Architetto Alex Romano, l’ubicazione del sito definisce di per sé il progetto come un intervento di grande valore per la riqualificazione urbana di Mendrisio…

«Vorrei partire proprio dal nome che abbiamo voluto dare a questo progetto, poiché “Ammar” è una parola araba che qualifica qualcosa che è “destinata a durare nel tempo”. Ebbene, questo edificio vuole proprio marcare in modo importante uno degli spazi urbanidi rilevanza strategica per Mendrisio, nel punto di raccordo tra via Stefano Franscini e via Beroldingen, un luogo nodale tra la stazione ferroviaria, il distretto commerciale, i collegamenti extraurbani e il centro città. La sua posizione in prossimità del centro storicolo caratterizza immediatamente come una sorta di “porta d’ingresso” alla città vecchia: in questa prospettiva, l’intervento vuole essere sia la sperimentazione di un nuovo linguaggio architettonico in armonia con il contesto, un luogo di grande attrattiva per le sue diversificate destinazioni, ma anche un edificio-simbolo che rispecchia la vocazione della città nei confronti di scelte orientate alla sostenibilità e alla qualità ambientale».

Un elemento che caratterizza tutta l’area è certamente il movimento, delle persone, delle merci, dei mezzi di trasporto…

«Infatti. Non a caso, il concept di progetto si ispira ad unaidea di dinamicità prevedendo la rotazione del blocco edilizio 1 lungo via Franscini e del blocco 2 lungo via Beroldingen. Gli spazi commerciali previsti nel livello inferiore di ciascun blocco e le aree verdi annesse generano incontro e creano occasioni per nuove relazioni. Riferendoci proprio all’idea di movimento avviamo voluto interrompere orizzontalmente l’impatto cromatico delle facciate con l’inserimento di linee marcapiano in metallo che circoscrivono i due blocchi, segnando una forte dinamicità formale e fluidità, in richiamo ai binari dell’adiacente ferrovia nelle linee continue e morbide».

Entrando nel merito del progetto, possiamo riassumere di quali principali elementi si compone?

«L’edificio è caratterizzato da due blocchi sfalsati di circa 3m che seguono l’orografia del terreno, ognuno di 5 livelli fuori terra con le attività commerciali e luoghi d’incontro come bar, gelaterie, ristoranti ed attività sostenibili al primo livello, mentre le residenze occuperanno i piani superiori: sono previsti 16 appartamenti, 8 per ogni blocco dotati di ampie terrazze che circoscrivono l’intero perimetro architettonico conferendo grande dinamicità formale e visiva. Nella copertura del blocco 1 che confina con via Franscini, è prevista una terrazza condominiale mentre in quella del blocco 2 è prevista una terrazza attrezzata per l’installazione di pannelli fotovoltaici e impianti vari».

Nella presentazione del progetto lei parla di “verde artificiale”. Che cosa significa?

«Il concetto che vorrei sottolineare è che il verde, in tutti i suoi aspetti cromatici, naturali e sostenibili, è messo al centro del progetto architettonico, riducendo l’impatto della costruzione sull’esistente, creando al tempo stesso un’esperienza piacevole e accogliente per gli abitanti. La vegetalizzazione di facciate e tetti costituisce un contributo in favore della biodiversitàlocale, migliorando inoltre l’isolamento termico e la qualità dell’aria. Nelle aree verdi previste (quella di svago all’interno dei due blocchi protetta dai rumori esterni e dal traffico della viabilità, quella pubblica in prossimità degli spazi commerciali e quella nella zona relativa ai posteggi) saranno infatti piantumate alberature autoctone per contribuire alla salvaguardia della biodiversità e piante ornamentali».

La sensibilità contemporanea è oggi fortemente orientata verso architetture compatibili con il rispetto e la tutela ambientale. Possiamo parlare di un edificio sostenibile?

«Assolutamente sì. L’edificio è considerato come un “sistema unico” ovvero costruito coerentemente con tutte le componenti edili, impiantistiche e di involucro attraverso un adeguato isolamento, al fine di rispettare i requisiti dello standard Minergie-P. La costruzione sarà a tal fine ecologica e sarà dotata di tecnologie innovative che ottimizzano l’efficienza energetica, la qualità della costruzione e l’utilizzo di energie rinnovabili. Inoltre, il sistema di rivestimento innovativo di facciata è composto da lamelle verticali verdi di differente cromia e con diversa inclinazione al fine di creare dinamicità visiva ed un effetto di chiari/scuri in relazione al movimento del sole. Questi elementi avranno la funzione di ripari fonici e garantiranno permeabilità visiva dall’interno verso l’esterno e privacy alle funzioni interne».

In sintesi, a quali principali esigenze risponde questo edificio, rispetto agli abitanti e più in generale riguardo alla città di Mendrisio?

«Mi piace dire che questo progetto, presentato solo in fase preliminare informativa e che potrà essere consegnato tramite una procedura ordinaria solo se sarà ammessa la demolizione dello stabile esistente, decisione attualmente in fase di valutazione presso le autorità competenti, risponde a specifiche esigenze commerciali e residenziali mettendo al primo posto valori come la socialità e la convivialità che rappresentano un aspetto sempre più importante nella valutazione delle qualità della vita di una città. Le destinazioni commerciali sono state pensate per consentire agli abitanti di appropriarsi degli spazi secondo le loro esigenze e di pensare al futuro privilegiando delle sistemazioni flessibili ed evolutive, mentrel’allestimento di zone di incontro e di spazi pubblici va incontro alle esigenze sia dei giovani che degli anziani, con la creazione anche di bar, negozi e/o servizi di prossimità.  Al tempo stesso l’edificio, in virtù della sua marcata rappresentatività, si propone come una nuova espressione architettonica offrendo a Mendrisio un nuovo linguaggio di codici visuali e tecnici che consentono di instaurare una connessione equilibrata tra artificio e natura, rafforzando nel contempo l’identità e il senso di appartenenza della comunità».

alex romano architect

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