La notizia è ottima perché le aspettative di stabilità di queste aziende costituiscono la base su cui l’economia svizzera nei prossimi trimestri può riprendersi in modo sostenibile dalla recessione.
“Ci siamo lasciati alle spalle la prime fase del coronavirus – fanno sapere i dirigenti di UBS – in cui le autorità svizzere e la popolazione sono riuscite a frenare la diffusione del virus in tempi relativamente brevi e a riaprire le attività economiche. La Confederazione e la Banca nazionale hanno reagito rapidamente e con forza, gettando le basi per una ripresa economica nei prossimi trimestri”. Grazie poi al lavoro a tempo determinato e ai prestiti ponte, finora si è scongiurato un forte aumento della disoccupazione.
Ora inizia la seconda fase ed è importante rendere sostenibile la ripresa, in modo che la recessione del primo semestre non porti a un prolungato periodo di debolezza dell’economia svizzera. Tuttavia, gli strumenti esistenti sono progettati a breve termine e il loro impatto diminuirà nel tempo.
“Le imprese devono quindi essere disposte a prendere in consegna il “personale stagionale” del governo federale e delle le autorità pubbliche e ad assicurare la ripresa con investimenti e posti di lavoro. La loro disponibilità dipende dalla loro prospettiva a medio termine”, afferma Daniel Kalt, Chief Economist UBS Switzerland.
L’indagine
Secondo lo studio di UBS, la convinzione in una ripresa a medio termine fra le aziende è intatta. Il 71% prevede un fatturato uguale o superiore nel 2022 rispetto al 2019; L’87% si aspetta di assumere lo stesso numero o addirittura più dipendenti. E questo vale tutte le aziende, ma anche per tutte le regioni e tutti i settori, anche quello penalizzatissimo della ristorazione: in Ticino in particolare addirittura l’87% degli intervistati prevedono che il numero di dipendenti nel 2022 sarà lo stesso o addirittura superiore rispetto al 2019.
Ma l’istituto di credito avverte: “Con specifiche differenti a seconda del settore, ma riteniamo che sino a un quarto delle imprese non riusciranno a ritornare allo stesso numero di dipendenti pre-crisi. Quindi, le prospettive per gli investimenti e la forza lavoro per queste aziende sono piuttosto caute”.
Axel P. Lehmann, Presidente UBS Svizzera: “È incoraggiante che una larga maggioranza delle imprese si attenda una ripresa nel medio periodo e sia pronta ad investire nella tecnologia. Questo spirito di partenza e fiducia nel pensiero imprenditoriale e nell’azione sono i presupposti fondamentali per la Svizzera per emergere più forti dalla crisi.”
La banca inoltre consiglia di stare in guardia, perché “Le aspettative stabili delle imprese costituiscono la base per una ripresa sostenibile. Tuttavia, non si deve trascurare il fatto che le attese, e quindi anche la disponibilità ad investire delle aziende, potrebbero essere oscurate nel caso di uno sviluppo negativo della pandemia. Il potenziale di ripresa macroeconomica sarebbe in questo caso tutt’altro che garantito. Mentre quest’anno gli economisti di UBS prevedono un crollo del prodotto interno lordo del 5,5 per cento, l’indagine congiunturale conferma che l’economia svizzera potrà crescere del 4,4 per cento l’anno prossimo. Al fine di supportare la ripresa tramite a politica monetaria, la Banca nazionale deve mantenere i tassi negativi per un lasso di tempo prevedibile”.
Anche l’economia deve imparare qualcosa dall’emergenza sanitaria
Il lockdown ha costretto le aziende svizzere a utilizzare forme sempre più flessibili di lavoro e soluzioni digitali. Ma ora che l’emergenza sembra finire, come ci muoveremo. Le imprese ascoltate da UBS hanno espresso l’intenzione di continuare a lavorare con questi strumenti anche dopo la recessione. Negli ultimi mesi, il 60% ha sempre più utilizzato lo smart working e 4 aziende su 5 vogliono continuare così. Si può quindi sperare che la crisi da coronavirus dia anche all’economia svizzera una spinta tecnologica a lungo termine. Tra gli intervistati molti prevedono di investire nella digitalizzazione, aumentare le riserve finanziarie o adattare i loro prodotti e servizi per poter meglio reagire ad una situazione simile in futura; tuttavia la maggior parte delle persone è riluttante a intervenire con forza nell’organizzazione dell’azienda, ad esempio attraverso una fusione o una vendita.