Quali sono i valori e i criteri che guidano le scelte strategiche di Gruppo Sicurezza, oggi che le imprese devono ridefinire il proprio ruolo in un mondo in rapido cambiamento e non si tratta più solo di innovare, ma di farlo con coerenza, visione e responsabilità?
«Siamo consapevoli che il valore autentico non si costruisce in solitudine. Ogni decisione nasce da un principio spesso sottovalutato: l’azienda è prima di tutto una rete di relazioni. E dietro ogni relazione ci sono fiducia, ascolto sincero e responsabilità condivisa. Viviamo in un mondo che cambia a ritmi vertiginosi, ma i bisogni essenziali restano immutati: sentirsi protetti, compresi, supportati. Fare impresa oggi significa per noi restare fedeli a ciò che conta davvero: mettere le persone al centro, agire con coerenza e rispetto per il territorio. Non inseguiamo la novità fine a sé stessa, ma costruiamo qualcosa di solido e duraturo, presente quando serve davvero».
Come si riflettono questi valori nei progetti, nei rapporti con i clienti e nelle scelte quotidiane?
«Tutto nasce dalla qualità del rapporto umano, prima ancora che dalla tecnologia. Ogni progetto è un mondo a sé, con caratteristiche e complessità uniche. Il primo passo è sempre l’ascolto, non solo delle richieste esplicite, ma anche di ciò che resta non detto: aspettative, timori, sfumature invisibili. Spesso veniamo coinvolti per esigenze tecniche, ma si crea un legame che supera la funzione: una fiducia che si consolida nel tempo e diventa il vero valore aggiunto. Quando un cliente torna affidandoci nuove responsabilità, non è mai scontato: è la conferma di un’esperienza basata su competenza, empatia e presenza costante. Per noi non si tratta di concludere un lavoro e voltare pagina, ma di coltivare un rapporto duraturo, fatto di attenzione quotidiana e responsabilità condivisa».
Anche in ambiti complessi come la cybersecurity mantenete un forte orientamento alla persona e alla relazione. Come riuscite a trasformare questo impegno in soluzioni efficaci, accessibili e realmente utili?
«La chiave è sempre la stessa: mettere le persone al centro. La cybersecurity è un tema strategico, ma spesso percepito come tecnico e distante. Ci siamo chiesti: come trasformare qualcosa di complesso in un’esperienza chiara e accessibile?
La risposta sta nella capacità di creare empatia. Quando incontriamo imprenditori o responsabili IT, non partiamo dal linguaggio tecnico, ma da domande semplici: cosa vuoi proteggere? Quali sono le tue paure? Quali rischi ti preoccupano?
Solo dopo costruiamo soluzioni. È questa relazione e questo linguaggio condiviso che fanno la differenza: quando la sicurezza è compresa, smette di essere un peso e diventa un vantaggio competitivo».
Tecnologia e responsabilità sociale non sempre si incontrano facilmente. Per voi invece sembrano parte di un’unica visione. Come definisce questo impegno sociale l’identità di Gruppo Sicurezza?
«Per noi la responsabilità sociale non è un elemento accessorio. Siamo nati e cresciuti in Ticino e sentiamo una responsabilità autentica nel restituire valore proprio dove affondano le nostre radici. Collaboriamo con enti e fondazioni impegnati nell’educazione, nello sport e nella cultura perché crediamo che prendersi cura sia una scelta imprescindibile.
Non ci limitiamo a erogare contributi economici: mettiamo a disposizione tempo, competenze e passione. Alcuni collaboratori fanno volontariato durante eventi, altri gestiscono la logistica o partecipano a vere e proprie attività di raccolta fondi interne.
Queste attività non sono semplici iniziative di responsabilità sociale d’impresa: rappresentano la nostra identità. Perché sicurezza, per noi, significa anche far sentire le persone meno sole, parte di una comunità viva e inclusiva».
In un’azienda come la vostra, la cultura organizzativa è fondamentale. Come assicurate che i valori di fiducia e attenzione trovino spazio reale nelle dinamiche interne, nella leadership e nel rapporto con i collaboratori?
«Non possiamo generare fiducia all’esterno se prima non la viviamo all’interno. Per questo abbiamo scelto una leadership diffusa, lontana da logiche verticistiche: ogni persona deve sentirsi riconosciuta e protagonista.
Investiamo costantemente nella formazione continua, nell’ascolto attivo e nella valorizzazione dei talenti trasversali, spesso silenziosi ma fondamentali.
Il mio ingresso nel Consiglio Direttivo di Forum GSA Ticino e R.I.S.E. Foundation è per me un modo concreto di dare continuità e concretezza a ciò in cui credo: impegnarsi nel contribuire attivamente alla costruzione di una cultura del lavoro più consapevole, inclusiva e orientata al bene comune, oltre i confini aziendali, con un impatto reale sul territorio. Non vogliamo solo essere un “buon posto dove lavorare”, ma un luogo dove sentirsi parte di un progetto autentico, condiviso e motivante».
Alla luce di tutto questo, come definirebbe oggi il concetto di “fare sicurezza”?
«Lo vedo come un impegno di prossimità, basato su presenza e competenza. Fare sicurezza non significa solo installare tecnologie che funzionano nel silenzio, ma esserci: comunicare, ascoltare, prevenire, intervenire. È un lavoro spesso invisibile, che si misura nella coerenza quotidiana e nella capacità di anticipare bisogni prima che diventino problemi.
La sicurezza è una leva strategica: protegge la continuità operativa, tutela la reputazione e garantisce serenità. Per questo, la fiducia non è un traguardo una tantum, ma un processo continuo. Siamo orgogliosi di costruirlo ogni giorno, fianco a fianco con clienti, collaboratori e il territorio che ci ospita».