Come ha vissuto, assieme ai suoi collaboratori, gli ultimi mesi e cosa l’ha colpito maggiormente?
Remo Crameri: «Penso che per tutti noi le dinamiche dei mesi scorsi non abbiano mai avuto precedenti. Abbiamo improvvisamente dovuto stravolgere la nostra quotidianità e fare capo a creatività e innovazione, al fine di trovare nuovi spazi e strumenti per assicurare la nostra operatività e mantenere un legame stretto e continuo con i nostri clienti. Tutto questo senza mettere a rischio la salute dei nostri clienti e collaboratori. È stata indubbiamente una grande sfida; la pressione e l’urgenza ci hanno permesso di dimostrare che siamo in grado di affrontare al meglio la situazione, grazie alla nostra volontà e alla collaborazione tra gli attori principali. Penso per esempio ai crediti ponte messi a disposizione alle PMI del nostro Paese. L’approccio orchestrato dalla Confederazione, con l’intervento e il supporto della Banca Nazionale, la FINMA, le società di fideiussione e non da ultimo il settore bancario, hanno permesso al nostro Paese di rispondere celermente alle esigenze delle imprese locali senza aumentare la burocrazia. Questa è una dimostrazione evidente che “volere è potere”. Sin dall’inizio abbiamo dedicato particolare attenzione alle PMI del nostro Cantone. La sfida per gli imprenditori è senza dubbi enorme, l’impatto sulla propria azienda ad oggi è per molti ancora difficile da misurare, in quanto vi sono troppi fattori che non possono ancora essere quantificati. In questa fase incerta e delicata, vogliamo essere al fianco degli imprenditori ticinesi, sostenerli e aiutarli con i mezzi che abbiamo a nostra disposizione».
Qual è lo stato di salute attuale delle PMI del nostro Cantone?
Daniele Van Huffel: «Le piccole e medie imprese sono giustamente considerate la colonna portante dell’economia elvetica. Nel nostro Paese, il tessuto delle PMI è molto sano ed è caratterizzato da un’eccellente imprenditorialità. Negli ultimi anni, poi, molte aziende hanno dovuto far fronte alla crisi finanziaria e monetaria, uscendone quasi sempre più forti di prima. Sono fiducioso che sarà così anche stavolta. La necessità di una gestione molto oculata imposta dagli anni precedenti ha fatto sì che la maggior parte delle imprese oggi sia estremamente solida e ben capitalizzata e che raramente ricorra a prestiti esterni. Non per nulla, ben due terzi delle PMI che ci hanno contattato per avere accesso ai crediti garantiti dalla Confederazione, non avevano mai avuto bisogno di un credito prima d’ora. Il che rappresenta un grande vantaggio in tempi come questi, e di sicuro anche per quelli a venire. Malgrado ciò, non nascondo che le incertezze circa la durata e gli impatti di questa crisi rappresentano per tanti imprenditori una grande preoccupazione».
Quali sono i temi a cui l’imprenditore deve prestare particolare attenzione nell’immediato?
Remo Crameri: «Il lockdown dei mesi scorsi ha messo sotto forte pressione gli utili delle aziende riducendo concretamente i pagamenti in entrata e mettendo dunque in difficoltà quelli in uscita. In primo luogo e nell’immediato è dunque necessario rivedere attentamente il proprio piano di liquidità e ottimizzare, dove necessario e possibile, sia le entrate che le uscite. Particolare attenzione va dunque dedicata alle posizioni variabili, dove un possibile margine di manovra può essere sfruttato. Pensiamo ad esempio a dove abbattere il più possibile i costi e a quali pagamenti possono essere rimandati senza infrangere le disposizioni contrattuali. Bisogna inoltre capire rapidamente dove l’azienda ha ancora soldi da incassare, e quanti. Serve una trasparenza totale sui pagamenti delle fatture attive, sui costi per beni e servizi come pure sui costi del personale e non da ultimo anche sui costi di locazione e quelli accessori. Proiettando queste posizioni sull’asse temporale si può dunque determinare il surplus o il deficit di liquidità per i mesi che seguono e mettere in atto le misure necessarie. Per le aziende che operano a livello internazionale, una gestione strutturata del rischio legato alle oscillazioni valutarie è fondamentale nell’ottica di una pianificazione futura ottimale della propria liquidità. Con un approccio di hedging ed introducendo quindi un elemento di pianificazione sistematica nella gestione del rischio cambi, l’azienda può controllare meglio l’impatto generato dell’evoluzione futura delle divise, proteggersi da possibili perdite ed ottimizzare quindi la pianificazione della liquidità aziendale, introducendo un ulteriore elemento di sicurezza per il futuro. Nella consulenza che offriamo ai nostri clienti passiamo in rassegna tutti questi temi e accompagniamo l’imprenditore nella definizione delle misure necessarie».
E per il medio-lungo termine?
Giorgio Falconi: «La pandemia del Coronavirus è probabilmente la prova più dura che tante aziende abbiano mai affrontato. I tempi straordinari di oggi sottolineano l’importanza di aver intrapreso, oltre ai punti sollevati sopra dai miei colleghi, una pianificazione successoria– sia per l’azienda che per i beni personali. Quando la crisi sanitaria ed economica di oggi si placherà, si potrà decidere se è il momento di rivedere altri aspetti del piano finanziario, compreso il modo in cui si intende trasferire il business a un acquirente esterno, a un partner commerciale o ai propri familiari. Anche in questo caso, si può far fronte all’imprevedibilità grazie ad un’accurata pianificazione. La pianificazione successoria può aiutare a identificare la persona atta a diventare il futuro leader per l’azienda e può rendere più facile la suddivisione fra il patrimonio aziendale e quello privato della famiglia. Una solida pianificazione può inoltre ridurre le tensioni e neutralizzare interessi concorrenti che possono danneggiare gli affari e l’armonia familiare. La costituzione di diverse strutture di holding patrimoniale (come una holding per far confluire i dividendi piuttosto che mantenerli nella società operativa) potrebbe garantire che il processo decisionale a breve termine non metta a repentaglio la salute a lungo termine della azienda e della famiglia».
Remo Crameri: «Albert Einstein scriveva “È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”. Non dimentichiamo che l’inizio di questa crisi marca l’uscita da un lungo periodo dove le condizioni economiche hanno favorito la crescita e l’espansione di tante aziende. La base di ogni teoria economica è che tutti i settori industriali sono sottoposti a dei cicli, di lunghezza diversa, dove il periodo di espansione è sempre seguito da un periodo di contrazione. Penso che la rapidità e la gravità di questa crisi ci abbiano insegnato quanto – anche in un periodo di espansione e di crescita – sia di fondamentale importanza considerare diversi scenari futuri, anche quelli meno rosei, capirne l’impatto potenziale sulla gestione finanziaria, i flussi di cassa e l’operatività aziendale e in base a questi definire piani realistici da attuare. Deve essere effettuata una valutazione attenta e approfondita della stabilità della catena di approvvigionamento in uno scenario specifico con possibili nuove alternative, onde eludere il pericolo di interrompere la catena del valore aziendale. Sono tutti temi sui quali cerchiamo costantemente di sensibilizzare i nostri clienti e per i quali mettiamo a disposizione una serie di strumenti che permettono loro di gestire al meglio queste tematiche».
Daniele Van Huffel: «Guardando al futuro, uno stipendio elevato o la proprietà di un’azienda possono dare un falso senso di sicurezza rispetto alla situazione finanziaria dopo il pensionamento. La nostra strategia «Liquidità. Longevità. Lascito.» (cfr. schema separato) funge da ausilio nella strategia di pianificazione finanziaria a lungo termine. Assicurarsi di comprendere bene il funzionamento del sistema previdenziale svizzero basato su tre pilastri, utilizzare lo strumento della previdenza per ottimizzare la situazione fiscale, preventivare entrate e uscite a lungo termine, non sottovalutare la speranza di vita e le spese durante la vecchiaia, pianificare la successione con anticipo per affrontare con tranquillità i cambiamenti, gestire le emozioni e ottimizzare le finanze e raggiungere il giusto equilibrio tra lavoro e vita personale, sono tutti punti estremamente importanti e da non sottovalutare, per evitare spiacevoli sorprese in previsione di un’uscita dall’attività imprenditoriale».
Patrimonio aziendale e patrimonio privato: è importante separarli nettamente?
Giorgio Falconi: «Sì, e la pianificazione può semplificare anche la suddivisione dei beni familiari. Molti imprenditori tendono a considerare il patrimonio aziendale e personale complessivamente. Un tale approccio potrebbe tuttavia non essere adatto per la famiglia, soprattutto se alcuni membri sono più adatti a gestire l’azienda rispetto ad altri. Combinando una pianificazione successoria aziendale con un piano generale di pianificazione finanziaria (wealth planning), si agevola la separazione tra affari e altri beni personali in tutta trasparenza. Separare i ruoli aziendali e familiari può anche voler dire concentrarsi su nuove aree di competenza, come avviare un nuovo progetto per sostenere cause sociali e ambientali, ritrovare hobby e passioni, o godersi più tempo con i propri cari».
L’aiuto della Confederazione è stato di fondamentale importanza durante i mesi scorsi. Quali sono gli aspetti da considerare nell’ambito del rimborso dei crediti transitori?
Daniele Van Huffel: «Questi crediti servono esclusivamente a garantire la sopravvivenza dell’azienda. Non appena si tornerà a registrare delle entrate sarebbe quindi opportuno mettere a punto un piano di rimborso, tenendo conto del termine di cinque anni fissato dalla confederazione. Conviene quindi affrontare la questione della restituzione del credito il prima possibile, onde evitare di ritrovarsi sulle spalle un enorme problema finanziario. Una volta rimborsato il prestito, inoltre, le PMI riacquistano la loro piena libertà imprenditoriale e possono tornare a distribuire eventuali dividendi oltre a effettuare investimenti. Anche in questo caso è importantissimo pianificare tutto con lungimiranza facendosi affiancare da degli esperti. La crisi ha reso consapevoli molti titolari di aziende dei loro rischi personali e della loro responsabilità sociale di punto in bianco, obbligandoli a diventare imprenditori strategici».
Quali conseguenze potrebbero riflettersi sulla previdenza personale a causa della crisi legata al COVID-19?
Giorgio Falconi: «La crisi sanitaria ed economica in corso si ripercuote in diversi modi sul sistema di previdenza svizzero. Che si tratti di conseguenze durature o solo temporanee dipenderà dalla durata della crisi e dal vigore della ripresa. Nonostante l’aumento dei decessi, le implicazioni demografiche dovrebbero essere minime e non comportare cambiamenti significativi delle spese. L’impatto economico, che si fa sentire sia a livello di contributi che di capitale investito nei tre pilastri, dovrebbe invece essere maggiore e pertanto questa crisi mette in evidenza la necessità di una riforma previdenziale e sottolinea ancora una volta i vantaggi di un piano finanziario personale».
Quali sono le prospettive per l’economia nei prossimi anni? Ci saranno conseguenze?
Remo Crameri: «Nel nostro Cantone, quasi la metà dei lavoratori è attiva in uno dei settori particolarmente colpiti dall’attuale recessione, ad esempio il turismo, il tempo libero e i trasporti. Saremo dunque inevitabilmente confrontati con un’importante diminuzione del prodotto interno lordo. Confido però nel fatto che il Ticino riprenderà un ruolo importante nel settore turistico e assisteremo a un recupero graduale nei prossimi mesi. La mobilità oltre i confini nazionali è attualmente ancora incerta. All’avvicinarsi delle vacanze estive ci possiamo dunque attendere un numero elevato di confederati che decideranno di trascorrere le proprie vacanze nel nostro Cantone. Gli esercizi commerciali come quelli gastronomici potrebbero dunque intravvedere una ripresa. Avranno invece più difficoltà a riprendersi le imprese che fanno parte di una catena del valore più lunga, ad esempio quelle maggiormente legate all’industria automobilistica o aeronautica. Una delle conseguenze inevitabili di questa crisi è a mio avviso l’accelerazione dei cambiamenti strutturali nell’economia globale. Con grande probabilità osserveremo un declino della globalizzazione, o in altre parole, una crescita della “localizzazione”. Quale modello di produzione si cercherà di riportare la catena di approvvigionamento più vicina al consumatore. In questo contesto ritengo che le nostre aziende in futuro saranno chiamate a mostrare imprenditorialità, creatività, innovazione nonché coraggio nell’ affrontare nuove opportunità, tutte caratteristiche che, come il passato ci dimostra, sono una grande qualità delle imprese del nostro Cantone».