Dal dicembre 2023 lei è alla guida di SwissFoundations, l’Associazione delle Fondazioni erogative svizzere. Ci può illustrare gli obiettivi e le priorità di questa associazione?
«Uno dei nostri obiettivi è garantire che le fondazioni erogative siano organizzate in modo professionale, trasparente ed efficace e che operino secondo questi principi. A tale scopo, SwissFoundations fornisce le risorse e il supporto necessari- Tra le nostre grandi aspirazioni c’è anche quella di rafforzare il riconoscimento pubblico delle fondazioni e di rendere più visibile il loro prezioso lavoro nell’affrontare i problemi sociali. L’associazione si impegna inoltre a mantenere e sviluppare condizioni quadro liberali che consentano alle fondazioni di agire in modo innovativo ed efficace».
Con un volume di erogazioni pari a oltre un terzo del totale annuo delle fondazioni benefiche in Svizzera, SwissFoundations è un attore di primo piano nel settore filantropico del Paese. Che ruolo svolge l’associazione in Svizzera?
«In veste di associazione, svolgiamo un ruolo centrale nel settore. SwissFoundations rappresenta la voce delle fondazioni svizzere filantropiche che erogano fondi all’esterno, garantendo loro una voce forte e indipendente. Il nostro lavoro associativo si basa su tre punti strategici: rappresentanza degli interessi delle fondazioni, networking e polo di knowledge management. In particolare, l’associazione si impegna a creare condizioni quadro politiche liberali e a promuovere una percezione pubblica positiva delle fondazioni di pubblica utilità. Mettiamo in rete le fondazioni tra loro e con altri stakeholder rilevanti e forniamo loro un supporto pratico per il loro lavoro quotidiano. SwissFoundations promuove l’auto-riflessione e una cultura dell’apprendimento e ispira le fondazioni a impegnarsi in attività di finanziamento orientate all’impatto, professionali e trasparenti».
Il termine “filantropia strategica” è al centro dell’attenzione generale. Fino a che punto il settore svizzero delle fondazioni si concentra sulla filantropia strategica?
«Per le fondazioni, la filantropia strategica significa agire in modo comprovato, basato su dati concreti, orientato all’impatto, collaborativo, sistemico e sostenibile. Sul mercato sono già presenti fondazioni che possono vantare progetti di successo in questo specifico ambito. Dal punto di vista generale, le fondazioni erogative stanno facendo molti sforzi per ottenere un impatto più efficace e aumentare così il loro impatto sociale.
Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che nella filantropia non esiste un solo modello di riferimento, ma che la varietà di approcci è ciò che rende il settore delle fondazioni così vario. In ogni caso, è importante riconoscere che la nostra società sarebbe diversa senza i finanziamenti delle fondazioni, a prescindere dalla strategia di finanziamento adottata. Senza finanziamenti privati, molte piccole associazioni, istituzioni culturali e iniziative locali che si rivolgono alle fondazioni per ottenere sostegno sarebbero costrette a chiudere i battenti».
Come possono le fondazioni sostenere il processo di trasformazione che anche molte altre organizzazioni stanno attraversando oggi per diventare più capaci di affrontare le crisi?
«Per le organizzazioni, essere resistenti alle crisi e quindi pronte per il futuro significa avere la capacità di reagire in modo adattivo, ovvero flessibile, ai cambiamenti. Questo perché il cambiamento sta accelerando nella nostra società.
I modelli V.U.C.A. (Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity) [1] e B.A.N.I. (Brittle, Anxious, Nonlinear, Incomprehensibile) descrivono un nuovo mondo in cui le organizzazioni devono muoversi. Ciò significa che le organizzazioni devono cambiare il loro approccio e il loro sviluppo organizzativo. Le fondazioni possono fornire trasferimento di know-how e coaching per sostenere finanziariamente tali sviluppi (non solo i progetti)».
Dal punto di vista delle fondazioni, quali sono i vantaggi e gli svantaggi della digitalizzazione della società?
«Un vantaggio fondamentale è l’opportunità di fare rete, collaborare e stringere alleanze. Gli strumenti digitali facilitano la collaborazione al di là dei confini geografici, promuovono lo scambio di conoscenze e consentono partenariati più efficaci. Inoltre, le tecnologie digitali migliorano significativamente la trasparenza e la misurazione dell’impatto. La digitalizzazione aumenta anche l’efficienza nell’allocazione dei fondi, nella comunicazione e nell’amministrazione.
Allo stesso tempo, però, la digitalizzazione comporta anche rischi e sfide. Un aspetto fondamentale è la protezione della privacy poiché il trattamento di grandi volumi di dati sensibili aumenta il rischio di violazioni dei dati e di attacchi informatici. Le fondazioni devono quindi garantire elevati standard di sicurezza. Inoltre, non tutti i gruppi target hanno lo stesso accesso alle tecnologie digitali, il che può accentuare le disuguaglianze esistenti ed esercitare ulteriori pressioni sugli stakeholder meno digitalizzati. La digitalizzazione richiede quindi alle fondazioni un approccio equilibrato. È importante sfruttare al meglio le numerose opportunità senza perdere di vista i potenziali rischi».
In qualità di direttore generale di SwissFoundations, lei è presente anche sulla scena internazionale: quali sono le tematiche che la interessano maggiormente nel dibattito globale?
«Mi rendo sempre più conto di quanto le sfide e le tendenze globali stiano influenzando il lavoro delle fondazioni. La crisi climatica, la disuguaglianza sociale, le minacce alla democrazia e la trasformazione digitale sono al centro del dibattito internazionale e rivestono un’importanza fondamentale anche per il lavoro delle fondazioni in Svizzera. Le fondazioni hanno un’opportunità unica di svolgere il loro ruolo di motore dell’innovazione e di agente di cambiamento del sistema.
Un altro punto focale è la cooperazione e il coordinamento con i partner internazionali. Le fondazioni possono imparare e trarre vantaggio l’una dall’altra, scambiando idee a livello transfrontaliero per ottenere un impatto maggiore. Un altro tema chiave è la misurabilità dell’impatto e l’impegno trasparente ed efficace. Come possiamo promuovere in modo sostenibile il cambiamento sociale e valutare l’impatto del nostro lavoro? Nel dibattito internazionale, stiamo cercando insieme le risposte e le migliori pratiche.
Un altro tema interessante è il futuro della filantropia stessa: come possono le fondazioni rispondere in modo contemporaneo e flessibile alle sfide globali dinamiche? Nuove forme di donazione, come quella del finanziamento di tipo imprenditoriale, possono offrire opportunità».
*«Il modello VUCA (Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity) è stato coniato nel 1985 dagli economisti Warren Bennis e Burt Nanus che l’hanno illustrato attraverso il libro Leaders. The strategies for taking charge. La tesi di fondo dei due autori è che le sfide poste da diversi fattori esterni, sintetizzabili nei quattro termini che compongono il “mondo” VUCA, richiedono al management e alla leadership la capacità di gestire le aziende con strumenti idonei e con metodologie che tengano conto della ricaduta di questi fattori sulle loro organizzazioni.»…. «A rendere inattuale il VUCA ci ha pensato la pandemia. Questo è il motivo per cui nel 2020 il “futurista” Jamais Cascio ha lanciato una nuova sigla attraverso il post Facing the age of chaos, quella di BANI, ovvero Brittle, Anxious, Nonlinear, Incomprehensibile. Si tratta di “un quadro di riferimento per articolare le situazioni sempre più comuni in cui la semplice volatilità o la complessità sono lenti insufficienti per comprendere ciò che sta accadendo. Situazioni in cui le condizioni non sono semplicemente instabili, ma caotiche. In cui gli esiti non sono semplicemente difficili da prevedere, ma completamente imprevedibili. Jamais Cascio, nel suo manifesto, utilizza la parola che per antonomasia è associata al contrasto del Covid-19: resilienza. Se qualcosa è fragile, come ricorda il primo termine dell’acronimo, allora ci si può difendere rafforzando la propria capacità di adattamento. Da qui l’importanza della cultura della collaborazione tra individui, team, reparti e filiali. In una situazione tendenzialmente ansiogena, la risposta arriva da una maggiore empatia, frutto di comunicazione e trasparenza tra colleghi nonché tra vertici e dipendenti». Fonte
Katja Schönenberger e SwissFoundations
Katja Schönenberger è stata nominata direttrice generale di SwissFoundations, l’Associazione delle Fondazioni Erogative Svizzere, a partire da marzo 2024. Dal 2013 al dicembre 2023, ha guidato con successo la trasformazione e la digitalizzazione della Stiftung Pro Juventute, l’organizzazione che ha diretto fino a quel momento. Katja Schönenberger ha conseguito un Master in Advanced Studies in Communication and Leadership e ha maturato una solida esperienza in vari ruoli di leadership nella comunicazione in diverse aziende. Con una vasta esperienza nel settore delle fondazioni e nella gestione di organizzazioni su larga scala, Katja Schönenberger è ben inserita nel mondo delle fondazioni e pronta a guidare SwissFoundations per il prossimo futuro.