Il 30 ottobre 1938, il programma musicale dell’emittente radiofonica americana CBS fu interrotto improvvisamente dall’ annuncio terrificante di uno speaker: «Signore e Signori, devo riferirvi qualcosa di molto grave. Osservazioni scientifiche e l’evidenza stessa dei fatti inducono a credere che gli strani esseri atterrati stanotte nella fattoria del New Jersey non siano altro che l’avanguardia di un esercito di invasione proveniente dal pianeta Marte». Questo annuncio, che faceva parte di un radiodramma prodotto dall’allora ventottenne Orson Welles, produsse panico generalizzato e psicosi di massa. La bufala prodotta ad arte per aumentare gli ascolti dell’emittente fu poi amplificata dai giornali che, nella corsa all’audience, parlarono addirittura di esodo biblico dalle città americane, di famiglie blindate in casa… Questo caso famoso può essere considerato l’emblema delle “fake news” nella nuova era della comunicazione di massa.

Ryzard Kapuscinsky ha illustrato a quali effetti perversi può portare per la democrazia l’avvento dell’era della comunicazione basata sulle immagini.

L’immagine mostrata dalla TV ha il potere di accordare statuto di realtà anche a ciò che realtà non è: corpi con evidenti tracce di numerose ferite da taglio su un corpo possono venire spacciate come esseri umani sottoposti a torture.  È quello che è stato fatto nel 1989 a Timisoara, in Romania, filmando corpi sottoposti ad autopsia per dimostrare falsamente l’uso della tortura da parte del regime di Ceausescu, suscitando unanime indignazione e condanna internazionale e giustificando così l’esecuzione sommaria, immediatamente dopo un processo farsa, del “conducator” rumeno e della sua consorte. Kapuscinski esorta, nell’era della comunicazione di massa, a sempre distinguere fra verosimiglianza e verità se non si vuole vanificare il ruolo di salvaguardia della democrazia da parte dei media. Con l’avvento del metaverso (che apre le porte ad un mondo non reale ma che viene percepito come tale) e dell’intelligenza artificiale, il potere di deformazione della realtà (di amplificazione o di ridimensionamento fino alla cancellazione) o semplicemente la sua falsificazione – visivamente verosimile e talvolta più sensazionalmente verosimile della realtà stessa – cresce infatti in modo esponenziale.

L’ultima frontiera di questo processo – il cosiddetto Midjourney, ovvero un software in grado di inventare immagini che sembrano vere – permette ad esempio, come abbiamo visto un paio di mesi fa, di illustrare l’arresto di Donald Trump in modo estremamente verosimile e sensazionale tramite immagini totalmente false.  Ultima frontiera per modo di dire, giacché la proiezione di ologrammi permette già di dare vita a persone e cose in movimento create artificialmente. Mai come oggi la tecnica e la trasmissione di immagini permettono di dare o di negare uno statuto di realtà alle cose (ciò che non finisce in rete non esiste), di deformarle falsificandone la natura e suscitando nel pubblico giudizi di valore positivi o negativi a dipendenza dell’immagine falsificata. La manipolazione delle masse è certo sempre esistita, in particolare in epoche e in regimi dittatoriali. Ai tempi dell’Impero sovietico, legioni di funzionari del regime si occupavano di cancellare meticolosamente testi scritti e fotografie di oppositori (Trotzky è stato eliminato dalle foto ufficiali ben prima di essere eliminato fisicamente).

Ma le nuove tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale permettono oggi a regimi autoritari che dispongono di una concentrazione di potere senza precedenti di manipolare la realtà ed esercitare il controllo sociale in modo quasi assoluto. E anche nei sistemi democratici una deriva verso una sistematica deformazione della realtà (o la sua negazione) tramite le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale non può essere guardata senza suscitare giustificata preoccupazione. Per la semplice ragione che una realtà deformata o negata non permette l’assunzione di responsabilità da parte del cittadino e dei suoi rappresentanti politici, chiamati a prendere decisioni politiche sulla convivenza comune e il contesto naturale in cui vive.

Il diniego o la deformazione della realtà non permette l’applicazione di quel “principio responsabilità” che Hans Jonas considera determinante per far fronte alle derive possibili dell’era della tecnologia digitale e la manipolazione della natura (a cominciare da quella umana).

La tentazione della manipolazione o del diniego di realtà non contraddistingue soltanto il sistema dei media e chi lo gestisce, ovvero il quarto potere. Parte dei ceti politici ed economici dirigenti e forti movimenti sociali sono contraddistinti da una tendenza a sostituire alla “realtà effettuale” un approccio ideologico che la falsifica. Da un lato – magari anche senza richiamarvisi esplicitamente – in continuità con l’ideologia di un partito guida o illuminato di stampo leninista; dall’altro richiamandosi a visioni storico-identitarie nazionaliste alimentate da una retorica che travisa i fatti.

Il monito sulla necessità di riaffermare il primato della “realtà effettuale” che Niccolò Machiavelli aveva lanciato cinquecento anni fa per sottrarre la politica alla manipolazione del politicamente corretto dell’epoca andrebbe riproposto con forza oggi. Poiché la tentazione del diniego di realtà corrisponde in larga misura ad un rifiuto della complessità e della ricerca faticosa di soluzioni provvisorie ma verificate, per sostituirla con sbrigativi e manichei diktat ideologici. L’epoca che viviamo è rivelatrice di un crescente approccio ideologico o velleitario, non basato sulla realtà effettuale delle cose ma su scenari apocalittici oppure sulla negazione delle evidenze. L’insorgere di una guerra alle frontiere dell’Europa ha mandato in frantumi un prolungato atteggiamento di diniego della realtà che ha impedito all’Europa di vedere che il disfacimento dell’Unione sovietica – senza la realizzazione di un nuovo assetto della politica di sicurezza europea – sarebbe stato foriero di nuovi e gravi conflitti politici e militari nel nostro continente.

Un’incapacità di guardare alla realtà senza occhiali ideologici che non si è lasciata scalfire nelle sue miopi certezze neppure dalla terribile e lunga guerra dei Balcani e dall’intervento militare della NATO che preludevano chiaramente a quanto oggi sta accadendo sotto i nostri occhi in Ucraina. Aver semplicemente appaltato durante gli ultimi 30 anni agli Stati Uniti la difesa dal leader della ex Unione sovietica Vladimir Putin e allo stesso Vladimir Putin la responsabilità di garantirci buona parte dell’approvvigionamento energetico continentale che cos’è se non la dimostrazione di un’incapacità di considerare la realtà effettuale delle cose?

Al di là degli schieramenti politici tradizionali, lo scontro fra fautori di un approccio ideologico e fautori della realtà effettuale è un banco di prova per i destini della democrazia nella transizione verso una società complessa in cui la tecnologia digitale sta vieppiù svolgendo un ruolo decisivo.