Avvocato Stampanoni, qual è il suo percorso professionale e come è arrivato a far parte del comitato direttivo di ASFESI?
«Dopo aver concluso gli studi universitari a Berna ed aver ottenuto il brevetto di avvocato, mi sono avvicinato al mondo fiduciario, operando così, ormai da oltre un ventennio, come consulente nel settore del diritto commerciale, di quello tributario e successorio, sviluppando poi negli anni ampie conoscenze nell’ambito delle Fondazioni, dei Trusts e fornendo servizi di family office».
Quali sono i valori e le esperienze personali che l’hanno portato e ancora la inducono ad occuparsi di filantropia e Fondazioni?
«Grazie alla mia attività professionale, ho avuto la fortunata opportunità di conoscere persone che hanno, nel corso della loro vita, costruito fortune particolarmente importanti, ed hanno sviluppato, rispettivamente avvertito, la spinta di voler favorire chi è stato meno fortunato. Il mondo della filantropia è affascinante proprio per questo motivo: è il crocevia di emozioni, desideri ed aspettative.
Ecco quindi che i bisogni e le necessità che vi erano ad inizio del secolo scorso, non sono le stesse di oggi, così come sono cambiate le sensibilità di chi presta caritatevolmente attenzione all’una, o all’altra problematica. La società si sviluppa a ritmi impressionanti, creando sempre maggiori disequilibri a livello mondiale, e questo rende ancor più difficile poter avere un’attività filantropica coordinata e coesa, una sfida tanto complessa, quanto entusiasmante».
Lei è membro del Comitato di ASFESI- Associazione Fondazioni Erogative della Svizzera Italiana. Qual è la missione principale dell’Associazione e quale impatto ha sulle fondazioni di erogazione ticinesi?
«L’Associazione delle Fondazioni erogative della Svizzera Italiana – ASFESI –, nasce anche, o forse soprattutto, da questa consapevolezza. Ovvero dalla necessità di condividere esperienze, di fare rete, così da unire le forze, sia focalizzandosi insieme su progetti comuni, ma anche facilitando analisi e scelte da farsi, condividendo informazioni ed agendo, per quanto utile e possibile, più coesi, il tutto in un ambiente protetto, poiché ASFESI è presto diventata una famiglia, all’interno della quale i suoi membri, le Fondazioni associate, si sentono libere di scambiare esperienze vissute, progetti affrontati e nuove idee».
Quali sono le principali sfide che le fondazioni di erogazione affrontano oggi in Ticino?
«Non è possibile generalizzare, poiché, per rispondere a questa domanda, molto dipende dallo scopo e della estensione territoriale che una Fondazione abbraccia. Tuttavia è indubbiamente crescente il numero di domande che le Fondazioni ricevono. Siedo in diversi Consigli di Fondazione e non passa settimana, senza che vi siano alcune richieste in entrata. Questo significa doversi chinare su ognuna di esse, capirle, valutarle e decidere poi se, in quale misura e con quale cadenza, ipotizzare un contributo. È un compito non facile, che spesso richiede approfondimenti per meglio capire la tematica posta in discussione. In tal senso ci vuole tempo e tanta capacità e disponibilità all’ascolto.
Nella società di oggi, dove tutto è sempre più veloce, dove vi è la pretesa che le decisioni vengano prese nello spazio di un click, tutto questo processo è realizzabile solo con tanto dispendio di energie e di risorse. Questa, penso, sia la sfida più grande per le Fondazioni erogative: utilizzare le proprie risorse, finanziarie, ma anche personali, nel modo più efficiente ed efficace possibile, facendo così in modo che il patrimonio messo a disposizione da parte del Fondatore sia utilizzato al meglio».
Come ASFESI supporta le fondazioni nell’adempimento dei loro obiettivi filantropici?
«ASFESI sta dando un grande contributo nell’interesse delle Fondazioni erogative. Lo fa tramite l’organizzazione di incontri, in parte specialistici, che vanno a coprire determinati campi di azione filantropica, o con conferenze a più ampio spettro, per cercare di rendere attente le Fondazioni stesse, ma anche le controparti fondamentali come le Autorità di vigilanza, quelle Fiscali e quelle amministrative in senso più ampio, di quanto sia importante una presenza così forte di Fondazioni (il Ticino ha un’altissima densità di Fondazioni pro capite, mettendo il Cantone sul podio a livello nazionale) e di quale potenziale si celi dietro queste numerose realtà. Come detto, si vuole creare rete, dando opportunità di scambio e condivisione: questo sta rendendo possibile finanziare progetti che solo poco tempo avrebbero ricevuto risposta negativa, poiché troppo onerosi: uniti si è più forti e si è disposti ad osare di più».
Ci sono iniziative recenti che ASFESI ha promosso per rafforzare la cooperazione tra le fondazioni?
«Il calendario delle attività di ASFESI è piuttosto intenso. È sempre utile dare un’occhiata al sito, che viene costantemente aggiornato.
Come indicavo poco fa, vi sono attività specifiche per aree tematiche distinte, come le conferenze fatte nel settore della solidarietà, o in quello scientifico e della ricerca, fino a conferenze ad ampio spettro: l’ultima è quella organizzata alla presenza della consigliera di Stato zurighese, signora Carmen Walker Späh ed il nostro Consigliere di Stato, Christian Vitta, nell’ambito del quale si sono volute porre le basi per un dialogo franco e costruttivo per un futuro delle Fondazioni ticinesi ancor più costruttivo».
Come vede l’evoluzione del panorama filantropico ticinese nei prossimi anni?
«Vi è ancora del potenziale. Vi sono molte famiglie importanti che hanno deciso per svariati motivi di vivere qui in Ticino: queste si aggiungono alle molte famiglie ticinesi che si sono fatte promotrici di fiorenti attività commerciali. Molte di esse già sono impegnate, con proprie Fondazioni, o aiutando Fondazioni già esistenti. Altre si stanno avvicinando al mondo della filantropia e son certo lo faranno in modo sempre più convinto, sapendo anche che potranno essere accompagnate da associazioni di settore come ASFESI.
La società è costantemente confrontata con problematiche nuove, che evolvono sempre molto velocemente. Lo Stato, anche volendo, non può arrivare dappertutto, e comunque lo fa con tempi relativamente lenti. Ecco, quello è il settore dove le Fondazioni possono giocare un ruolo fondamentale, non certo sostituendosi allo Stato, ma diventandone un partner di qualità».
Qual è il ruolo delle fondazioni nel promuovere l’innovazione sociale e il progresso economico della regione?
«Esattamente come lo è negli altri molteplici, per non dire infinti, ambiti in cui delle Fondazioni possono dare il loro contributo. Importante, crescente ed entusiasmante: così riassumerei tale ruolo. Ci si deve sganciare dall’immagine della Fondazione che effettua la propria oblazione senza poi occuparsi ulteriormente dell’iniziativa aiutata. Oggi è vero il contrario: sempre più, negli ambiti in cui ciò sia ipotizzabile, si affrontano e sostengono iniziative che abbiano un impatto, che riescano quindi ad avere, a loro volta, degli effetti positivi sulla società e quindi che non siano più fini a sè stesse. È ciò sia localmente, che all’estero».
In che modo ASFESI garantisce trasparenza e accountability nella gestione delle risorse?
«Tutti i membri di Comitato operano – ed ammetto che l’impegno non è di poco conto – a titolo gratuito. Le risorse, che altro non sono che le quote sociali versate di anno in anno dalle Fondazioni associate, il cui numero è in costante crescita, vengono utilizzate per l’organizzazione degli incontri che compongono l’agenda di ASFESI. Come ogni associazione, annualmente ci raduniamo in assemblea con i soci per discutere di quanto fatto, dei progetti futuri e per sottoporre al plenum associativo i conto annuali, peraltro preventivamente revisionati. In altri termini, massima trasparenza e severa oculatezza nella gestione delle risorse dell’associazione».
Quali sono le condizioni giuridiche specifiche del Canton Ticino che influenzano la costituzione e la gestione delle Fondazioni?
«Il quadro normativo per la costituzione di una Fondazione è retto dal diritto civile, identico quindi a livello nazionale. Diverso è invece il tema legato alla concessione dell’esenzione fiscale. Quella è di competenza delle Autorità fiscali cantonali. E dunque vi sono delle oggettive differenze di prassi che rendono più peculiare l’uno, o l’altro Cantone. ASFESI si è attivata quest’anno con le Autorità fiscali cantonali auspicando che si possa percorrere una via di analisi, così come fatto negli anni scorsi a Basilea, Zurigo e, più recentemente, a Ginevra. Un’analisi che possa essere, si auspica, foriera di facilitazioni ed alleggerimenti procedurali, che rendano un poco più flessibile ed attrattiva la costituzione di nuove Fondazioni ed il mantenimento della loro sede nel nostro bel Cantone. A seguito degli incontri avuti, vi sono stati dei primi segnali incoraggianti: speriamo che diventino realtà, dando così nuovo, ulteriore, slancio all’affasciante mondo della filantropia in Ticino».
Quale consiglio darebbe a chi vuole avviare una nuova Fondazione di erogazione in Ticino?
«Innanzitutto: fatelo! Non è facile, anzi spesso è proprio complicato. Ma davvero tante sono le soddisfazioni che questo mondo può dare. Al di là dell’aspetto emozionale, per essere più pratico, ritengo sia importante lasciare maturare nel Fondatore un’idea concreta dell’ambito d’intervento e, seppur magari solo per sommi capi, di una minima pianificazione degli obbiettivi: non vuol dire che questi verranno raggiunti, ma saranno gli indicatori del percorso che la Fondazione dovrà approcciare dal primo giorno dopo la sua costituzione. Infine, ma non per importanza, affidarsi ad un Consiglio di fondazione con membri capaci e competenti, in grado di sapere accompagnare la Fondazione ed il suo Fondatore, nel, ci si augura, più affascinate viaggio che quest’ultimo ha deciso di intraprendere: quello della filantropia».



