Fatti, numeri, attività registrate: tutto fa pensare che finalmente stia iniziando l’era dell’investimento finanziario programmato nel mercato dell’arte ormai considerata come un asset class, un polo integrato di gestione di patrimoni che lavora in sinergia con differenti aree finanziarie. Questo tipo di gestione sta progressivamente assumendo un peso sempre maggiore nel complessivo patrimonio degli investitori: in altre parole, questa classe di investimento non viene considerata solo come una mera capitolazione di piacere estetico, ma diventa un investimento con speranze di crescita degli utili. All’attività di Art Advisory si affiancano sempre più spesso un’ampia gamma di servizi indispensabili per esercitare una scelta consapevole e informata che tenga conto anche della sfera emotiva, estetica e culturale.
Hanno partecipato all’inchiesta :
- Adriano A. Sala (A.A.), EMAMS Executive Master in Art Market Studies
- Didier Zanette (D.Z.), The Gallery Lugano
- Andrea Bergamini (A.B.), Branch Manager Lugano di LGT Bank (Switzerland)
- Francesca Martinoli (F.M. Responsabile Art Collection della banca EFG
- Stefano Cortesi (S.C.), Cortesi Gallery
In che misura, dal suo osservatorio privilegiato, il rapporto tra arte e investimenti finanziari risulta essere influenzato dalla transizione da un’economia a prevalente componente industriale, ad una prevalente componente di conoscenza?
A.A.: «Sia oggi che in passato l’economia è stata caratterizzata tanto da componenti industriali quanto di conoscenza e, tradizionalmente, le opere d’arte sono sempre state oggetto di investimento e collezione. Oggi, rispetto a un tempo, il flusso di informazioni è maggiore e maggiormente accessibile, ma il mercato non è, o è solo parzialmente, trasparente. Alcune informazioni per la creazione del prezzo dell’opera d’arte sono di principio accessibili, quali ad esempio l’anno di produzione, le dimensioni, il movimento artistico di appartenenza, i materiali e la tecnica di esecuzione; con riferimento all’artista si rilevano il grado di autenticità dell’opera, il numero di anni trascorsi dal suo eventuale decesso e la sua nazionalità. Altre invece necessitano un’interpretazione da parte di esperti del settore e sono soltanto di limitato accesso: il livello delle quotazioni passate, il periodo o la piazza in cui è avvenuta la transazione, l’identità della casa d’aste, la dinamica del reddito dei potenziali acquirenti, il rendimento reale delle azioni e delle obbligazioni e il tasso di inflazione. In un mercato pertanto così opaco dal punto di vista informativo, oltre ad essere insufficientemente liquido e non regolamentato, i prezzi possono subire ampie oscillazioni a causa delle asimmetrie informative fra venditori e acquirenti, e spesso le negoziazioni richiedono tempi lunghi e costi notevoli».
D.Z.: «Da 500.000 collezionisti del dopoguerra, il mercato è rapidamente cresciuto fino a raggiungere quasi 70 milioni di persone, residenti in tutti i continenti. A lungo riservato ai più ricchi, il mercato dell’arte è dunque diventato incredibilmente aperto negli ultimi anni attraverso anche intense attività a favore di una maggiore conoscenza.
A partire dagli anni ’90, gli investimenti finanziari artistici sono stati facilitati dall’accesso alle informazioni. Oggi, grazie a Internet, un individuo può avere tante informazioni quanto un grande esperto degli anni ’80, a patto che si sappia come usarle. A quell’epoca Artprice, ad esempio, iniziò a costruire il suo enorme database per definire accuratamente la valutazione degli artisti. Le informazioni fornite dalla società di Lione, consentono infatti di calcolare il prezzo di un’opera rivenduta più volte negli ultimi decenni. In pochi click, un investitore può conoscere le tendenze del mercato, avendo un facile accesso alle opere».
A.B.: «Al pari di ogni classe di investimento, anche in ambito artistico vi è un mercato con un’evoluzione dei prezzi. Come nel settore finanziario, per investire con successo in opere d’arte, sono necessarie ampie competenze, molta esperienza ed una eccellente rete di relazioni».
F.M. : «Il valore economico di un’opera d’arte dipende soprattutto dall’aspettativa circa il suo valore futuro, per questo il mercato dell’arte è caratterizzato da una costante ricerca di prodotti innovativi ma con una certa percentuale di rischio. Chi intende investire nell’arte deve avere accesso all’informazione sul valore potenziale di un artista, informazione privilegiata che tenderà ad usare immediatamente investendo i propri risparmi nell’acquisto di sue opere.
Dal mio osservatorio noto che ad avere con l’arte i migliori risultati sono coloro che hanno buoni contatti con collezionisti e rapporti stretti con curatori di mostre e direttori di musei e istituzioni. Fare un buon investimento nel settore del contemporaneo emergente non è semplice perché bisogna dedicare molto tempo a frequentare gli artisti o i “professionisti” del settore come per esempio i galleristi, altri collezionisti o i curatori. E poi bisogna anticipare i tempi del mercato secondario delle aste pubbliche. La nascita di numerose start up che cercano di determinare una relazione tra un oggetto che ha una forte valenza emozionale e un algoritmo matematico fa comunque riflettere sul fatto che la nuova frontiera è spingere gli investimenti in arte con il supporto dell’Intelligenza Artificiale. Tuttavia anche in questo campo regna una certa incertezza poiché non è ancora provato in maniera inequivocabile che l’intelligenza artificiale riesca a sostituire il “tocco umano”, ovvero la sensibilità umana nel sondare le preferenze dei critici, dei galleristi e soprattutto del pubblico».
S.C. : «La storia ci ha dato ampie dimostrazioni di un passaggio di risorse dall’industria, che crea ricchezza, al mondo della finanza, per arrivare poi ad investimenti in cultura e conoscenza e dunque anche nell’arte. L’esempio classico è stato quello, nel secolo scorso, degli Stati Uniti, dove il mercato dell’arte ha potuto godere di ingenti investimenti finanziari che hanno favorito la crescita di musei, gallerie e collezionisti privati. Ora il fenomeno tende a ripetersi in un altro contesto geografico : quello asiatico, dove negli ultimi anni Hong Kong è diventato senza alcun dubbio una piazza di rilevanza mondiale»
Quali vantaggi può offrire il mercato dell’arte come alternative asset per diversificare il portafoglio di rischio?
A.A.: «Dati alla mano, l’evoluzione dei prezzi di un campione di 5.660 lotti, venduti nel 2018 e per i quali è stato chiaramente identificato un precedente acquisto all’asta, mostra che il rendimento medio annuo delle opere in circolazione è ora pari a +7%, per un periodo medio di proprietà di 11 anni. Nel campo artistico, di conseguenza, la miglior concretizzazione di un progetto di investimento in arte è la creazione di una collezione. La maggior parte del payoff dell’investimento in arte si ottiene dal dividendo estetico al quale si somma spesso il piacere della ricerca e dell’acquisto. Una raccolta di opere offre vantaggi oggettivi oltre al tempo che vi si dedica nel darle forma. L’idea, quindi, di investire nel creare una raccolta che abbia un tema, che rispecchi gli interessi del collezionista è un investimento, anche a livello economico, maggiore rispetto all’acquisto e all’immediata rivendita di una singola opera per mere motivazioni economiche».
D.Z.: «Un portafoglio ben diversificato consente una riduzione del livello di rischio, pur mantenendo un rendimento soddisfacente. Secondo Thierry Erhmann, direttore di Artprice, l’acquisto di un’opera presenta pochi rischi a condizione che segua alcune regole di base. Innanzitutto, la tracciabilità del lavoro deve essere impeccabile. Quindi, è meglio comprare un artista quotato, vale a dire uno dei suoi lavori deve essere già stato inserito in un’asta pubblica o apparire in un catalogo di vendita. Infine, deve essere considerato un investimento a lungo termine, da mantenere tra 8 e 12 anni. Il mercato dell’arte è anche più sicuro dei mercati finanziari: un’opera non può essere svalutata altrettanto rapidamente quanto altre forme di investimento. Mai il valore di un’opera d’arte è calato del 50% in un anno. Infine, l’arte è un bene particolare che oltre a valore genera piacere».
A.B.: «Noi non consideriamo l’arte in quanto investimento finanziario in senso stretto. Tuttavia, le opere d’arte possono senz’altro contribuire ad una migliore diversificazione e alla conservazione del valore di un patrimonio».
F.M. : «Il mercato dell’arte è un territorio interessante e ricco di opportunità da esplorare per chiunque voglia diversificare i propri investimenti attraverso l’acquisto diretto di opere d’arte o per via indiretta attraverso l’acquisto di quote di fondi specializzati. Il problema è sempre lo stesso: creare valore e capire come l’arte, un emotional asset, produce rendimento.
Trattandosi di un mercato in cui le transazioni principali avvengono durante le sessioni d’asta (in ridotti e prestabiliti periodi dell’anno), il valore delle opere d’arte non varia quotidianamente e, dunque, le eventuali oscillazioni di prezzo avvengono in maniera meno repentina rispetto a quanto accade sui mercati finanziari tradizionali.
La massiccia entrata sul mercato delle aste di fondi d’arte non deve però portare a credere che l’investimento in arte sia più solido e meno direttamente correlato alle dinamiche macroeconomiche del mercato tradizionale. L’investitore tout court, contrariamente al collezionista, dismette i propri investimenti in opere d’arte come liquiderebbe altri tipi d’investimenti meno legati all’aspetto emozionale.
S.C. : «Sicuramente l’arte può rappresentare un asset molto interessante nell’ottica di una diversificazione del portafoglio, a condizione tuttavia che venga concepita come un investimento non di breve ma di lungo periodo e dunque destinato a rivalutarsi nel tempo. Per esempio, alcune grandi collezioni private formatesi nel corso magari di mezzo secolo hanno oggi un valore superiore alle ricchezze industriali che le hanno generate. Bisogna tuttavia tener conto del fatto che l’investimento in opere d’arte sconta un problema di liquidità ed ha un’alta soglia d’ingresso dovuta anche alle elevate commissioni che si devono pagare soprattutto se gli acquisti vengono fatti in galleria. Bisogna poi considerare le difficoltà di un rapido smobilizzo dettato da condizioni di necessità i rischi dovuti al fatto che un artista, una tendenza o un periodo artistico possono passare di moda e non avere più mercato al di là del loro intrinseco valore. Per questo è meglio affidarsi sempre al parere di un esperto che possa aiutare ad orientarsi sull’andamento del mercato».
Un ruolo sempre più delicato sembra essere riservato agli esperti incaricati di effettuare le valutazioni di opere e artisti? Quali nuove competenze si richiedono a questa specifica professionalità?
A.A.: «Oggigiorno vengono richieste competenze sempre più trasversali in ambito progettuale, fiscale, economico e una conoscenza degli strumenti per la gestione strategica e l’implementazione di progetti di valorizzazione e valutazione della cultura. L’irregolarità e l’opacità di questo tipo di mercato hanno richiesto la formazione di nuove professionalità di mediazione che, oltre ad avere una conoscenza accademica storico-artistica, abbiano anche competenze in campo economico-finanziario. Questa figura ibrida, a metà tra conoscitore d’arte e analista finanziario, si rispecchia nell’art advisor, il cui compito principale è fornire un servizio di consulenza sugli acquisti e sugli investimenti nel mercato dell’arte. In aggiunta l’art advisor deve fornire consigli di carattere legale, assicurativo e indicazioni circa le modalità di conservazione e trasporto delle opere».
«D.Z. : «All’interno delle istituzioni culturali ci sono musei, curatori di mostre, critici d’arte, giornalisti, che danno valore estetico alle opere d’arte, delineando ciò che è arte e cosa no. Sul lato finanziario, ci sono galleristi, mercanti o intermediari, che definiscono il valore commerciale ad un’opera d’arte. Le relazioni esistenti tra questi due campi sono sempre più intrecciate. Ciò implica che gli esperti devono conoscere gli eventi che si svolgono nel mondo dell’arte. Un curatore seleziona un artista e il valore delle sue opere aumenta mentre una galleria promuove l’integrazione di un creatore in collezioni museali. È quindi necessario avere un buon tempismo, lanciare gli eventi al momento giusto, e avere una visione permanente di ciò che viene fatto nel mondo dell’arte. Oggi, conoscere gli strumenti di marketing è una priorità, sia per un museo che in ambito commerciale».
A.B.: «Oltre ad un eccellente bagaglio di conoscenze specialistiche, è necessario disporre di una solida esperienza e di un’ottima rete di contatti. Come nel settore finanziario, seguire costantemente e attentamente il mercato è indispensabile anche in ambito artistico. Nell’era digitale, nuovi mezzi e tecnologie d’informazione permettono poi di sfruttare ulteriori potenzialità relative alla comunicazione e alla ricerca, generando competenze ancora più mirate».
F.M. : «Confermo che il ruolo dei cosiddetti “esperti” è sempre più delicato. Tanto che alcuni storici dell’arte, ben consapevoli del fatto che l’expertise non può essere basata sul punto di vista di una singola persona, spesso non desiderano essere coinvolti nel rilascio di certificati di autenticità o nella redazione di cataloghi ragionati di singoli artisti per timore di cause legali.
Bisogna poi mettersi d’accordo su che cosa s’intende con il termine di “esperto”. È difficile che in una persona si concentrino sia le competenze tecniche specifiche su un singolo artista sia sufficienti conoscenze e affinità con la situazione dei suoi scambi. Gli “esperti del mercato” spesso poi non sono imparziali e sottovalutano che la storia dell’arte è un dibattito aperto con continue discussioni e richiede un consenso pubblico tra gli specialisti per guadagnare attendibilità.
Chi è incaricato di compiere una valutazione di un’opera a scopo di una transazione, ma anche semplicemente per includerla in una mostra o assicurarla, più che avere delle competenze specifiche deve avere un approccio basato sul rischio tenendo conto della pratica della due diligence. Quest’ultima andrà eseguita non solo sull’oggetto, ma anche sul cliente (individuo, società, fondazione) e sulla transazione stessa (motivo, provenienza dei fondi) perché è importante conoscere il contesto della richiesta che si riceve. A questo scopo ritengo molto valide le linee guida che ha recentemente pubblicato l’Art & Law Foundation di Ginevra.
S.C. : «Quello dell’arte è un mercato molto professionale che richiede specifiche competenze e il ruolo degli esperti risulta essere particolarmente delicato se si vuole evitare di incorrere in conflitti di interesse. L’art advisor per esempio è una figura molto presente e qualificata nel mondo anglosassone, molto meno in quello latino dove tende a confondersi con quella di un intermediario direttamente coinvolto nell’acquisto o meno di un’opera d’arte. Nel mondo dell’arte non bisogna poi trascurare il ruolo che gioca l’elemento emozione, quella passione che guida il collezionista e che può portarlo talvolta ad una sopravalutazione di un’opera per il puro piacere di possederla e di includerla nella propria collezione».
A suo giudizio quale potrebbe essere l’evoluzione futura e quali rischi si potrebbero correre rispetto ad una corretta dinamica di mercato?
A.A.: «In generale sarebbe consigliabile avere maggiore prudenza e coltivare meno certezze, visto che l’incertezza degli investimenti sul mercato dell’arte è legata all’evoluzione delle scelte sul lungo termine. Se le variazioni dei prezzi sono relativamente deboli nel corso dei mesi, i valori possono impennarsi o crollare in uno o due decenni, rischiando di creare delle bolle speculative sempre in procinto di esplodere. Senza una decisa regolamentazione del mercato e una trasparenza più netta, è necessario avvalersi dell’ausilio di professionisti del settore».
D.Z.: «Dal 2017, il mercato dell’arte ha registrato una significativa crescita globale, con un aumento di quasi il 20% delle vendite. Tuttavia, una conoscenza approfondita del mercato dell’arte dimostra un andamento ciclico dei prezzi. Il primo mercato, quello della prima vendita di un’opera, tuttavia, segna una diminuzione delle vendite e soprattutto un abbassamento del numero di gallerie. La sicurezza è importante nei mercati finanziari e la contraffazione e l’occultamento possono costituire un autentico problema. La moralizzazione del mercato è quindi essenziale per la sua buona salute. È importante che le nozioni di autenticità o innovazione seguano dibattiti estetici per limitare il rischio degli investitori».
A.B.: «Non siamo attivi nel mercato dell’arte e neppure offriamo una consulenza specifica ai nostri clienti per questo genere di investimenti. Qualora fosse richiesto, mettiamo però volentieri a disposizione la nostra esperienza e l’accesso alla rete di relazioni delle Collezioni dei Principi del Liechtenstein. Tuttavia non siamo in condizione di esprimerci sull’evoluzione futura di questo particolare mercato».
F.M. : «Tanto i collezionisti quanto gli investitori cercano di sfruttare al meglio le informazioni disponibili, in particolare quelle che possono incidere sulle future valorizzazioni. Tuttavia anche gli operatori del settore dell’arte si abbandonano talvolta a comportamenti che li portano a seguire l’andamento del mercato anziché indirizzarlo e così facendo si possono generare eccessi e bolle speculative che poi portano ad aggiustamenti bruschi. Non è da escludere che la critica sia influenzata dalle valutazioni di mercato e dai flussi monetari che si dirigono verso certi investimenti, nell’intento di giustificarli e con il risultato di accentuarne i movimenti nel breve periodo. La creazione stessa di un’opera d’arte è un rischio straordinario, con esiti altamente incerti e valutazioni influenzate da asimmetrie informative.
S.C. : «Il rischio maggiore è sempre quello insito in tutti i fenomeni che tendono a spingere un artista, una scuola o una tendenza al di la dei suoi reali valori di mercato. Ciò puo generare evidentemente eccessi di valutazione o addirittura bolle speculative con conseguenti improvvise cadute dei prezzi. Per questo, come ho già detto, gli investimenti vanno valutati sul lungo periodo ed è necessario conoscere e studiare approfonditamente il lavoro di un artista per compiere poi le proprie scelte d’acquisto in modo oculato e senza facili entusiasmi».
L’opinione di Cinzia Sanvido, Executive Director Banca Julius Baer & Co. SA
«Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi articoli su questo argomento. Diversificare il rischio di un portafoglio attraverso acquisizioni di arte è possibile, ma non c’è una formula generica che garantisca un risultato positivo. L’Importante è naturalmente acquisire l’opera “giusta” dell’artista “giusto”. Osservando il mondo dell’arte contemporanea, non sempre l’affermazione diversificazione del rischio è pertinente. Abbiamo assistito a crescite esponenziali nelle quotazioni, ma anche a capitomboli importanti. Acquistare opere d’arte al fine di fare un investimento importante può comportare delle delusioni. Solo in Svizzera ufficialmente sono stati catalogati 6000 artisti contemporanei ma pochi hanno raggiunto quotazioni di rilievo. Ovviamente ciò non vale per i grandi maestri del passato, per i quali il mercato è in forte crescita. Sempre più paesi sono alla ricerca di opere importanti per allestire Collezioni per i loro Musei e fungere così da attrazione turistica. In ogni caso, quando si tratta di investire nell’arte è molto importante parlare con esperti del campo».