Come valuta in Banca Migros le prospettive future del sistema previdenziale svizzero di fronte alle sfide demografiche rappresentate da una popolazione attiva sempre meno numerosa e una crescente popolazione pensionata?

Mentor Prenaj: «A primo impatto può sembrare che il sistema previdenziale svizzero poggi su basi solide, grazie ai famosi 3 pilastri, che hanno caratteristiche di qualcosa di fondamentale e sostenibile a lungo termine. Tuttavia le prospettive future rimangono cupe e difficili: il gruppo di persone con il più alto tasso di natalità, chiamati anche baby boomer, sta pian piano raggiungendo l’età della pensione e soprattutto per queste persone diventa importante pianificare per tempo la terza fase della propria vita. Il nostro sistema di previdenza affronta da anni sfide legate all’invecchiamento della popolazione, ragion per cui i dibattiti attuali si rivolgono su possibili correzioni alle pensioni e all’età pensionabile per mantenere il più possibile l’efficacia del sistema». 

Quali sono le soluzioni offerte dalla riforma AVS21, e in che misura dovrà essere ripensata al fine di garantire la sostenibilità del sistema previdenziale svizzero in futuro?

Mentor Prenaj: «La riforma AVS21 mira a proseguire due importanti obiettivi: mantenere l’attuale livello delle rendite e garantire l’equilibrio finanziario dell’AVS. Questo avverrà concretamente attraverso le seguenti quattro soluzioni: innalzamento graduale dell’età di riferimento a 65 anni per le donne, flessibilizzazione dell’età di pensionamento, incentivi per chi desidera continuare a lavorare oltre i 65 anni e infine grazie all’aumento dell’IVA che garantirà dunque entrate supplementari.
La riforma AVS21 rappresenta dunque un primo passo, doveroso, per risanare le casse di previdenza. Il lavoro però non è finito: si prevede che la riforma garantirà il finanziamento almeno fino al 2030, permane dunque il rischio che oltre questa data l’AVS torni ad essere in deficit e altre riforme dovranno ancora essere necessarie».

Quali sono i principali contenuti e i limiti della prossima riforma LPP che darà luogo a votazioni popolari entro l’anno?

Mentor Prenaj: «Con la riforma LPP l’aliquota di conversione della previdenza obbligatoria verrà ridotta dal 6.8% al 6%; a causa di questa diminuzione saranno previste delle misure di compensazione per la generazione di transizione che riceverà un livellamento finanziario per i primi 15 anni dopo l’entrata in vigore della riforma in base al proprio avere di vecchiaia. Sono previste inoltre delle facilitazioni in merito agli accrediti di vecchiaia volte a rafforzare la competitività delle persone più anziane nel mondo del lavoro.
Infine la deduzione di coordinamento e la soglia di entrata subiranno una riduzione: quest’ultima passerà dagli attuali CHF 22.050.- a CHF 19.845 permettendo dunque anche alle persone che percepiscono redditi inferiori di essere assicurati nella previdenza professionale.
La riforma ha l’obiettivo principale di rafforzare il sistema di finanziamento e garantire le rendite a lungo termine, d’altro canto la riforma significa anche diminuzione delle rendite delle casse pensioni e maggiori deduzioni salariali per i lavoratori in un contesto dove il rincaro della vita è protagonista portando conseguentemente una perdita maggiore del potere di acquisto».

In che modo Banca Migros offre una consulenza mirata riguardo alla pianificazione del fabbisogno personale in rapporto alla pianificazione previdenziale?

Alberto Crugnola: «In Banca Migros seguiamo un processo di consulenza che mira ad ottenere il giusto piano d’intervento affinché ogni cliente possa raggiungere i suoi obiettivi finanziari al momento del pensionamento. In un primo colloquio preliminare andiamo ad analizzare le esigenze del cliente dal punto di vista delle rendite desiderate al momento del pensionamento, che potrebbe anche fissarsi prima del raggiungimento dei 65 anni d’età. Procediamo poi con l’analisi finanziaria durante la quale si prepara un piano d’intervento da seguire negli anni a venire. Lo stesso viene presentato al cliente e discusso assieme. In seguito seguiamo il cliente in ogni momento successivo, ricordandogli ad esempio quando occorre versare averi nel 3. pilastro, quando investire in altre forme (obbligazioni, fondi d’investimento, mandati d’investimento, ecc.), quando ad esempio ritirare una prima parte del capitale di previdenza, e così via, anche dopo l’avvenuto pensionamento».

Quali sono i prodotti e i servi a messi a disposizione da Banca Migros per favorire l’accrescimento del proprio patrimonio personale?

Alberto Crugnola: «Abbiamo quattro offerte specifiche che si possono adattare a ogni cliente. Dalla “Pianificazione Basic”, a quella” Standard”, e salendo di complessità offriamo la “Pianificazione finanziaria Advanced” per concludere con quella “Expert”. La nostra consulenza è prevista con pagamento di una commissione ma questo ci permette di offrire ai clienti qualsiasi soluzione d’investimento presente sul mercato, senza precludere alcunché, quindi non solo considerando soli prodotti di Banca Migros. Occorre sottolineare che già con semplici accorgimenti da noi consigliati, il risparmio fiscale ottenuto copre ampiamente i costi per la consulenza».

Qual è il valore aggiunto che un cliente ottiene intraprendendo “la via della pianificazione” con Banca Migros?

Alberto Crugnola: «Il valore aggiunto è sicuramente avere al proprio fianco un partner competente e affidabile, che segue il cliente in ogni momento del suo percorso verso la realizzazione dei propri sogni al momento del raggiungimento della pensione. Il piano presentato durante la prima consulenza viene da noi costantemente monitorato e adattato alle eventuali mutate situazioni sul fronte delle assicurazioni sociali, così come del mercato dei capitali e della situazione economica in generale».

Guardando all’attuale andamento dei mercati finanziari quali previsioni si possono avanzare riguardo ai tassi di interesse di riferimento in risposta alla spinta inflazionistica degli ultimi due anni?

Valentino Guggia: «In Svizzera, nell’eurozona e negli Stati Uniti il picco dei tassi è stato raggiunto nel tardo autunno scorso. Ora l’attenzione dei mercati finanziari si è spostata sui tagli dei tassi grazie all’inflazione in calo. Sui mercati a termine se ne anticipano da parte della Federal Reserve e dalla BCE già in primavera. Queste aspettative però cozzano sia con la retorica ufficiale delle rispettive banche centrali. Durante le loro riunioni di gennaio, sia il presidente della Fed Jerome Powell, sia la presidente della BCE Christine Lagarde hanno comunicato chiaramente che entrambi gli istituti non prevedono tagli a breve. Nonostante la situazione congiunturale differente, con un’economia che cresce robustamente negli States mentre zoppica nella zona euro, vi è un fattore comune che attira l’interesse delle banche centrali: ovvero la crescita salariale ancora sostenuta. Un aumento eccessivo dei salari è controproducente, siccome aumenta i costi delle aziende, con il rischio che esse li riversino sui consumatori aumentando i prezzi. Questa dinamica rallenta la diminuzione dell’inflazione. Prima di procedere all’allentamento della politica monetaria, sia la Fed che la BCE che vogliono quindi essere sicure che anche la crescita salariale rientri nella norma. La Banca Migros prevede dei tagli dei tassi a partire dall’estate. In Svizzera il problema della crescita salariale eccessiva non sussiste, l’inflazione è dallo scorso giugno inferiore al 2% e la congiuntura è sì sottotono a causa della scarsa domanda esterna, ma tutto sommato resiste. La Banca nazionale svizzera non è dunque sotto pressione di agire presto. Infatti, prevediamo che essa ritoccherà il tasso direttore solamente a settembre, per poi lasciarlo a lungo invariato. Attualmente la politica monetaria in Svizzera non è restrittiva, ma casomai neutrale. Dopo un decennio di tassi vicini allo 0 o negativi, la BNS ha l’occasione di restaurare la nozione che la liquidità non è gratuita».

Quali conseguenze derivano dall’apprezzamento nominale e reale del Franco svizzero rispetto ad altre monete di riferimento, soprattutto dopo la decisione della BNS di vendere alcune riserve di valute estere?

Valentino Guggia: «Nell’arco di più di un decennio di politica monetaria ultraespansiva la BNS ha acquistato enormi quantità di valute estere (principalmente euro, dollari americani e sterline britanniche), con lo scopo di indebolire il valore del franco. A partire dal giugno 2022 la BNS ha cominciato a vendere valute estere in suo possesso permettendo al franco di rafforzarsi. Questo strumento di politica monetaria ha permesso di evitare di importare parte dell’alta inflazione dall’estero. Lo scorso dicembre il presidente della BNS Thomas Jordan ha però annunciato lo stop alle vendite di valute estere. La differenza tra l’inflazione estera e quella svizzera si è ridotta marcatamente e a ogni apprezzamento nominale corrisponde ora un maggior apprezzamento reale, il quale mette sotto pressione la competitività dell’industria svizzera legata all’export. Infatti, recentemente le associazioni di categoria hanno fatto sentire le loro preoccupazioni. La situazione degli affari non è rosea a causa della fiacca domanda globale e l’apprezzamento reale del franco rappresenta un ulteriore sfida».