La politica climatica occupa un ruolo centrale nel campo della sostenibilità ecologica. Le principali potenze economiche hanno intenzione di ridurre le loro emissioni di gas serra a zero nei prossimi decenni. Nell’agosto 2019 il Consiglio federale si è impegnato a raggiungere questo obiettivo di emissioni zero al netto anche in Svizzera. Nell’autunno del 2020, il Parlamento ha poi approvato una revisione totale della legge sul CO2: un primo passo per il raggiungimento dell’obiettivo entro il 2050. In questo contesto, l’ultima edizione di UBS Outlook Svizzera ha posto la «sostenibilità nelle aziende» al centro del sondaggio semestrale proposto a circa 2500 imprese svizzere.
Nel corso della storia, l’essere umano ha saputo superare grandi difficoltà facendo ricorso all’ingegno. L’esempio più recente è stato il rapido sviluppo dei vaccini contro il Coronavirus. Guardando al futuro, una delle sfide più ardue che dovremo affrontare è quella che gli economisti hanno chiamato la «crisi del credito ambientale». Il nostro tenore di vita attuale e il livello complessivo dei consumi dei giorni nostri non sono sostenibili alla luce delle limitate risorse naturali di cui dispone il pianeta. In quanto cittadini, consumatori e investitori globali, siamo i custodi della Terra. Abbiamo il potere di creare un percorso più sostenibile che ci permetterà di continuare a migliorare la qualità della vita e al tempo stesso proteggere il nostro pianeta a beneficio della prossima generazione.
Nel sondaggio condotto a marzo, nove aziende su dieci affermano di prestare grande attenzione al tema della sostenibilità in almeno una delle dimensioni dell’ambiente, del sociale o della gestione aziendale. Il tema della sostenibilità è rilevante solo per due terzi delle aziende che se ne occupano in misura marginale. Mentre per le aziende che trattano ampiamente la questione, l’importanza sale al 95%.
La riduzione del consumo energetico così come la protezione dell’ambiente e gli standard sociali in Svizzera sono importanti per una grande maggioranza di aziende o addirittura godono di una priorità molto alta. A prima vista, la protezione dell’ambiente e gli standard sociali nelle catene di approvvigionamento estere sembrano assumere un’importanza nettamente inferiore. Tuttavia, una gran parte delle imprese svizzere non ha fornitori stranieri diretti, due terzi delle aziende intervistate importano meno del 10% dei loro fattori produttivi. Nel caso delle imprese con una quota maggiore di importazioni di fattori produttivi, e quindi anche con una significativa catena di approvvigionamento estera, gli standard sociali e la tutela dell’ambiente all’estero sono chiaramente più importanti, sebbene non allo stesso livello che in Svizzera. Tuttavia, va considerato che per le imprese svizzere, a differenza di quanto avviene a livello domestico, è più difficile intervenire nelle catene produttive all’estero a favore della promozione di una maggiore sostenibilità.
Anche a livello settoriale, ambiti molto orientati verso le importazioni come l’industria o il commercio al dettaglio attribuiscono una maggiore importanza alla tutela dell’ambiente e agli standard sociali nelle catene di approvvigionamento estere. Lo stesso vale per le grandi aziende, che di norma sono più coinvolte nelle catene di approvvigionamento internazionali rispetto alle piccole e medie imprese (PMI). Per esempio, per l’84 percento delle grandi aziende che importano più del 10% dei loro fattori produttivi, la tutela dell’ambiente presso i fornitori stranieri è molto importante.
La crisi causata dal Coronavirus ha portato le imprese a prestare maggiore attenzione alla sostenibilità, e a farlo in misura ancora più marcata sia per le questioni sociali che per quelle ecologiche. Questo vale anche per gli ambiti particolarmente colpiti dalla crisi, come la gastronomia o il settore degli eventi e della cultura. Questo risultato è sorprendente, perché ci si aspetterebbe che in un periodo di lotta per la sopravvivenza esistenziale, il tema «di lusso» della sostenibilità passi in secondo piano per le aziende. Tuttavia, i risultati del sondaggio mostrano chiaramente che durante la pandemia la consapevolezza della sostenibilità sociale ed economica è aumentata significativamente e che la grande maggioranza delle aziende svizzere è pronta a confrontarsi con questo tema, sia nel proprio Paese che all’estero.
Per circa un terzo delle imprese, le esigenze dei clienti, le riflessioni sull’immagine e le regolamentazioni sono i fattori che spingono a una maggiore sostenibilità nell’azienda. Punti strategici come l’attrattiva dell’azienda per i prestatori di capitale giocano un ruolo secondario. Mentre le PMI implementano la sostenibilità principalmente perché la ritengono parte del loro DNA, le imprese più grandi attribuiscono maggiore importanza ai regolamenti, all’immagine, alle esigenze della clientela e all’attrattiva per i prestatori di capitale. Inoltre, a differenza dei fornitori di servizi, nell’industria le esigenze della clientela e i regolamenti sono molto più importanti. Questi ultimi giocano un ruolo molto più decisivo per le imprese industriali, in particolar modo nel settore ambientale.
Le diverse motivazioni delle aziende per un atteggiamento sostenibile forniscono anche ai politici delle indicazioni su quali strumenti possono adottare nel loro percorso verso un’economia più sostenibile. Le aziende pongono al primo posto gli strumenti di formazione e comunicazione e la trasmissione delle conoscenze.
Le grandi aziende dispongono di una conoscenza significativamente maggiore rispetto alle PMI, il che non è sorprendente, dato che spesso solo le grandi aziende hanno le risorse per affrontare efficacemente la tematica. Tuttavia, il livello di conoscenza varia poco tra i singoli settori. Questo significa che i settori più soggetti ai regolamenti, come l’industria o i trasporti, affrontano il tema in modo solo leggermente più approfondito rispetto ai fornitori di servizi.