La filosofia di Ticinowine parte da una certezza: il legame tra frutto e “terroir” è mondialmente riconosciuto. Pensiamo al Merlot che, giunto nel nostro Cantone all’inizio del secolo scorso, resta ancora oggi il secondo vitigno a bacca rossa più coltivato al mondo, ma il primo in assoluto per diffusione come numero di Paesi in cui è coltivato.

Dire Merlot è facile, ma l’infinita diversità tra un Merlot coltivato in Ticino e uno in Sud Africa, Sicilia, nel vicino Alto Adige o solamente in uno dei 22 Cantoni svizzeri, dove oggi trova dimora, ne fa un vino unico dalla propria spiccata tipologia.

Oggi, come direttore dell’Interprofessione della vite e del vino ticinese, posso affermare con certezza che i nostri vini non hanno più alcun bisogno di dimostrare le proprie qualità ed essere riconosciuti quali vini di pregio. Chi è amante dei vini e si avvicina per la prima volta alla nostra regione, resta affascinato dell’eleganza che il vino Merlot riesce ad ottenere alle nostre latitudini.

Andrea Conconi

La sua evoluzione qualitativa è stata raggiunta dai produttori che sono diventati dei veri e propri imprenditori aziendali. Negli anni, hanno saputo adeguare la vinificazione ai cambiamenti di mode e cultura avvenuti nel tempo. Il primo passo è sicuramente avvenuto negli anni ‘70, quando hanno capito che, nell’approccio al vino, era nata una vera rivoluzione: da bevanda di consumo giornaliero stava diventando uno status symbol. Il motto era “bere meno, ma meglio” modo di dire che resta attuale ancora oggi.

Oggi, un imprenditore vitivinicolo deve occuparsi di tutto e non unicamente di produzione. Pensare alla sanità alimentare e ambientale, incentivando gli sforzi che già compie per una produzione di uve più ecosostenibile e vini “naturali”; preoccuparsi della tracciabilità del prodotto; intendersi di acquisti e marketing, come pure avere particolarmente cura del rapporto con la clientela.

Questi cambiamenti e aumenti di responsabilità hanno spinto alcune cantine a creare, negli anni ‘80, uno dei primi uffici di promozione del settore primario al mondo: la Proviti, che in seguito, con la creazione dell’Interprofessione, è diventata Ticinowine. A metà degli anni ‘80, gli accordi internazionali del commercio proibirono di sostenere la produzione a tutto vantaggio della promozione, la quale ha dimostrato una certa lungimiranza nel promovimento del vino legato all’immagine di un territorio. Vista con il senno di poi, ci rendiamo conto come, questa decisione comprensibile da una parte, ci abbia resi dipendenti dall’altra: pensiamo ad esempio ai cereali di cui siamo stati, per decenni, importatori da Paesi come Canada, Stati Uniti e Ucraina. Ricordiamoci che l’Europa sovvenzionava per non seminare e oggi si ritrova con difficoltà di approvvigionamento.

Hanno influenzato la nascita delle Denominazioni d’Origine Controllata (DOC) ben prima che si parlasse delle Denominazioni d’Origine Protette: per i prodotti agroalimentari, ancora una volta, gli imprenditori vitivinicoli sono stati lungimiranti rispetto a quelli di altri settori.

Il futuro è dietro l’angolo e il settore vitivinicolo è attivo per rispondere alle esigenze del cliente. ViSo, un progetto per una viticoltura sostenibile, sta per partire: si tratta di una ricerca che durerà otto anni. A questo progetto si vuole aggregare uno studio legato al mercato e all’economia vitivinicola nei prossimi anni: insomma, la vitivinicoltura del futuro è già qui.