Qual è il quadro legale di riferimento per l’apertura dei negozi?

S.R.: «Vorrei anzitutto spiegare un concetto fondamentale: in Ticino la possibilità di aprire i negozi è regolata a livello cantonale dalla Legge sull’apertura dei negozi (LAN), il cui scopo è garantire la quiete pubblica, mentre la possibilità di occupare il personale è regolata a livello federale dalla Legge sul lavoro (LL), che mira alla tutela fisica e psichica dei lavoratori. Quest’ultima ha tra i suoi principi il divieto del lavoro domenicale. Con la nuova LAN – entrata in vigore nel 2020 dopo un lungo iter – è stato fatto un importante lavoro di allineamento tra queste due basi legali, così da permettere l’apertura dei negozi quando è anche possibile occupare il personale».

Quali erano gli obiettivi principali di questa nuova Legge?

S.R.: «Da un lato rendere più chiaro e semplice il quadro legale di riferimento, considerando in modo equilibrato gli interessi di consumatori, lavoratori e commercianti, dall’altro adeguare le aperture dei negozi alle mutate esigenze della società moderna».

Per quanto riguarda le aperture domenicali generalizzate quali sono state le novità?

S.R.: «Una novità rilevante è legata alla possibilità di aprire i negozi nei giorni festivi non parificati alla domenica (di regola sono S. Giuseppe, lunedì di Pentecoste, Corpus Domini, Immacolata, San Pietro e Paolo). Questa opportunità è particolarmente interessante considerando che permette l’apertura anche alla grande distribuzione, ciò che risulta spesso essere un elemento trainante per i negozianti più piccoli. Importante notare che si tratta, in ogni caso, di una scelta che spetta ai singoli negozianti, idealmente nel contesto di un coordinamento locale».

Bucherer Lugano

Ci sono però anche altre domeniche, di solito prima di Natale, in cui i negozi sono aperti…

S.R.: «Certo! In realtà, con l’adozione di una recente modifica della legge, il numero di domeniche in cui è prevista l’apertura generalizzata, compresa quindi la grande distribuzione e previa autorizzazione, è stato portato da tre a quattro per approfittare della possibilità concessa dal diritto federale. Questa novità permette al settore di considerare anche almeno una domenica al di fuori del periodo natalizio».

Si parla spesso anche di città turistiche. Lugano è considerata tale?

S.R.: «Grazie al supporto scientifico dell’Istituto di ricerche economiche dell’Università della Svizzera italiana, abbiamo sviluppato un modello di valutazione per determinare le località turistiche del Cantone nel rispetto della legislazione federale. Questo modello conta diversi indicatori previsti nel regolamento della LAN (ad esempio numero di pernottamenti, numero di strutture alberghiere e paralberghiere, numero di attrazioni turistiche, quota di addetti nel settore turistico, ecc.): se quattro di questi si trovano al di sopra di una determinata soglia, la località può essere considerata turistica. Sulla base di questo modello, la Città di Lugano è ufficialmente considerata una località turistica».

Quali opportunità di apertura sono legate a questo riconoscimento?

S.R.: «I negozi della Città di Lugano – per quanto riguarda i quartieri di Molino Nuovo, Besso, Loreto, Lugano Centro e Castagnola – possono aprire la domenica sia durante la stagione estiva che in quella invernale (resta escluso solo il mese di novembre). Invece quelli nei quartieri di Viganello e Pregassona possono aprire la domenica durante il periodo estivo (da marzo a ottobre). Nei mesi in cui la città è considerata turistica i negozi possono operare con orari estesi, tra le ore 6:00 e le 22:30».

Ci sono delle limitazioni in questo contesto?

S.R.: «I negozi che vendono prodotti che rispondono ai bisogni specifici dei turisti possono aprire se la loro superficie di vendita è inferiore ai 400 metri quadrati. Per i negozi con una superfice superiore, vi è la possibilità di ridurre l’area di vendita, separandola in modo chiaro dal resto del negozio».

I lavoratori hanno diritto ad un supplemento salariale?

S.R.: «Sì, di principio i lavoratori hanno diritto a un supplemento salariale del 50% per le ore lavorate la domenica. Ogni dipendente può inoltre lavorare al massimo due domeniche al mese, che devono essere compensate con una giornata di riposo in un giorno abitualmente lavorativo. Questo supplemento si applica fino a un massimo di sei domeniche lavorate all’anno».

In conclusione, c’è qualche novità rilevante sul fronte?

S.R.: «Sì, attualmente è in corso a livello federale una discussione per portare da quattro a dodici il numero di domeniche in cui il personale dei negozi potrebbe essere impiegato senza autorizzazione durante le aperture generalizzate. Una decisione è attesa nei prossimi mesi e, trattandosi di una modifica legislativa del Parlamento, sarà possibile anche il lancio di un referendum. Qualora questa modifica venisse adottata, il Cantone Ticino potrà adeguare di conseguenza la propria legge per rendere possibile l’apertura dei negozi per più di quattro domeniche all’anno».

Qual è il suo auspicio riguardo alla soluzione del problema?

S.R.: «Il Cantone si è impegnato per offrire al settore della vendita gli strumenti necessari e una maggiore flessibilità. In un contesto economico in cui la concorrenza, anche digitale, è sempre più forte, le aperture domenicali rappresentano un’opportunità interessante per i negozi. L’auspicio è che essi la colgano in modo coordinato, ad esempio sviluppando iniziative congiunte, sincronizzando le aperture per essere più efficaci».

Roberto Mazzantini, Presidente dell’Associazione Via NassaPerché a suo giudizio questa proposta relativa alle aperture domenicali risulta essere così divisiva?

R.M.: «Il tema delle aperture domenicali tocca corde molto diverse e sensibili. Da una parte ci sono gli interessi economici, turistici e di animazione del centro città, dallaltra i diritti dei lavoratori, la sostenibilità economica per gli esercenti e il rispetto dei ritmi familiari e personali. In questo senso, la proposta è divisiva perché coinvolge aspetti culturali, sociali e normativi. Inoltre, lattuale quadro legislativo – con i suoi vincoli tra Legge federale sul lavoro e Legge cantonale sullapertura dei negozi – rende il tema ancora più complesso, richiedendo una concertazione attenta e inclusiva tra tutte le parti coinvolte».

R.N.: «Il tema delle aperture domenicali divide perché coinvolge visioni e modelli operativi diversi all’interno dello stesso settore. Da un lato, c’è una parte del commercio – in particolare nei centri urbani a forte vocazione turistica – che vede in queste aperture una leva importante per accrescere l’attrattività del territorio e intercettare una clientela che si muove proprio nei fine settimana. Dall’altro lato, alcuni esercizi meno strutturati potrebbero avere difficoltà a sostenere l’impegno organizzativo ed economico richiesto. Ma il cuore della questione sta nella possibilità di scelta: dare la libertà di aprire significa permettere a ogni realtà di valutare in autonomia le proprie esigenze e opportunità. In un contesto dinamico come quello luganese, poter contare su un’offerta commerciale attiva anche la domenica è un elemento strategico».

A.C.: «La Svizzera non ha una tradizione per le aperture domenicali, nel passato era buon uso chiudere il sabato molto presto alcuni alle 12.00 altri alle 16.00 massimo. Credo avesse a che fare con il rispetto per chi lavorava nel commercio che si riteneva avesse diritto a godere del fine settimana con la famiglia».

Quali soluzioni in merito possono essere avanzate e quali sono i vantaggi che potrebbero derivarne?

R.M.: «Come Associazione Via Nassa, riteniamo che la soluzione più efficace sia una maggiore chiarezza normativa, accompagnata da un calendario condiviso delle aperture domenicali, possibilmente coordinato con eventi cittadini e flussi turistici. I vantaggi potrebbero essere molteplici: maggiore attrattività della città, fidelizzazione dei clienti locali e stranieri, incremento del volume daffari per i negozi e un miglior posizionamento dellintera offerta commerciale luganese. Va però parallelamente affrontato il nodo della sostenibilità economica per i commerci, magari attraverso incentivi mirati o formule di apertura flessibili».

R.N.: «Una possibile evoluzione è il riconoscimento normativo della piena libertà di apertura domenicale nei centri con forte presenza turistica, come Lugano. Questa soluzione chiara ed univoca permetterebbe di valorizzare al meglio il potenziale della città nei fine settimana, favorendo un’offerta commerciale coerente con le aspettative dei visitatori. Grazie a una regolamentazione chiara senza eccezioni ci si potrebbe sicuramente aspettare un maggiore coinvolgimento dei commerci. I vantaggi sono evidenti: un centro più animato, maggiore circolazione economica e la possibilità di differenziare Lugano rispetto ad altre destinazioni. È una misura semplice ma strategica, che permette di rafforzare l’immagine di una città aperta, moderna e capace di rispondere alle esigenze di un pubblico eterogeneo, sia locale che internazionale».

Antoniella CastelnuovoA.C.: «Come proposto dalla nostra Associazione si potrebbe iniziare da aperture mirate in domeniche con eventi, già programmati o da organizzare, in centro città».

Al di là di questo recente dibattito, quali sono i principali problemi che riguardano le attività commerciali ubicate soprattutto nel centro di Lugano?

R.M.: «I problemi più sentiti riguardano lelevato costo delle superfici commerciali, la concorrenza delle-commerce e degli Outlet, la vicinanza ai grandi centri urbani lombardi e la difficoltà di attrarre un nuovo pubblico, soprattutto dopo avere perso quello tradizionalmente legato alla piazza finanziaria. Da ultimo, la frammentazione delle iniziative e la mancanza di una visione unitaria penalizzano lidentità e la coerenza dellofferta».

R.N.: «Il commercio luganese è messo sotto pressione da diversi fattori: la forza del franco, la concorrenza dello shopping oltreconfine e il calo del potere d’acquisto dei residenti. A ciò si aggiunge l’ascesa dell’e-commerce, che spinge i consumatori verso canali digitali, spesso più convenienti ma meno radicati nel territorio. In questo scenario, per le attività del centro città diventa essenziale rafforzare la propria identità, offrire qualità, prossimità e un servizio personalizzato. Serve un ambiente urbano curato, accessibile e vissuto, dove l’esperienza d’acquisto sia integrata in un contesto culturale e sociale più ampio».

A.C.: «In generale il problema principale è la progressiva sparizione della classe media e le difficoltà economiche della stragrande maggioranza delle persone dovute al pesante aumento delle spese fisse. Anche l’effetto globalizzazione che ti permette di trovare tutto ovunque oltre che in rete ha sicuramente avuto un ruolo».

Quali iniziative andrebbero promosse per rendere la piazza luganese più attrattiva presso un pubblico di clienti domestici e internazionali?

R.M.: «Bisogna puntare su esperienze sempre più personalizzate, su eventi di qualità, non dimentichiamoci che Via Nassa è un vero e proprio palcoscenico all’aperto, e una comunicazione integrata che racconti la città come destinazione di stile, cultura e lifestyle. Via Nassa può e vuole giocare un ruolo guida in questo, promuovendo sinergie tra commercianti, istituzioni e operatori turistici. Lintegrazione con le attività di Lugano Region, la creazione di un calendario unico degli eventi e una forte spinta sul digital marketing sono elementi chiave per attirare sia il pubblico locale, sia i visitatori internazionali».

avv. Rupen NacarogluR.N.: «Serve una strategia chiara per rendere Lugano una città più viva e attrattiva tutto l’anno. Animazione urbana, eventi mirati nei weekend e nei periodi turistici, aperture straordinarie coordinate e orari più flessibili sono strumenti concreti per valorizzare il centro e il suo commercio. C’è tanto lavoro da fare ma la direzione intrapresa è quella corretta. Oggi il visitatore cerca esperienze, non solo servizi: Lugano deve puntare su qualità, accoglienza e identità, offrendo un’esperienza urbana coerente e memorabile, capace di attrarre e intrattenere anche chi proviene da fuori cantone o dall’estero. Un elemento di cui si parla poco, in vista della stagione estiva sarebbe la possibilità di rivedere gli orari di apertura dei negozi, adattandoli al clima e alle abitudini dei visitatori. Introdurre orari flessibili e la possibilità di tenere aperto la sera nei mesi più caldi, ad esempio, potrebbero migliorare il comfort dello shopping e valorizzare l’offerta del centro città».

A.C.: «Penso che la solidarietà nel condividere ed organizzare eventi sia fondamentale ed indispensabile la collaborazione anche economica del Municipio. Fondamentale è anche la formazione del personale spingendo per uno spirito dell’accoglienza e del servizio ineccepibile. Sento ancora troppi clienti dire di essere stati serviti con sufficienza in via Nassa».

Allargando lo sguardo, qual è landamento registrato nel corso degli ultimi anni dal mercato del lusso e quali prospettive è possibile individuare per il futuro?

R.M.: «Il mercato del lusso ha dimostrato grande resilienza, anche durante la pandemia, e continua a rappresentare una componente strategica per il commercio di qualità. La clientela si è evoluta: è sempre più esigente, informata e sensibile allesperienza dacquisto, non solo al prodotto. Per il futuro vediamo una crescente polarizzazione tra top brand internazionali e realtà locali deccellenza, con unenfasi crescente sulla sostenibilità, sullartigianalità e sul servizio personalizzato.  Secondo osservazioni recenti, la domanda asiatica e americana sta mostrando segni di ripresa, con un interesse crescente per destinazioni europee di lusso e Via Nassa ha tutte le carte in regola per posizionarsi come un “luxury district” contemporaneo, capace di fondere tradizione e innovazione. Naturalmente, in un gioco di squadra, tutti i giocatori in campo devono svolgere al meglio il proprio ruolo».

R.N.: «Il mercato del lusso è in evoluzione: oggi il consumatore cerca esperienze autentiche, personalizzate e legate al territorio, non solo prodotti esclusivi. Per Lugano, questo rappresenta un’opportunità concreta. Investire in strutture di alta gamma – come boutique hotel, resort di charme o dimore storiche riqualificate – può attrarre una clientela esigente in cerca di benessere, gastronomia, privacy e lifestyle. In un segmento altamente competitivo ma in espansione, la chiave del successo sta nell’offrire servizi su misura, spazi curati e un’identità forte, in linea con gli standard internazionali ma profondamente radicata nel contesto locale».

A.C.: «Penso che nei prossimi anni assisteremo ad un cambiamento epocale delle strategie commerciali delle Brand del lusso. Ci  sarà un ritorno della definizione “ lusso“ legata alla qualità e non più al marketing, si produrrà meno con prezzi e ricarichi più alti. Salvo pochi marchi sull’olimpo del lusso tutti gli altri sono stati severamente allontanati e sono tutti intenzionati a riconquistare il loro posto nella piramide del lusso. Nel mio settore e soprattutto per le nostre Brand fortunatamente la qualità è un requisito imprescindibile e di conseguenza gli orologi di lusso sono visti come un bene rifugio. Ma anche per quel che ci riguarda il rapporto con i clienti è fondamentale. Molto spesso il cliente del lusso è stressato, stanco e bisognoso di contatti umani appaganti e per lui l’acquisto di un oggetto di lusso è un momento di svago che vive come un’uscita con gli amici».