Incontro Silvano Belotti per un caffè. Elegantissimo, con un paio di occhiali dai toni autunnali ed un non so che di inglese. Benché sopraffatto dai mille appuntamenti e impegni riesce a prendersi il tempo per una chiacchierata intima e allo stesso tempo schietta.

Inizierei a parlare dei tuoi negozi, del tuo arrivo in Via Nassa. Molti negozi chiudono e tu apri…

(Sorride divertito) «Prima di tutto è sempre stato un mio sogno avere un negozio in Via Nassa e oggi posso dire di averlo realizzato. Inoltre, non voglio sembrare aggressivo o poco diplomatico, ma il vero problema della Via Nassa non sono i clienti: Via Nassa è stupenda, è il cuore di Lugano e del Ticino – oltre che meta di passeggiate di tutti noi -, i punti da affrontare sono altri: gli affitti, gli eventi, l’approccio al turismo…».

Arrivano i cappuccini. Scuro per Silvano Belotti. Gli chiedo gentilmente di alzare un po’ la voce, perché ho paura di non riuscire a usare la registrazione.

«Questo è il mio timbro di voce, che mi criticano in molti (ride di gusto). Ora provo ad alzarla».

Stavamo trattando il tema di Via Nassa, con i suoi commercianti ed il calo delle presenze…

«Sì, stavo dicendo che la Via Nassa è una delle vie più belle della Svizzera e non sto esagerando, per questo dobbiamo fare di tutto per mantenerla viva, vivace.  Non voglio dare lezioni a nessuno, ma noi professionisti di Via Nassa dobbiamo, insieme, fare un passo in questa direzione: ritrattare i contratti di affitto troppo alti, rivedere i prezzi di vendita e diventare più flessibili sulle aperture straordinarie. Non ci sono molte alternative… per questo noi ci siamo già mossi in questa direzione».

Scusa, ma cosa significa rivedere i prezzi di vendita? Vuol dire che i prezzi che vediamo in Via Nassa sono più alti perché sono in Via Nassa? Un po’ come in Via Monte Napoleone a Milano?

«Assolutamente no, almeno per quello che mi riguarda. Il punto è che per essere concorrenziali dobbiamo avere prezzi europei e non prezzi svizzeri. Questo indubbiamente significa cambiare molte regole del nostro mercato interno, ma è un impegno che dobbiamo prenderci nei confronti del consumatore anche perché, non dimentichiamolo, oggi con un click chiunque può raccogliere in pochi minuti molte informazioni su di un prodotto e, non da ultimo, verificare i prezzi. La concorrenza dunque non è più solo Ticino su Ticino».

(Lo interrompo)

Sì…anche perché l’Italia non è così lontana!

«Non farmi arrabbiare e non provare a parlarmi dei prezzi dell’Italia (ridiamo per la provocazione). La realtà è che in molti credono di risparmiare, ma dati alla mano non è così. Grazie alla forza e alla credibilità del Gruppo Belotti, fatta di oltre 30 anni di presenza sul mercato e 10 Centri in Ticino, abbiamo ottenuto che l’85% / 90% dei nostri prodotti non ha una differenza di prezzo rispetto a quello europeo, perché con la maggior parte dei nostri fornitori siamo riusciti a far passare chiaro questo bisogno e questa necessità».

In poche parole non vale la pena andare in Italia, anche perché oltre al prezzo bisogna calcolare il viaggio e il tempo… ma torniamo alla Via Nassa. Hai parlato di affitti, di prezzi, ma anche della poca flessibilità legata alle aperture straordinarie dei negozi…

«In questi mesi ho sentito molte lamentele in Via Nassa, fondate per carità, ma bisogna agire per cambiare le cose! Ti faccio un esempio: l’ultima domenica che si poteva restare aperti, solo in tre negozi abbiamo aderito all’iniziativa. Lugano è il centro del Ticino, l’ombelico del Ticino, qui abbiamo gli alberghi più belli e se mi trovo nel Luganese in vacanza cosa faccio? Esco… ma trovo i negozi sono chiusi. Non dovremmo dunque sorprenderci se la domenica, a Como, troviamo il pienone. Sono scelte che ogni imprenditore può fare, liberamente, pensando al presente, ma con un occhio sempre vigile sul futuro… senza dimenticare il ruolo chiave delle nostre autorità».

Effettivamente, io stessa, quando visito una città europea apprezzo il fatto che i negozi siano aperti, anche perché magari si ha un po’ più di tempo per gli acquisti…

«Esatto, perché oggi come oggi gli acquisti sono sempre più pensati. Comprare un occhiale può richiedere del tempo, non è una spesa che va banalizzata. Bisogna scegliere con cura le lenti, perché oggi non si parla più di lenti standard, ma di lenti personalizzate. Per questo vien da ridere quando mi si dice che molti vanno in Italia… con che vantaggio? Invito chiunque a venire da noi, fare un esame, vivere l’esperienza e il servizio di un Centro Belotti e poi guardarsi in giro. Da questo punto di vista sono molto sereno».

Facciamo un passo indietro e dalla Via Nassa torniamo a quel negozietto ad angolo vicino alla Piazza della Foca…

«Noi siamo nati proprio lì, nel 1988, in Via Teatro. Un negozio piccolissimo, che ha portato al pubblico la nostra filosofia, subito premiata dai clienti, filosofia che è diventata la formula perfetta per la nostra espansione e per il nostro sogno imprenditoriale».

Parli al plurale perché l’avventura è iniziata con tua moglie Nadia?

«Esatto (Sorride soddisfatto). Ho conosciuto mia moglie a Giornico, ci siamo innamorati e non ci siamo più lasciati».

A Giornico?

«Sì. Mia moglie è una patrizia di Giornico. Io invece sono nato a San Pellegrino Terme, dove fanno l’acqua, e quando avevo un anno e mezzo sono venuto in Svizzera con un futuro incerto e tutto da costruire. Pensa che non tanto tempo fa mio cugino mi ha mandato la foto della mia casa paterna, che non vedo da moltissimo tempo, e ho provato una grande emozione».

Sono ancora vivi i tuoi genitori?

«Mia mamma sì (pausa). È stata una colonna portante, ci ha sempre aiutati dimostrandoci il suo sostegno e il suo amore. Mio padre purtroppo è morto in un brutto incidente di lavoro giovanissimo, aveva 38 anni, lasciando mia mamma sola con tre figli. Non ho vergogna nel dire che i primi 100 franchi li ho messi in banca a 19 anni e mezzo».

E forse è proprio grazie a questa lezione di vita che sei, siete, riusciti a costruire quello che avete fatto…

«Mi sono innamorato di Nadia a 19 anni (pausa). A dicembre sono quarant’anni che siamo assieme, mica un giorno e mezzo, quarant’anni! Prima che arrivasse nostra figlia Nicole abbiamo lavorato fianco a fianco come dei matti».

E come avete fatto? Mica è facile fare lo stesso lavoro, essere marito e moglie, e iniziare un’attività da zero…

«Abbiamo scelto di dividere l’attività in due settori: mia moglie si occupava del finanziario, io del tecnico. Poi, con la nascita di Nicole, ho iniziato a seguire il tutto permettendo a mia moglie di occuparsi di nostra figlia».

Anche lei in società?

«Ci stiamo lavorando (ride). In ogni caso ha 18 anni, deve ancora terminare i suoi studi e farsi le sue esperienze. Però sì, il mio sogno è che un giorno faccia parte della nostra azienda».

Torniamo agli inizi. Voi siete cresciuti in un momento dove l’occhiale, negli anni ’80/’90, era poco associato alla moda…

«Effettivamente sì, anch’io ho fatto la mia crisi a diciotto anni quando per uscir di casa me li toglievo ed oggi, pensa, non posso farne a meno. Però devo dire che già negli anni ‘90 le cose sono iniziate a cambiare. In passato i brand mettevano unicamente la firma, ma non la tecnica, oggi invece l’occhiale è diventato un must, un accessorio ricercato e quindi anche le grandi marche investono nel design e lo personalizzano».

Senza dimenticare che sempre più gente ha bisogno degli occhiali…

«Statisticamente e clinicamente è stato provato che l’utilizzo di questi device (prende in mano il cellulare) e il passare molto tempo al computer stanno creando un importante sviluppo di problematiche, prima di tutto la miopia».

Lo avete notato anche con i ragazzini?

«Assolutamente sì, anche se inizialmente si hanno effetti collaterali: occhi secchi, occhi irritati, mal di testa, mancata concentrazione. Bisogna capire che non dobbiamo andare dall’oculista unicamente quando non ci vediamo, ma anche quando abbiamo dei problemi legati agli occhi. Forse è bene ricordare che non è l’occhio che guarda, ma il cervello, quindi se ci sentiamo stanchi dopo una lettura che teoricamente dovrebbe essere piacevole o dopo aver visto un film… una visita dall’ottico, quindi un professionista del settore, sarebbe auspicabile».

Ma se qualcuno non ha i soldi o si preoccupa di dover spendere troppo?

«Guarda scrivilo in grande e dì pure: il servizio Belotti è uguale per tutti e una soluzione si trova sempre. I miei collaboratori sono attenti a tutte le esigenze del cliente, anche alla disponibilità finanziaria».

Per quanto riguarda le ultime innovazioni?

«Ti parlerei dell’ortocheratologia (lo guardo sorpreso). È una tecnica che seguo da più di trent’anni, ma è messa in pratica da poco e non è invasiva. In parole semplici: si mettono delle lenti a contatto durante la notte con delle geometrie inverse, le quali “schiacciano” la cornea. Durante le ore di sonno la lunghezza dell’occhio viene compensata e il mattino seguente non ho più bisogno di portare gli occhiali. Naturalmente se non metto le lenti di notte l’effetto svanisce e la miopia ricompare».

Incredibile, da provare, quindi oltre ad aprire nuovi negozi segui personalmente la classe medica…

«Non solo, per questo non ho mai tempo (ride). Lo sviluppo è sicuramente un settore basilare per me, anche perché desidero sempre essere all’avanguardia… ma c’è un altro aspetto al quale ci tengo particolarmente: quello di regalare emozioni. Amo viaggiare, farmi ispirare dai grandi brand, dalle innovazioni tecniche e dal bello in generale. Cosi poi rientro in azienda e spingo verso l’innovazione. Con il mio team abbiamo studiato il modo di coinvolgere emotivamente il cliente, toccando tutti i sensi. Siamo partiti dalla vista, per poi arrivare all’udito. Nei nostri negozi chi ha dei problemi di udito può trovare una consulenza professionale e personalizzata. Ma non solo… abbiamo una linea di profumi esclusivi, quasi introvabili, ma fantastica. E per il tatto? Stiamo lanciando degli accessori fatti a mano in pelle pensati appositamente per i nostri clienti».

Sei un vulcano. Non ti fermerai mai?

«Non posso fermarmi, è la mia vita…».