Nata a Mendrisio, Serena Maisto è attiva da oltre un decennio, durante il quale ha sviluppato il proprio stile e la propria traccia, traendo inspirazione dalla action painting e in particolare da Jackson Pollock. I lavori di Serena si presentano allo stesso tempo vivaci ed introspettivi. La sua esperienza le permette altresì di utilizzare vari mezzi e materiali per la propria espressione artistica. Nel corso dell’ultimo anno, Serena si è focalizzata sull’interazione tra fotografia e pittura sia come autrice degli scatti sia interagendo con gli scatti di fotografi affermati. Serena vive e lavora a Lugano.
Che cosa ti ha conquistato di IMAGO Art Gallery al punto di scegliere di entrare a far parte del novero di artisti rappresentati da questa galleria?
«Quasi tutte le decisioni importanti della mia vita sono il frutto di un processo maturato lentamente e poi deciso nello spazio di poche settimane. Accanto ad un istintiva simpatia personale, ha giocato un ruolo decisivo il fatto che IMAGO Art Gallery è gestita da un team giovane e fortemente motivato. Ma, soprattutto, mi ha convinto il fatto che accanto ad artisti che sono entrati ormai a far parte della storia dell’arte moderna e contemporanea, vi sono molti artisti miei coetanei che la galleria accompagna per anni in un processo di crescita e maturazione, calibrandone con particolare oculatezza la presenza sulla scena artistica internazionale».
Quali sono i progetti portati avanti in questi ultimi mesi?
«Sono entrata a far parte della scuderia IMAGO Art Gallery all’inizio di quest’anno, portando una piccola anteprima della collezione che si chiamerà Basquiat De-Composition ad Art Palm Springs. Lo stop obbligato imposto dal Covid-19 mi ha permesso di andare oltre questo soggetto e di sperimentare altre forme (tridimensionali) ed altre immagini (le mie e del mio corpo) ritornando a tratti al mio amato bianco e nero con tocchi di colore».
Scomporre e ricomporre: che significato hanno nel suo lavoro questi due processi creativi?
«La scomposizione dell’immagine, il taglio e l’intreccio consentono di fermarmi ad ascoltare ciò che accade intorno, in silenzio. È una tecnica quasi meditativa, tranquilla, che richiede attenzione e delicatezza. Il processo della scomposizione annulla il significato assegnato e riporta l’immagine ad un punto di partenza. Tornare a prima che un volto fosse famoso e scomporlo in tante parti per creare una nuova forma indefinita. Il nostro sguardo è abituato a riconoscere forme, simboli, personaggi per poi elaborarli nel loro significato: il nostro cervello le riconosce, le elabora e le immagazzina. Ma tutto quello che noi consociamo ha nel suo inizio, nella sua natura, un punto zero: il punto dove tutto è ancora possibile. La scomposizione dell’immagine racchiude al suo interno un concetto di vita molto semplice: il ritorno al niente, alle origini del tutto. La mostra si crea giorno dopo giorno, e forse il risultato sarà una sorpresa anche per me e tutto il team di IMAGO Art Gallery».
In questo percorso si amplia la scelta dei soggetti ma compare anche il colore…
«Infatti, la linea di colore diventa un taglio, in un processo personale volto allo scomporre e i soggetti si ampliano dal volte alle mani ad altre parti del corpo. La mia sperimentazione si spinge al di là dei tradizionali campi della pittura per ricercare nuove forme ed espressione, installazioni/sculture dove anche la tridimensionalità concorre alla realizzazione di inedite composizioni»