Entusiasta imprenditrice appassionata di destination management, marketing e sviluppo locale con impatto sociale, vanta un’esperienza internazionale per importanti brand del travel come TripAdvisor, World Travel Market, TTG. Ha lasciato una carriera a Londra per fondare Destination Makers, società finalizzata a valorizzare il potenziale dei territori, motivare le comunità locali e costruire nuovi modi di vivere, offrire e promuovere le destinazioni. È speaker in eventi di rilievo internazionale come il Forum delle Rotte Culturali del Consiglio d’Europa e il Workshop sulla Rotta della Seta dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite. È inoltre nel Comitato Scientifico del BTO di Firenze, principale evento legato all’innovazione nel turismo in Italia e docente in destination management e marketing in Europa o presso realtà affermate come il Politecnico di Milano (Scuola di Design). Nel 2019 ha lanciato Recharge in Nature, campagna di marketing diventata virale che ha ottenuto quasi 20mila candidature da tutto il mondo per vivere un soggiorno di totale disconnessione in un rifugio nelle Dolomiti.

Partendo dalla constatazione che il settore del turismo si è completamente fermato e che, solo in Svizzera, si prevedono perdite per 6,4 miliardi di franchi nel 2020, ovvero un calo del 18% rispetto all’anno scorso, Emma Taveri ha messo in luce il fatto che per ripartire in modo sicuro e duraturo occorre avviare fin da ora tutta una serie di azioni che non possono limitarsi a campagne di comunicazione ma devono incidere molto più profondamente sulla struttura stessa dell’offerta turistica.

Il concreto esempio delle esperienze già in atto a Singapore, Filadelfia, Portorico o St. Lucia, induce a mettere in campo le migliori risorse ed energie nello sforzo di focalizzare l’attenzione, nel quadro del complessivo comparto del turismo, su quei settori che, in termini di prodotti e servizi, possono risultare più facilmente attrattivi e meno esposti alle limitazioni imposte, almeno per un periodo che si prevede non breve, dalla ridotta mobilità delle persone. Ciò significa riconsiderare innanzitutto le problematiche connesse al sistema dei trasporti o le necessità legate all’ospitalità, alla sanificazione, alla certificazione dei luoghi dei luoghi abitualmente frequentati dai turisti (musei, monumenti, spazi pubblici, ecc).

Un’attenzione particolare merita la questione della scelta delle destinazioni che nel turismo dei prossimi mesi rivestirà un’attenzione sempre maggiore, e per cui alcuni enti e importanti brand stanno progettando soluzioni virtuali per una fruizione da remoto in attesa che si possa tornare a viaggiare. 

Il concetto di viaggio e di turismo è infatti cambiato molto negli ultimi anni. Un tempo era concepito come una pausa ed evasione dalla routine quotidiana, oggi invece si parla sempre più spesso di “turismo esperienziale”, fenomeno per cui il viaggiatore, specialmente della generazione Millenials (nati fra gli anni ‘80 e il Duemila), desidera viaggi che offrano la possibilità di vivere un’esperienza unica, diversa, irripetibile, mai vissuta prima, e sempre meno i viaggi standardizzati e non personalizzati. Nelle persone che viaggiano è cresciuta notevolmente la voglia di ampliare le proprie conoscenze, di approfondire la cultura e la tradizione del luogo e di immergersi a pieno nella vita degli abitanti e nelle loro abitudini quotidiane, anche ricercando un viaggio trasformativo.

Il turista e viaggiatore di oggi, infatti, non si limitano più ad apprezzare solamente le foto scattate nel luogo della vacanza o la bellezza di una location, ma vogliono tornare a casa con un ricordo memorabile, unico, con un qualcosa in più, con un’attività o esperienza che gli ha permesso di conoscere e vivere a pieno la tradizione di un Paese.

Nel turismo esperienziale la differenza, quindi, non la fa soltanto la destinazione, quanto le esperienze ed attività offerte dalla struttura. Per le aziende che operano nel settore del turismo, le caratteristiche ed esigenze del viaggiatore di oggi rappresentano delle opportunità importanti da non sottovalutare.

Ciò si traduce nell’ideazione di un’offerta cucita sul proprio ospite che sia unica e differenziante dalla concorrenza, ovvero nel trasmettere l’autenticità del territorio e le tradizioni storiche del luogo in maniera semplice e naturale, non artefatta. In tal modo le persone apprezzeranno e finiranno per acquistare per ciò che di diverso offre quell’azienda e non per la camera in sé, per la destinazione o per un risparmio economico.

Focalizzandosi dunque sulla possibilità di diventare la “motivazione del viaggio” attraverso una proposta esperienziale distintiva, le destinazioni e le aziende possono contare su una concreta possibilità di emergere nel mercato e di distinguersi dai competitor tramite le esperienze che offrono ai propri ospiti, in quanto la competizione sul prezzo non è certamente una strategia sostenibile nel lungo periodo.

Di conseguenza, la promozione territoriale sostenibile di una destinazione potrebbe prevedere un cambio di paradigma: non essere più esclusivamente gestita dalle istituzioni, ma coinvolgere attivamente tutti i potenziali turisti. Il risultato è una storia da raccontare grazie alle esperienze vissute dai viaggiatori. Questa promozione “dal basso”, e quindi da parte di chi conosce ed ama il proprio territorio, è fondamentale per la creazione di una brand identity legata all’offerta della destinazione che possa poi essere condivisa con il turista.