A oltre 140 anni dal viaggio e a quasi 90 anni dalla sua morte, il Museo di Valmaggia – con sede a Cevio – dedica a Emilio Balli una mostra, per rievocarne la figura e la sua singolare impresa, compiuta tra il 1878 e il 1879.

Presentando l’iniziativa, Elio Genazzi, Presidente del museo, ha sottolineato come questa esposizione «superi ampiamente le dimensioni locali e possa essere a buon diritto annoverata tra le quattro più importanti mostre che si tengono quest’anno in Ticino. Il progetto è stato reso possibile grazie alla messa a disposizione e apertura dell’archivio di Emilio Balli, per anni accuratamente conservato tra le mura domestiche e ad un’attività di ricerca e studio svolta in collaborazione con la Facoltà di geografia e ambiente dell’Università di Ginevra».

«L’importanza di questa mostra – prosegue Elio Genazzi – risiede nel fatto che a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento era diventato possibile compiere un giro del mondo da turista, ma si trattava ancora di un’avventura complessa e non priva di rischi, ma soprattutto economicamente alla portata di pochi. Di famiglia benestante, Emilio Balli, solo ventitreenne, se lo poteva permettere. Un’esperienza tuttavia affrontata con la maturità, la determinazione e la curiosità dello studioso, traendone il massimo profitto, raccontata attraverso un ricco ed interessante epistolario  di lettere scritte ai fratelli, alle innumerevoli fotografie, oltre a un rilevante numero di cimeli raccolti, costituiti da collezioni di conchiglie, di erbe e fiori, di animali impagliati, di monete e di oggetti vari frammisti a “souvenir” acquistati nei diversi negozi di curiosità».

Di origine valmaggese, Emilio Balli nacque a Locarno il 27 aprile 1855. Il padre, Valentino Alessandro Balli, emigrò in Olanda, dove si fece una posizione nell’ambito del commercio. Emilio, ultimo di undici figli, frequentò il collegio dei padri barnabiti di Monza per poi proseguire gli studi all’Università di Lovanio, in Belgio. Sin da subito si dimostrò persona curiosa e attenta agli aspetti legati all’uomo e alla natura. Ispirato dalla lettura del libro, fresco di stampa (1872), di Jules Verne, “Il Giro del Mondo in 80 giorni”, fu attratto dalle inserzioni di un viaggio attorno al mondo per studiosi. Dotato di grande spirito pionieristico, non esitò a iscriversi e partì per questa avventura durata 472 giorni. Al rientro, arricchito dall’esperienza vissuta, dedicò la sua vita al Ticino e ai suoi abitanti, distinguendosi in particolare nei campi dell’archeologia, della numismatica e delle scienze naturali. Fu fra i fondatori della Società ticinese di scienze naturali e quindi precursore del Museo di Locarno, che diresse per molti anni, fin quasi alla morte avvenuta nel 1934.

All’incontro di presentazione della mostra era presente il pronipote Alessandro Botteri Balli, che ha raccontato la passione con cui all’interno della famiglia sia stata tramandata e conservata non solo la memoria ma anche la documentazione e i souvenir di quell’epico viaggio del bisnonno. «Il suo viaggio partì da Marsiglia per raggiungere poi Madeira e, dopo aver attraversato l’Atlantico, New York. Dopo avere visitato vari Paesi dell’America latina percorse gli Stati Uniti e il Canada per passare poi in Giappone e in Cina dove soggiornò a lungo e dove raccolse il maggior numero di testimonianze.  Dalle diverse tappe aveva inviato a Locarno casse con oggetti vari, acquistati per soddisfare la sua curiosità scientifica. Molti di questi sono esposti in questa mostra per la prima volta. Il bisnonno, al suo rientro, contribuì all’apertura del museo civico a Locarno, che raccoglie materiale archeologico, scientifico, naturalistico ed etnografico. Una collezione che in gran parte è confluita nel Museo cantonale di storia naturale a Lugano e che tornerà nel Locarnese con la nuova sede al Santa Caterina».5

L’Università di Ginevra ha partecipato alla concezione scientifica della mostra sul giro del mondo di Emilio Balli nell’ambito del programma di ricerca denominato “Faire le monde. Primi giramondo e tour turistici del mondo (1869-1914)”, finanziato dal Fondo nazionale di ricerca svizzero e diretto dal professore Jean-François Staszak.

Questo programma si colloca all’incrocio tra geografia culturale, storia dei viaggi e studi visivi. Come ha spiegato il professor Staszak, «il giro del mondo non riguarda solo pochi privilegiati che avevano il tempo e i mezzi per intraprendere questo lungo e costoso viaggio “dal vero”. Tutta una serie di dispositivi testuali, visivi e scenografici permette a tutti di fare un giro del mondo virtuale, leggendo un diario, sfogliando un album fotografico o visitando una mostra internazionale. In questo modo, il globo e il suo viaggio sono diventati un motivo importante nella cultura popolare. Il programma di ricerca esamina come una nuova pratica turistica, su scala globale, si sia affermata alla fine del XIX secolo e come abbia contribuito alla creazione di un nuovo regime di geografia nel contesto della globalizzazione e della modernità».