Il Food Industry Monitor 2025 analizza le performance di un campione di oltre 860 aziende, con un fatturato aggregato di circa 87 miliardi di euro, attive in 15 comparti del settore food, esaminando le performance storiche dal 2009 al 2024 e focalizzandosi sulle seguenti dimensioni: crescita, export, redditività, produttività e struttura finanziaria. Per ogni comparto vengono elaborate previsioni biennali (2025-2026) sulla crescita del fatturato e dell’export e sull’andamento della redditività.
Nel 2024, i ricavi del settore sono cresciuto del 5,9% confermando performance superiori rispetto all’economia italiana, con un PIL nazionale fermo sullo 0,7%. Il settore mostra buoni livelli di redditività commerciale con un ROS al 5,7% un ROIC al 6,9%: si tratta di valori positivi, anche se in lieve calo rispetto agli anni precedenti. La solidità finanziaria resta elevata con un indice di indebitamento pari ad 1,19 (mezzi di terzi su mezzi propri).
Prospettive future dal Food Industry Monitor 2025
Per il 2025, il settore food dovrebbe confermare, con un 4,6% il trend positivo, seppure con tassi leggermente inferiori rispetto all’anno precedente. Per il 2026 si prevede una crescita dei ricavi del +4,4%. Il mercato interno dovrebbe tenere grazie alla positiva dinamica dell’occupazione, che dovrebbe stimolare i consumi e quindi la domanda di prodotti del settore food. La crescita dei salari resta una variabile fondamentale per un salto di qualità dei consumi interni. La positiva evoluzione degli investimenti industriali conferma come l’industria italiana, in particolare quella del food, stia rispondendo alla sfida della produttività. A livello di comparto, nel 2025 cresceranno significativamente i comparti delle farine (+9,9%), caffè (+6,9%), olio (+6,3%) e surgelati (+5,6%). i trend di crescita”.
Aziende familiari
Per la XI edizione del Food Industry Monitor, è stato sviluppato un focus specifico sugli assetti istituzionali e sui modelli di governance adottati dalle imprese. Il settore food si conferma fortemente caratterizzato da una presenza di imprese familiari, che rappresentano il 67% del campione analizzato. I comparti delle farine (95%), distillati (83%), olio (82%) e caffè (81%) superano l’80% di aziende a proprietà familiare. Anche in comparti caratterizzati dalla presenza di grandi players internazionali, come surgelati, birra e vino, le aziende familiari rimangono prevalenti, seppur con un’incidenza di poco superiore al 50%.
Evoluzione delle esportazioni
L’export (in valore a prezzi correnti) del settore food, per i comparti analizzati, registrerà una crescita del 7,3% nel 2025, leggermente inferiore rispetto al +8,2% del 2024. Le previsioni restano positive anche per il 2026, con un incremento stimato del 7%. L’export relativo ai comparti mappati ha raggiunto i 47 miliardi di euro, di cui circa il 13% destinato agli Stati Uniti. Il vino, da solo, genera esportazioni per oltre 8 miliardi di euro, con circa il 30% del totale diretto verso gli USA. Le esportazioni del comparto food (incluso il vino) sono cresciute del 5,5% nel 2024, in netta ripresa rispetto al -1,6% registrato nel 2023. Tuttavia, è evidente che le politiche dell’amministrazione americana in materia di importazioni potrebbero avere effetti significativi sulle vendite negli USA.
Secondo Alessandro Santini, Head of Corporate & Investment Banking di Ceresio Investors «quanto sta accadendo a livello internazionale deve farci riflettere seriamente sull’opportunità per le imprese italiane di dare una forte accelerazione alle strategie d’internazionalizzazione investendo direttamente sui mercati in strutture produttive. Non dobbiamo vedere il “made in Italy” solo come un modello basato sull’esportazione di prodotti finiti, ma anche come l’esportazione di know-how di innovazione e produzione, che può essere messo a sistema direttamente nei mercati di destinazione. Le previsioni per il 2026 sono positive, ma potremmo essere costretti a confrontarci con i dazi USA e le possibili contromisure che potrebbero essere approvate in mercati strategici per il Made in Italy, come quello cinese».
Tavola rotonda
Il convegno è stato introdotto e moderato da Silvia Sciorilli Borrelli, corrispondente del Financial Times per l’Italia. Dopo i saluti istituzionali del Prof. Nicola Perullo, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche, e di Gabriele Corte, Direttore Generale di Banca del Ceresio SA, è intervenuto il Prof. Carmine Garzia, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio. Il Prof. Michele Fino ha moderato un dibattito dedicato al valore “made in Italy” a cui ha partecipato Matteo Lunelli, Presidente e CEO di Ferrari Trento e Guido Repetto, Presidente di Elah Dufour. Le conclusioni del convegno sono state affidate, come da tradizione a Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e Presidente dell’Università di Scienze Gastronomiche, fondata nel 2004 su iniziativa di Slow Food.



