Il Console Uberto Vanni d’Archirafi ha esordito nel 1989 alla Farnesina di Roma, sede del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale della Repubblica Italiana, presso la Direzione Generale per gli Affari Politici, per poi essere assegnato come Secondo Segretario a Buenos Aires (1992) e Primo Segretario Commerciale a Tunisi (1995). Tornato al Ministero degli Esteri nel 2000, è stato nominato Capo Ufficio per i Paesi Europei e, nel 2004, ha seguito la candidatura italiana all’Expo 2007.

Console Generale a Vancouver (2005) e poi a Londra (2009), ha ottenuto il titolo di Ministro Plenipotenziario nel 2011. È stato Consigliere Diplomatico del Ministro della Cultura in due mandati (2013-2018 e 2020-2022) e Ambasciatore in Portogallo nel 2018. Inoltre, dopo un periodo al Servizio del Cerimoniale, dal 2023 è stato Inviato Speciale per i Paesi dei Caraibi e Vice Direttore Generale per l’America Latina e i Caraibi.

Il calendario degli impegni di Uberto Vanni d’Archirafi, come per i suoi predecessori, conferma come le sue attività si stiano al momento sviluppando sul solco di una prima presa di contatto con gli interlocutori istituzionali del Canton Ticino. In primo luogo il Gran Consiglio e le autorità amministrative, per avviare relazioni bilaterali in tutti i campi: da quello politico a quello economico, scientifico, commerciale e culturale.

In questa intervista, il nuovo Console Generale d’Italia a Lugano, inoltre, ricorda quanto l’attività del diplomatico si intrecci con le qualità dei suoi rappresentanti.

«In ogni contesto, sociale e storico, infatti, i diplomatici si trovano a condividere esperienze simili» – esordisce Vanni d’Archirafi – «a cominciare dal dover iniziare da zero ad ogni scadenza e rinnovo di mandato e, parimenti, assicurare con la loro attività una presenza istituzionale nella quale i concittadini e le autorità locali possano identificare il delegato di un Paese estero come il rappresentante ufficiale con cui proseguire le relazioni in essere».

Ci troviamo in un contesto segnato da elementi critici, come le difficoltà post pandemia, il conflitto Russia-Ucraina ancora in corso, la crisi della materie prime e problematiche geopolitiche internazionali che sembrano moltiplicarsi…

«Ogni incarico diplomatico presenta sfide diverse, ma il compito principale resta invariato: costruire, fin dall’inizio, un rapporto di fiducia con le istituzioni locali e con la comunità dei connazionali, proponendosi come interlocutore stabile e riconoscibile. Quindi, anche a Lugano mi impegnerò in modo che il nostro Consolato Generale prosegua lo sviluppo di iniziative efficaci e congiunte. Naturalmente, tenendo conto delle specificità locali e delle reciproche differenze che, come avviene in particolare tra il Cantone Ticino e la vicina Repubblica, si trovano ad essere comunque favorite da un contesto di prossimità geografica e culturale. Ciò premesso, la condivisione della lingua italiana rappresenta un elemento fondamentale, che storicamente facilita il dialogo e le relazioni costruttive tra i nostri Paesi rendendoli unici al mondo».

Cosa ha provato, da diplomatico di lunga esperienza ma italofono, nell’assumere un incarico in un Paese straniero che tuttavia condivide una forte prossimità culturale con l’Italia?

«Essere figlio d’arte mi ha portato fin da giovane a vivere il lavoro all’estero come parte integrante del mio sviluppo umano e professionale. Ho sempre affrontato ogni nuova sede con lo stesso impegno. Nato a Bruxelles, ho seguito un percorso di formazione scientifica che ha esaltato la mia matrice latina la mia famiglia è di origini siciliane), con studi in Argentina e a Madrid, completati da una laurea alla LUISS in Scienze Politiche, ateneo orientato ad una formazione internazionale, ma con un legame altrettanto forte con il mondo delle imprese. Dopo il concorso nel 1989 ho iniziato il mio percorso professionale alla Farnesina occupandomi di America Latina prima e di Cooperazione Politica Europea, poi. Una breve parentesi ma molto formativa è seguita in Argentina. A Tunisi, invece, ho potuto condividere le esperienze degli imprenditori italiani all’estero, esperienza che poi ho integrato durante il mio incarico a Vancouver, a servizio dei connazionali residenti in Canada, e successivamente a Londra, sempre come Console Generale, dove ho avuto modo di sviluppare una azione ad ampio raggio e non solo consolare. A Londra infatti è presente una comunità di italiani che, complessivamente, superava le novecentomila unità. Inoltre, l’attività di Consigliere Diplomatico al Ministero della Cultura, per esempio, mi ha permesso di approfondire il concetto di valorizzazione culturale, elemento centrale di ogni promozione del marchio “Made in Italy”, sui mercati esteri. Come Ambasciatore d’Italia a Lisbona poi ho potuto racchiudere in una azione complessiva l’esperienza professionale maturata negli anni dando concretezza ai rapporti diplomatici bilaterali».

Console, quali le linee guida del suo piano di lavoro per i prossimi anni?

«L’esperienza maturata in ambito istituzionale mi consente, anche a Lugano, di orientare le attività su un ventaglio di iniziative che non si limitano a quelle prettamente connesse al ruolo istituzionale di Console Generale, ma di sviluppare una strategia di promozione del mio Paese su un più ampio spettro di attività e fronti: da quello scientifico e tecnologico, aprendo la strada per nuove collaborazioni fra Università svizzere e italiane, a quello economico e commerciale, coadiuvando la dove si rendesse necessario l’eccellente azione già sviluppata dall’Istituto del Commercio Estero e dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, a quello culturale. Insomma, una azione ad ampio raggio che trova il suo fondamento nelle eccellenti relazioni tra Italia e Svizzera grazie anche alla lungimirante azione della nostra Ambasciata a Berna».

«In effetti», prosegue Vanni d’Archirtrafi, «obiettivo principale è rafforzare le relazioni tra Italia e Canton Ticino, sviluppando tematiche che rendano le regioni adiacenti maggiormente interdipendenti, ad iniziare da uno stretto raccordo sui temi connessi ai rapporti transfrontalieri. Promuovere un maggiore dialogo nei settori industriale, economico e commerciale, ad esempio, costituisce una priorità della mia azione nel Ticino, sfruttando l’importante fluidità nei rapporti fra regioni adiacenti. In questo senso intendo prestare molta attenzione allo sviluppo di progetti d’impresa che possano contribuire ad aprire nuove dinamiche di sviluppo economico. Ma anche iniziative volte ad esaltare le eccellenze accademiche italiane, come ad esempio quelle presenti nel nord d’Italia. Penso a Milano ed al Politecnico, ma anche a Trieste, dove sono presenti centinaia di Istituzioni scientifiche e tecnologiche Internazionali alcune delle quali direttamente collegate all’UNESCO. Aiutare le istituzioni accademiche a creare spazio per l’impresa, per le start up.

Uno dei miei prossimi incontri sarà con i responsabili dell’Università della Svizzera Italiana, molto nota a livello internazionale, ed esplorare nuove possibili collaborazioni. Infine, credo importante sostenere progetti culturali che contribuiscano ad una maggiore comprensione tra il Canton Ticino e l’Italia: e di iniziative ce ne sono tante, da una parte e dall’altra delle frontiere. Occorrerà selezionare quelle che potrebbero costituire un valore aggiunto nella reciproca conoscenza e farle dialogare».