Oggi i giardini servono a supplire alla carenza di spazi naturali e stanno simulando sempre più quello che la natura ci offre. Siamo appena usciti da un periodo in cui la popolazione ha riscoperto i boschi, e ha apprezzato la manifestazione di disordine controllato che lo spazio assume quando viene occupato dalla natura. Anche chi per molto tempo non ne aveva goduto a causa della vita frenetica, ha riscoperto il germogliamento primaverile degli alberi, lo sbocciare di fioriture effimere come l’Anemone nemorosa, l’Hepatica nobilis, per citare solo alcune tra le specie che ci hanno regalato fioriture proprio durante la pandemia.

I boschi e le zone naturali hanno assunto un interesse e un apprezzamento che sommandosi alla spinta ecologista in generale, alla sensibilizzazione a favore della biodiversità, al lento ma inesorabile abbandono dell’utilizzo dei prodotti chimici nei giardini, sta creando una consapevolezza sempre maggiore del fatto che il nostro territorio, per quanto piccolo sia, è in grado di regalare delle stupende sorprese. Ed è proprio in questo senso che il paesaggista e il giardiniere devono essere capaci di inserire le proprie competenze.

Le persone vogliono vedere più natura, più verde, anche in spazi in cui il costruire rappresenta un’affermazione della volontà dell’uomo.  Parliamo dell’avvento dei tetti verdi, delle facciate rinverdite, della sostituzione delle siepi con piantagioni di arbusti e piante erbacee, e dei prati inglesi con i prati fioriti, dei giardini geometrici con giardini naturali o con la creazione addirittura di veri e propri hotel per insetti e piccoli mammiferi un tempo cacciati dallo spazio riservato all’uomo.

Tutto questo risulta ancor più convincente nella testimonianza della proprietaria di un giardino che ha vissuto in prima persona questo cambiamento: Lara Audergon Filippi.

Valorizzare le risorse esistenti

Lara Audergon Filippi: «Ricordo che fin dall’inizio della mia conoscenza con l’Architetto paesaggista Federico De Molfetta e con Alfredo Baratella, manifestai il desiderio di cambiamento del mio spazio-giardino ma nel contempo mi sentivo fortemente legata al vecchio giardino che proponeva piantagioni di Lonicera come copriterreno, e arbusti tagliati in geometria. Ritrovarsi con un giardino maturo e cresciuto è un grande vantaggio, soprattutto quando si pensa ad alberi e arbusti che impiegano anni a raggiungere la dimensione desiderata.

Tuttavia, in un giardino come il mio, che è stato creato più di 50 anni fa, si pone anche qualche dilemma e difficoltà. Vi sono piante che negli anni sono cresciute a dismisura e che diventano difficili da ridimensionare. Come pure è risultato evidente un certo stile e una certa propensione per piante fortemente legate ad un epoca passata.

Nel nostro caso si presentavano, oltre a molti arbusti tenuti a forma geometrica, anche piante di grande dimensioni che schermavano in modo eccessivo la casa dalla luce solare. Da ultimo, si proponeva il tema della manutenzione del giardino che richiedeva uno sforzo notevole soprattutto per le continue potature. Ad un occhio inesperto e superficiale, la soluzione sarebbe apparsa semplice ed immediata. Ma per qualcuno in grado di leggere la preziosità di un giardino che in molte decadi è stato amorevolmente curato, il compito era decisamente più arduo. Trasformazioni del genere, possono difficilmente essere gestite da soli senza causare dei danni irreparabili. Per me poi, era fondamentale non stravolgere il giardino, ma procedere passo per passo nel rispetto delle piante e della loro storia.

Ho avuto la fortuna di essere affiancata in questo progetto da professionisti (Studio De Molfetta & Strode e Baratella Giardini) che hanno capito e condiviso la complessità dell’obbiettivo da raggiungere. Nel corso di 2 anni, grazie ad un approccio visionario da parte dei nostri paesaggisti che hanno saputo accompagnarci in questa trasformazione a tappe, il giardino ha vissuto la sua graduale trasformazione. Da un lato è stato alleggerito, ma allo stesso tempo si sono moltiplicate le varietà botaniche presenti grazie a dei bordi misti che peraltro si sono rivelati di facile manutenzione.

Credo che oggi sia importante lavorare su una visione di giardino contemporaneo, sostenibile e variegato e che richiede degli interventi mirati ma contenuti soprattutto sul fronte di trattamenti e continue potature. Molti si fanno spaventare dalla ricchezza botanica di un giardino, ma in realtà è proprio questa ricchezza che permette ad un giardino di acquisire la sua forma più naturale e bucolica. La mia speranza è che questo modo di concepire il giardino venga abbracciato in modo più ampio da tutti coloro che sono attivi nel settore e da coloro che hanno dello spazio verde a disposizione, in modo che il piacere del vivere nel verde possa essere amplificato con però la piena coscienziosità dell’utilizzo delle risorse».