Dal vostro osservatorio privilegiato come valutate lo stato attuale della piazza finanziaria ticinese?

«Rispetto allo scorso decennio la piazza finanziaria ha subito un consolidamento, è inutile nasconderlo. Il settore bancario, a livello globale, si è trovato in una situazione di forte stress dovuto principalmente alla crisi economica internazionale che ha portato ad un importante cambio di paradigma. In Svizzera il cambiamento è stato molto evidente, con una piazza che ha abbandonato il segreto bancario per concentrarsi su quelle competenze che, segreto o meno, l’hanno sempre resa particolarmente competitiva: efficienza, collaboratori qualificati, stabilità politica, sicurezza del franco e burocrazia snella. Questo ovviamente vale anche per il Ticino: gli istituti bancari, nonostante le difficoltà, hanno superato la crisi e i cambiamenti che ne sono conseguiti. Il settore offre ancora ottime condizioni di lavoro e impiega per la stragrande maggioranza personale residente. Il sistema è solido ma vi sono ancora importanti problemi da risolvere: rimane infatti centrale la questione dell’accesso al mercato italiano, fondamentale per la nostra piazza. Se la collaborazione con la vicina Penisola è un problema prevalentemente ticinese, altri fattori stanno influenzando negativamente il settore bancario svizzero nel suo insieme: mi riferisco in particolare ai tassi d’interesse negativi che tengono sotto pressione le banche elvetiche».

Quali sono le iniziative che ABT promuove per favorire la crescita e la competitività delle banche e degli altri operatori finanziari presenti in Ticino?

«Come Associazione Bancaria Ticinese abbiamo la missione, indicata anche nel nostro statuto, di promuovere la piazza finanziaria nel suo insieme. Perseguiamo questo scopo in diversi modi: rappresentiamo il settore nei rapporti con le autorità cantonali e federali, dialoghiamo con la politica per portare avanti i temi di interesse per la piazza, coordiniamo commissioni e gruppi di lavoro dedicati a temi specifici, comunichiamo le nostre posizioni attraverso i media, informiamo i ticinesi sull’andamento del settore bancario e promuoviamo la comunicazione tra istituti bancari. Per quanto riguarda il lavoro di coordinamento, vorrei portare l’esempio delle nuove leggi sugli istituti finanziari e sui servizi finanziari che entreranno in vigore nel 2020. L’ABT ha creato un gruppo di lavoro con l’obiettivo di permettere alle banche di prepararsi al meglio a questo importante cambiamento. Parlando di formazione aggiungerei che il Centro Studi Villa Negroni offre un’ampia scelta di corsi per garantire una formazione continua ad alto livello a bancari, fiduciari, assicuratori e avvocati: ovvero tutti gli attori della piazza finanziaria.

Come detto promuovere la piazza non passa solo dall’operatività, bensì anche dalla comunicazione: è infatti importare rappresentare il settore bancario nei media, partecipare al dibattito economico e politico, collaborare con le altre associazioni di categoria e far conoscere le tante caratteristiche vincenti del nostro sistema bancario. Tutti compiti che svolgiamo con impegno e serietà con l’unico obiettivo di supportare la piazza finanziaria del nostro Cantone».

Il futuro si presenta denso di novità (Blockchain, criptovalute, ecc.). In che modo ABT sta affrontando le profonde trasformazioni in atto?

«Siamo sicuramente sensibili e attivi sul tema. Dialogando con le banche abbiamo notato come sul tema criptovalute ci sia un certo scetticismo, mentre sull’utilità della blockchain permangono ben pochi dubbi. Per questo motivo ci informiamo, valutiamo e raccogliamo le impressioni dei nostri associati in modo da rimanere sempre aggiornati sui cambiamenti in atto. A fronte di queste valutazioni quindi incentiviamo il dibattito sui temi che reputiamo di maggiore interesse per la piazza».

Fintech sembra essere la parola magica cui tutti guardano per l’evoluzione del sistema finanziario. Quali sono le trasformazioni in atto nella specifica situazione ticinese e quali previsioni vi sentite di formulare per i prossimi anni?

«Formulare ipotesi sull’evoluzione delle nuove tecnologie non è facile, visto che non sempre in questo settore le grandi aspettative si traducono in realtà e viceversa. Quello che possiamo dire è che il Fintech sta già trovando applicazione anche in Ticino, in particolare nei processi informatici e organizzativi delle banche. Poi ovviamente non tutti gli istituti hanno gli stessi obiettivi e necessità: è plausibile che le grandi banche stiano lavorando maggiormente per sviluppare il Fintech vista la mole di dati da gestire, il numero di impiegati e di clienti, la burocrazia. Nonostante questo abbiamo in Ticino alcuni esempi che dimostrano come anche istituti locali si stiano attivando sul tema delle ICO e della blockchain. Ribadiamo ancora una volta che le nuove tecnologie possono creare enormi opportunità ma allo stesso tempo esporre il settore a rischi importanti, specialmente in materia di riciclaggio di denaro e protezione dei dati. Per questo motivo bisogna sì investire nel Fintech, ma sempre accompagnando il progresso con le adeguate misure di sicurezza. Solo in questo modo rimarremo una piazza finanziaria seria e credibile».