La prosperità di un’impresa e la sua capacità di reagire rapidamente alle sfide ed essere innovativa dipendono in larga misura dalla qualità dei collaboratori. Quale importanza venisse attribuita a questo fattore dalle PMI svizzere, lo mostrava già un sondaggio di Credit Suisse del 2017: in quell’anno le PMI svizzere indicavano “collaboratori e qualifiche” come il fattore più determinante per il successo imprenditoriale. Nello studio sulle PMI di quest’anno viene analizzato in modo più approfondito questo fattore, vista la grande importanza del personale qualificato. In primo piano è stato messo lo sviluppo del personale tramite la formazione continua e la promozione dei collaboratori, che può anche fornire una risposta ad un’eventuale carenza di personale specializzato.

Le turbolenze dovute alla pandemia di Coronavirus hanno fatto passare in secondo piano la carenza di personale specializzato per molte imprese. Con la ripresa iniziata nel 2021, questa carenza sta però tornando a farsi sentire. Come mostra il sondaggio condotto presso 800 PMI, la carenza di personale specializzato rappresenta una dura realtà per la maggior parte delle PMI: due terzi delle PMI che assumono indicano che negli ultimi tre anni hanno riscontrato difficoltà molto o alquanto grandi ad occupare le posizioni vacanti con candidati idonei. Particolarmente difficili da trovare erano le competenze dirigenziali e di gestione di progetto nonché le competenze specialistiche. Questa carenza si manifesta in misura più o meno forte a seconda del settore, delle dimensioni aziendali e della regione.

Uno sguardo al futuro rivela che le difficoltà di reclutamento continueranno tendenzialmente ad aumentare: oltre la metà delle PMI prevede che la ricerca di collaboratori già di per sé impegnativa, si farà in prospettiva ancor più difficile. Oltre alla ripresa economica, che ha reso ancor più evidente la carenza di personale specializzato, tre tendenze dovrebbero influenzare l’offerta e la domanda di personale specializzato nei prossimi anni: l’invecchiamento demografico, la digitalizzazione e la flessibilizzazione del lavoro. In base al sondaggio, ad esempio, circa il 36% delle PMI prevede che il pensionamento dei baby boomer causi sempre più posti vacanti che si potranno rioccupare solo con difficoltà.

Sebbene molte PMI manifestino in parte grandi difficoltà nel reclutamento di collaboratori, al sistema educativo svizzero assegnano complessivamente ottimi voti. Una netta maggioranza delle PMI intervistate ritiene che il sistema educativo svizzero sia ben allineato con le esigenze delle aziende e anche la formazione professionale classica (senza approfondimento a livello terziario) viene valutata positivamente dalle PMI. Si tratta di un indizio del fatto che la formazione professionale duale contribuisce al giudizio complessivamente positivo del sistema educativo svizzero. Tuttavia, i requisiti posti al personale aumentano costantemente con il progredire della digitalizzazione e della terziarizzazione: da qualche tempo si nota un netto spostamento verso le formazioni terziarie.

Ad un’analisi più attenta, si nota come in particolare la formazione professionale di base rappresenti spesso un trampolino di lancio per un successivo diploma terziario. In questo modo, la conclusione della formazione professionale sta segnando sempre meno la fine del percorso formativo, quanto piuttosto l’inizio di una formazione avanzata. Dato che lo sviluppo delle proprie competenze in un mondo del lavoro in rapida evoluzione assume sempre più importanza, anche nel sistema educativo svizzero dovrebbero esserci determinati fattori di adeguamento. In base al sondaggio, circa metà delle PMI spera che il sistema educativo svizzero diventi da un lato più dinamico e dall’altro ponga un accento più forte sull’apprendimento delle «soft skills».

Anche se la carenza di personale specializzato rappresenta una grande sfida per la maggior parte delle PMI, queste non devono arrendersi semplicemente al loro destino. Un possibile strumento per contrastare la carenza di personale specializzato è la formazione continua in azienda. Dal nostro sondaggio è risultato che il 77% delle PMI offre il perfezionamento professionale, perché non trova competenze specifiche sul mercato. Il sondaggio segnala anche l’urgenza di investire nel proprio personale: circa l’83% delle PMI che offrono il perfezionamento professionale, indica che senza il perfezionamento continuo non riuscirebbe a tenere il passo con lo sviluppo tecnologico.

Oltre a colmare lacune conoscitive dirette nelle aziende, il perfezionamento professionale soddisfa anche molti punti di più lungo termine in relazione a questioni di personale e reclutamento. Una netta maggioranza di PMI è del parere che il perfezionamento professionale aumenti le prestazioni e la produttività dei collaboratori (92%), incrementi l’attrattiva dell’azienda nei confronti dei futuri collaboratori (90%) e non da ultimo contribuisca anche a fidelizzare i collaboratori (89%). A fronte di questi molteplici vantaggi non sorprende che il 93% delle PMI metta a disposizione delle sue maestranze almeno una possibilità di formazione continua. Sebbene le PMI siano in generale soddisfatte dei risultati degli sforzi profusi nella formazione continua, poche sono quelle che definiscono molto positive le loro attività di perfezionamento. Ciò testimonia determinati limiti nell’offrire attività di perfezionamento professionale in azienda. Ad esempio, per una maggioranza di PMI la mancanza di tempo per il perfezionamento professionale e di capacità di organizzazione e pianificazione di queste attività rappresentano perlomeno qualche limitazione. Non sorprende dunque che le microimprese offrano molto più raramente formazione continua rispetto alle medie e grandi imprese. Anche la mancanza di interesse da parte dei collaboratori rappresenta non raramente un ostacolo.

Strettamente collegate con la formazione continua in azienda sono l’identificazione e lo sviluppo mirato dei talenti interni. Circa il 13% delle PMI afferma di dare sempre la priorità alle proprie giovani leve nell’occupazione di posizioni dirigenziali, mentre il 43% lo fa spesso. I vantaggi del reclutamento di personale interno sono molteplici e includono, oltre a risparmi in termini di costi e tempo, anche l’aumento della motivazione dei collaboratori perché si offrono loro opportunità di carriera. Solleva tuttavia degli interrogativi il fatto che il 21% delle PMI non prende in considerazione le sue giovani leve per occupare posti dirigenziali.

Credit Suisse