Un’analisi approfondita, frutto della sinergia tra l’organizzazione mondiale del turismo UN Tourism e l’ateneo elvetico USI, ha messo in luce un’interessante convergenza tra due settori chiave dell’economia globale: la moda e il turismo culturale. Il documento strategico, recentemente pubblicato, si rivolge a destinazioni turistiche, imprese e amministrazioni locali, offrendo spunti concreti su come queste due industrie possano interagire in modo proficuo. L’obiettivo primario è stimolare l’innovazione e l’imprenditorialità, con un occhio di riguardo alla tutela del ricco patrimonio culturale dei territori.

Nonostante l’avanzata inesorabile della globalizzazione e la pervasività dell’e-commerce, i prodotti intrinsecamente legati al mondo della moda – dai pregiati tessuti ai sofisticati gioielli, passando per fragranze evocative e accessori distintivi – mantengono un fascino e un valore aggiunto significativi quando acquistati direttamente nei luoghi che ne hanno visto la genesi. Questi manufatti trascendono la mera funzione di souvenir, trasformandosi in autentici ambasciatori culturali, capaci di connettere il viaggiatore con l’anima, la storia e l’identità peculiare delle destinazioni visitate.

La ricerca condotta congiuntamente evidenzia come diverse realtà stiano già attivamente integrando la moda e altre espressioni dell’industria creativa per arricchire l’offerta turistica e, al contempo, rafforzare il tessuto socio-economico delle comunità locali. Un’attenzione particolare è rivolta al ruolo cruciale che questa sinergia può innescsare nell’emancipazione delle popolazioni indigene e nel sostegno ai piccoli artigiani, custodi di saperi ancestrali e tradizioni uniche.

Il rapporto si articola in una serie di raccomandazioni pratiche, pensate per favorire la creazione di sinergie reciprocamente vantaggiose per tutti gli attori coinvolti nella filiera della moda e del turismo. Vengono promossi strumenti innovativi volti a facilitare la co-creazione di nuovi prodotti, stimolando la collaborazione tra operatori dei due settori. Parallelamente, il documento affronta tematiche cruciali come le strategie di marketing mirate, la costruzione di un branding territoriale efficace e l’adozione di principi di sostenibilità ambientale e sociale.

Un aspetto fondamentale sottolineato dalle linee guida riguarda la necessità di sensibilizzare i turisti. Attraverso iniziative di educazione e coinvolgimento attivo, si mira a incoraggiare comportamenti di viaggio più responsabili e a promuovere una comprensione più profonda e un maggiore apprezzamento dei contesti culturali specifici visitati.

Per illustrare concretamente le potenzialità di questa integrazione, il rapporto presenta una ricca selezione di casi studio provenienti da undici paesi diversi: Indonesia, Italia, Libano, Messico, Nigeria, Perù, Repubblica di Corea, Arabia Saudita, Spagna, Svizzera e Tanzania. Questi esempi virtuosi mostrano come l’intreccio tra moda e turismo possa diventare un potente motore per la valorizzazione dei talenti creativi locali e per l’attrazione di un pubblico turistico eterogeneo e attento alla dimensione culturale del viaggio.

La fusione tra la ricchezza del patrimonio della moda e le dinamiche dell’innovazione contemporanea si rivela, attraverso questi esempi, uno strumento efficace per promuovere una crescita inclusiva e uno scambio culturale vivace e profondo su scala globale.

Anche in questo caso, l’Università della Svizzera italiana (USI), con i suoi 4500 studenti e 1400 tra professori e ricercatori provenienti da oltre 110 nazioni, si conferma un polo accademico all’avanguardia. L’ateneo ticinese vanta una solida attività di ricerca e offre programmi di master specializzati sia nel campo della moda che del turismo. L’USI ospita inoltre una prestigiosa cattedra UNESCO dedicata all’ICT per lo sviluppo e la promozione del turismo sostenibile nei siti patrimonio dell’umanità.