Ho iniziato prestissimo, fin dal liceo, al Corriere del Ticino, dove ebbi la fortuna di poter seguire Marisa Marzelli in alcune delle sue tante interviste a personaggi dello spettacolo. Proprio la conoscenza di queste persone mi ha arricchito molto non solo professionalmente e ancora oggi conservo alcuni di quegli incontri tra i momenti più cari della mia professione.
Poi, dopo la laurea approdò al Giornale del Popolo, che da qualche mese ha affrontato la chiusura…
Fui chiamata perché erano incuriosito dalla mia tesi, che affrontava temi legati al diritto penale. Era il ’97 e lavorai lì due anni. fu un’esperienza importantissima, indimenticabile, soprattutto perché feci una vera gavetta, girando tutte le redazioni e cimentandomi negli argomenti più vari. E poi fu importantissimo dal punto di vista umano: lì ho conosciuto quelli che poi sono diventati gli amici veri e mi sono sempre sentita, anche quando ormai lavoravo da anni altrove, membro della famiglia, partecipando alle cene, alle feste. E poi non dimentichiamo che proprio in quella redazione ho conosciuto mio marito, galeotto fu un lavoro da portare a termine insieme, costringendoci a passare alcune ore da soli.
Gabriele Botti è uno di quei giornalisti che recentemente ha dovuto fare i conti con la chiusura del GDP.
Esatto. È stato doloroso, per lui e per tutti gli altri. Non solo il fatto concreto e tragico di trovarsi senza stipendio, ma anche l’aspetto umano, il senso di smarrimento nel veder fallire un’esperienza a cui si erano dedicati tanti anni della propria vita. Per alcune famiglie è stata una vera e propria tragedia, ma penso che un po’ di rammarico lo provi qualunque ticinese: veder chiudere così una testata storica della propria regione deve far riflettere.
Lei è una persona solare ma anche piuttosto timida, come è finita in TV?
Ho iniziato quasi per gioco alla TSR, la tv romanda, durante gli studi. Poi sono stata chiamata dall’allora TSI oggi RSI per un programma sportivo che ho seguito per due anni e infine, nel 2000, sono approdata a Teleticino, la mia “seconda famiglia”: qui curo i miei programmi dalla A alla Z, ma svolgo anche svariati compiti dietro le quinte. È una televisione che mi ha dato tanto e che continua a darmi fiducia e a caricarmi di stimoli! Pensi che fino ai vent’anni sono stata una ragazza molto riservata, timida appunto, ero tutta stadio e scuola (Sara ha praticato atletica leggera, NdR). Poi sono andata a studiare nella Svizzera Francese, in un appartamento condiviso con altri studenti fino ad allora sconosciuti, lontana da casa, dal mio gruppo di amici che portavo avanti praticamente dall’infanzia, e sono stata costretta a uscire dalla mia comfort zone. Avevo passato la ventina quando ho partecipato alla prima vera festa, sono entrata per la prima volta in una discoteca.
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