Elie Saab Maison – Eclisse

La vita e l’attività dell’architetto Carlo Colombo si è sempre snodata tra arte e design, due mondi che spesso sono confluiti l’uno nell’altro dando vita a oggetti e arredi entrati di diritto a far parte dell’eccellenza della creatività italiana e internazionale. Dopo aver nel 2011 insegnato interior design presso l’Università di Beijing, nel 2013 ha fondato a Lugano, con Paolo Colombo, lo studio A++, che si occupa di interni e progetti di architettura su larga scala in tutto il mondo, con studi a Lugano, Milano, Miami, Dubai. I suoi progetti sono stati esposti a Parigi, al Weserburg Museum für moderne Kunst di Brema nel 1995, al Museo delle arti decorative di Colonia nel 1996, alla Triennale di Milano nel 2016 e al MARCA, Museo delle Arti di Catanzaro nel 2017. Ha ricevuto oltre 30 premi alla carriera e partecipato come relatore a più di 50 conferenze nel mondo come ambasciatore del Design.

In riferimento all’edizione 2025 del Salone del Mobile di Milano, come cambia la geografia degli operatori presenti, espressione di una evoluzione della struttura dei mercati di riferimento del settore?

«Ho osservato con grande interesse l’evoluzione della geografia degli operatori presenti al Salone del Mobile. Questa trasformazione riflette un cambiamento significativo nella struttura dei mercati di riferimento del settore. L’edizione 2025 ha registrato più di 300.000 presenze, con un record del 68% di operatori esteri provenienti da 151 Paesi, sottolineando l’attrattiva globale del Salone.

Architetto. Carlo Colombo
Giorgetti – Moorea table

Questi dati evidenziano una tendenza verso la diversificazione dei mercati di riferimento, con un crescente interesse verso aree come l’Asia e il Medio Oriente. Questa evoluzione offre nuove opportunità per il design italiano, che può espandere la propria influenza e adattarsi alle esigenze di mercati emergenti, mantenendo al contempo la propria identità e qualità distintive».

Si è fatto un gran parlare di intelligenza artificiale. Si possono già intravedere tracce di questa presenza nella progettazione di arredi e quali sono in proposito le sue personali valutazioni?

«Si parla molto di intelligenza artificiale, ed è inevitabile che anche il mondo del design inizi a confrontarsi con questo nuovo strumento. Dal mio punto di vista, l’intelligenza artificiale è una risorsa, ma deve rimanere tale: uno strumento al servizio della creatività umana, non un sostituto. Esistono software di AI in grado di generare render, esplorare combinazioni cromatiche, ottimizzare i materiali o simulare scenari d’uso e layout in tempo reale. Questo, soprattutto nella fase preliminare del progetto, può essere utile per accorciare i tempi, testare più varianti. Tuttavia, l’anima del progetto, la visione, la sensibilità, il rapporto con la materia, la cultura del gesto e dell’abitare rimangono territori profondamente umani. L’intelligenza artificiale non ha memoria emotiva, non conosce le mani dell’artigiano. Vedo l’AI come un alleato silenzioso: utile, preciso, talvolta sorprendente.

Bentley Home - Ashford
Bentley Home – Ashford

Ma nel mio lavoro, la centralità dell’uomo, dell’architetto, del designer, del committente, rimane imprescindibile. Il vero design nasce da un’intuizione che è insieme culturale, emotiva e personale. E questo, almeno per ora, nessuna intelligenza artificiale è in grado di replicarlo».

Lei era presente al Salone con numerose opere realizzate per i brand più prestigiosi. Quali sono i principali concetti che hanno guidato le sue scelte progettuali?

«Anche quest’anno ho avuto il privilegio di presentare diverse collezioni al Salone del Mobile, collaborando con brand come Giorgetti, Artemide, Flou, Bentley Home, Bugatti Home, Elie Saab Maison e molti altri. Quando affronto un nuovo progetto, cerco sempre di coniugare estetica, funzione ed emozione. Credo che oggi, più che mai, ci sia il bisogno di prodotti e spazi autentici, che sappiano essere raffinati ma anche accoglienti. L’uso di materiali naturali, lavorati con maestria artigianale, è fondamentale: legno, pietre, metalli, ogni materiale racconta una storia, e il mio compito è farla emergere attraverso il progetto. La bellezza sta nell’equilibrio, nella proporzione, nella continuità tra le parti. Questo approccio è il filo conduttore del mio lavoro, anche quando affronto linguaggi diversi a seconda del brand. Le mie scelte progettuali si fondano su un’idea di design come espressione di cultura, rigore e sensibilità.

Flou Foshi
Flou Foshi

È questo il linguaggio che porto avanti, con rispetto per la tradizione e uno sguardo sempre rivolto al futuro».

Allargando lo sguardo alla città di Milano qual è la sua valutazione riguardo al modo in cui essa ha fatto fronte all’evento e quali correttivi andrebbero apportati in vista delle edizioni future?

«Milano ha confermato il suo ruolo centrale come capitale del design, accogliendo l’edizione 2025 del Salone del Mobile con grande energia, capacità organizzativa e una forte identità culturale. La città si è trasformata in un palcoscenico globale, capace di attrarre creativi, aziende e pubblico da ogni parte del mondo. Alcune criticità meritano attenzione. In primo luogo, la mobilità urbana: durante l’evento, trasporti pubblici e viabilità risultano spesso sotto pressione. Servirebbe un potenziamento mirato dei collegamenti, soprattutto verso i distretti del Fuorisalone. Infine, sarebbe auspicabile un maggiore coinvolgimento delle periferie, come occasione di rigenerazione e inclusione. Milano ha fatto molto, ma può e deve continuare a evolversi come modello di città del futuro: più sostenibile, connessa e inclusiva».