Nel mese di febbraio la Città di Lugano e l’Amministrazione federale delle dogane hanno siglato la convenzione che ha affidato la gestione del Museo delle dogane svizzero al Museo delle Culture di Lugano e sono stati definiti obiettivi e modalità di sviluppo per i prossimi tre anni. Il Museo delle dogane continuerà a favorire una riflessione articolata sulla storia locale, sulle tradizioni e sul folklore cui è legata l’attività del doganiere e della guardia di confine e della loro eterna controparte: il contrabbandiere. Ma sarà anche una finestra aperta sulle tematiche dell’economia e della cultura del confine.  Lo sviluppo di cicli di esposizioni d’arte sul tema del confine e delle identità a confronto è uno degli elementi di maggiore innovazione proposti dal Museo delle dogane. E «L’isola degli dèi. Gotthard Schuh. Fotografie. Bali, 1938» è la prima mostra temporanea realizzata espressamente in questo àmbito. 

Installazioni sorprendenti e filmati in più lingue trasformano la visita al Museo delle dogane svizzero alle Cantine di Gandria un’esperienza unica per i visitatori di ogni età. Ma ciò che caratterizza in modo unico il Museo è la sua collocazione. Vero e proprio tesoro architettonico, l’edificio nato come posto di confine è incastonato in un ambiente per certi aspetti ancora incontaminato. Domina, anche simbolicamente, un territorio straordinario, di cui è sentinella da quasi due secoli: il “cuore” di uno dei grandi laghi alpini, in un’area ancora miracolosamente appartata, raggiungibile soltanto via acqua o lungo un sentiero che attraversa le pendici di un monte boscoso. Un contesto ambientale che non trova uguali, non solo in Svizzera.  Da segnalare che il Museo delle dogane svizzero è candidato all’European Museum Academy Award 2017.