In uno scenario economico-finanziario che continua a mostrare non pochi elementi di incertezza, dovuta tra l’altro alle perduranti tensioni politiche internazionali, il mercato azionario presenta, secondo gli analisti UBS, validi elementi che fanno pensare ad una ulteriore crescita, a conferma di una lunga fase espansiva che dura ormai dal 2009. A ciò si aggiunga la mancanza di autentiche alternative di investimento, a causa di una liquidità costosa per la ripresa dell’inflazione (seppure ancora debole) e dei tassi che si mantengono negativi. Dunque la crescita azionaria sembra destinata a durare. Le banche centrali hanno inoltre più volte segnalato la volontà di passare ad una politica valutaria più restrittiva e quindi il pericolo di un repentino aumento dei tassi dovrebbe essere al momento scongiurato.
Per altro, con la corsa ai metalli preziosi, gli operatori corrono a mettere una sorta di assicurazione in portafoglio. Si tratta di un modo per arginare possibili future perdite sulle tensioni in Corea del Nord. Nelle ultime settimane sono saliti oro, argento ma sono emerse anche nuove star sui listini come palladio e platino. La corsa è iniziata con l’oro che da inizio luglio guadagna il 10% mentre da inizio anno è in avanti del 15%. L’argento da luglio sale del 15%, il palladio ha fatto altrettanto. L’oro sale per il classico effetto bene rifugio. Attenzione però a non credere troppo al movimento in avanti. Secondo le valutazioni di UBS, l’oro è già salito molto. Sicuramente può arginare la volatilità in portafoglio. L’oro più che una materia prima, è una valuta. C’è una componente di richiesta di oro fisico che generalmente viene da Paesi emergenti, per esempio l’India, e che viene impiegata nell’industria orafa. Questa domanda è da tanti mesi molto contenuta. Al contrario è forte la domanda di oro finanziario, e dà una misura dell’avversione al rischio in questo momento. Nella maggior parte dei casi, chi compra oro, non lo fa con prodotti fisici ma con strumenti finanziari. Tuttavia quello che è stato osservato è che la domanda finanziaria è molto volatile e può passare da livelli molto alti a quote più basse. Occorre quindi essere prudenti e mettere solo piccole dosi del metallo prezioso in portafoglio, con l’obiettivo di contenere la volatilità.
Infine, per quanto riguarda la Svizzera, UBS si aspetta un aumento del prodotto interno lordo (PIL) dell’1,4% quest’anno e un ritorno dell’inflazione. Previsioni invariate anche per il 2018, con un tasso di crescita dell’1,6%. Secondo la banca, la fiducia degli imprenditori svizzeri è da inizio anno in una fase positiva, anche se questa si è solo in parte riflessa nella crescita del primo trimestre (+0,3% rispetto ai tre mesi precedenti). Malgrado la partenza rallentata, UBS ritiene che la crescita sarà robusta nella seconda metà dell’anno. Le esportazioni svizzere trarranno beneficio dall’aumento della domanda dalla zona euro. L’economia interna avrà invece una “dinamica moderata”. La disoccupazione dovrebbe diminuire marginalmente, dal 3,3% a fine 2016 al 3,2% alla fine del corrente anno.
L’inasprimento della politica monetaria potrebbe tuttavia indebolire l’economia europea. Ciò si tradurrà però in una diminuzione del valore del franco rispetto all’euro, cosa che farà aumentare i prezzi in Svizzera. Nei primi 5 mesi dell’anno, l’inflazione è stata in media dello 0,5%. Per l’intero 2017 dovrebbe attestarsi allo 0,4%, per poi passare allo 0,9% l’anno prossimo.
Istituti bancari e Finanza
L’investimento azionario resta positivo
28 Giugno 2018