate e i mezzi non sono più sufficienti. A quel punto si deve ricorrere alla casa anziani. Spesso il senso di colpa scema perché si sa di aver fatto il possibile».

Responsabile del gruppo Tertiarium per Ticino e Vallese, Stefan Brunner

li amici intimi. Saranno sempre più attivi, connessi e si serviranno delle nuove tecnologie, continueranno ad attribuire una grande importanza alla spiritualità, individualizzata e vissuta in privato e mostreranno una maggiore apertura a temi considerati tabù in passato e accorderanno una grande importanza a valori quali l’autonomia, l’autodeterminazione e la realizzazione personale».

«Ma in fondo anche la casa anziani costa, meglio un appartamento con una badante», sottolinea Halyna. Oppure, incalza Brunner, una soluzione come Tertianum. «Chi viene a vivere da noi spesso non deve neppure trasferirsi nella zona maggiormente medicalizzata, perché ha accesso ai servizi infermieristici necessari. Non ha lo shock di dover uscire di casa e vediamo più serenità anche nei figli».

«Non metterei in contrapposizione le offerte che esistono sul territorio», osserva De Rosa. «In un’ottica di sussidiarietà, è importante che vi sia questa complementarietà, anche grazie alle iniziative di natura privata. Sotto questa denominazione troviamo interessanti esempi di unità abitative inserite in un contesto tale da permettere il più a lungo possibile una vita autonoma al domicilio».

Per Brunner, comunque, un partenariato pubblico-privato è ciò che potrà permettere di abbassare i costi: «Tra l’altro, serviranno davvero tutti quegli investimenti per le case anziani, negli anni? Per la prima volta con la pandemia l’occupazione è scesa. E poi sarà passata la generazione dei baby boomer».

«La nuova Pianificazione è innovativa, oltre che per i suoi contenuti, anche per il suo arco temporale di riferimento, cioè il 2030 per tutti e tre i settori», aggiunge ancora De Rosa. «Pur rimanendo un documento dinamico, permette una lettura dei bisogni quantitativi e qualitativi con questo orizzonte, e conferma il principio del mantenimento a domicilio il più a lungo possibile».

Come altre possibilità, Pro Senectute vede per esempio di buon occhio anche quartieri intergenerazionali, con «iniziative di quartiere (tramite delle portinerie di quartiere) con l’obiettivo di sviluppare progetti aggregativi e partecipativi in un’ottica di attivazione sociale, in cui le persone diventano protagoniste di un cambiamento a favore della comunità». Aleman per contro chiede una rete di trasporti pensati esclusivamente per la terza età.