Innanzitutto, che cosa si intende per filantropia strategica?
«La filantropia è qualcosa di altamente emotivo. È qualcosa che facciamo, non perché dobbiamo, ma perché desideriamo farlo. È quindi ancora più importante pianificare correttamente, partendo dalla formazione di una visione e missione pertinenti fino alla decisione del giusto approccio e strategia. In quest’ottica, un’erogazione filantropica acquista significato se consente di raggiungere gli obiettivi prefissati: non si dona per donare, bensì per produrre cambiamento».
Dunque ogni filantropo o organizzazione non profit può essere un “motore di cambiamento”?
«Sì, a condizione che adotti strumenti organizzativi e gestionali atti a valutare e migliorare la propria azione in modo tale da produrre un effettivo cambiamento. Nel 2017 Assemblea generale delle Nazioni Unite nella risoluzione “Trasformare il nostro mondo: l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” ha definito 17 obiettivi globali che coprono le questioni di sviluppo sociale ed economico; dalla povertà e dalla fame alla salute, all’istruzione e all’ambiente; e questi argomenti appartengono alla maggior parte delle visioni filantropiche. Questi obiettivi potranno essere raggiunti quando le persone ne saranno più consapevoli, ma anche quando esisteranno più soluzioni che consentano al pubblico, e anche ai filantropi, di dare un reale contributo alle persone e al pianeta con un impatto misurabile».
Come è possibile misurare se la donazione ha effettivamente portato cambiamento sociale?
«È necessario avere una “theory of change” che definisca la metodologia di realizzazione dell’intervento e gli strumenti per analizzare la situazione prima e dopo. La realizzazione di questa teoria impone di iniziare dalla fine, cioè dal risultato che si desidera ottenere e, in seguito definire a ritroso i passi grazie ai quali si intende raggiungere l’obiettivo. Le organizzazioni non profit che adottano una “theory of change” ottengono risultati positivi sotto ogni aspetto: migliorano l’immagine esterna, la capacità di raccogliere fondi e di presentare progetti e sono in grado di raggiungere più facilmente gli obiettivi prefissati».
In che modo una banca come UBS può essere di supporto alla filantropia strategica?
«Alcune cifre possono aiutare a comprendere le dimensioni del fenomeno. Se si considera che attualmente il patrimonio filantropico mondiale è stimato in circa 1,5 trilioni di dollari e che tale ammontare salirà a 5 trilioni entro il 2030, appare evidente la necessità di valutare come queste ingenti risorse debbano essere poi veicolate attraverso erogazioni dirette o mediante strumenti d’investimento. Come leader nella gestione patrimoniale, UBS ha dato priorità all’individuazione delle strategie migliori per la gestione dei patrimoni filantropici avvalendosi dell’attività di consulenza nonché un’offerta di soluzioni che permettano di investire in settori e attività a forte impatto sociale, sostenibili e socialmente responsabili».
A questo proposito come si è andato modificando nel tempo l’orientamento verso investimenti sostenibili e responsabili?
«La moderna definizione di Filantropia, “Amore per l’umanità, ovvero verso il prossimo come sforzo a promuovere la felicità e il benessere degli altri” risale al XVIII secolo e sopravvive ancora oggi, ma il modo in cui è attuato si è evoluto e continua ad evolversi. Nel sedicesimo secolo le organizzazioni benefiche, religiose e civiche, erano spesso finanziate tramite lasciti; poi è arrivata una tradizione più attivista di impegno e di beneficenza diretto durante la vita invece che dopo la morte. Questa evoluzione continua oggi laddove l’importanza dei risultati ambientali e sociali, tradizionalmente più forte nella filantropia, si combina con un ritorno finanziario sempre più importante e più specifico degli investimenti sostenibili e ad impatto sociale».
Quali sono i motivi che possono spingere un filantropo (che sia una persona o un’organizzazione) a chiedere una consulenza o un altro tipo d’intervento da parte di una banca come UBS?
«Già da oltre due decenni è una priorità per UBS essere leader nella sostenibilità e questo con iniziative che spaziano dall’accompagnare i nostri clienti nello sviluppo dei loro progetti filantropici, grazie a un team di consulenti esperti e dedicati, nonché progettare progetti specifici con e per i nostri clienti da finanziare attraverso la UBS Optimus Foundation. Negli ultimi anni si è aggiunta la creazione di preziose soluzioni di investimento sostenibili in cui il ritorno finanziario deve considerare anche i risultati ambientali e sociali. Già oggi oltre un trilione di franchi svizzeri, un terzo del totale degli investimenti gestiti o amministrati da UBS sono investiti in investimenti sostenibili e UBS si sta avvicinando al raggiungimento dei 5 miliardi in investimenti ad impatto legati agli SDG nell’arco di cinque anni per cui ci siamo impegnati alcuni anni fa al World Economic Forum di Davos».