Il libro svela particolari inediti sulla sua vita e carriera, conosciuti solo da pochi intimi, mettendo in luce più che l’uomo di successo, l’Uomo nell’interezza dei suoi valori morali, la sua sensibilità, le sue attitudini e capacità, il suo bagaglio culturale.
La vita, anzi le vite, di Alberto Ménasche potrebbero essere tranquillamente la trama di un film di successo, ricco di colpi di scena, dove, partendo da situazioni di estrema difficoltà, è possibile il riscatto fino a vertici professionali di grande prestigio.
La vita l’ha messo alla prova prestissimo, a quattro anni con una tragedia sotto i suoi occhi, la morte della mamma avvolta dalle fiamme, trauma che lo accompagnerà sempre e che lo metterà, bambino, nelle condizioni di prendere la responsabilità del fratello minore di un anno e della sorellina ancor più piccola, responsabilità alla quale non si è mai sottratto per tutta la vita.
Ma cominciamo dall’inizio. Alberto nasce in Egitto in una famiglia benestante, il padre era ingegnere, all’interno di una comunità ebraica di lingua francese a quel tempo ben accettata dalla maggioranza araba, un’infanzia tranquilla nonostante la grande perdita della madre. Per seguire le orme paterne a diciannove anni si iscrive alla facoltà di Ingegneria di Losanna e tutto sembra andare per il meglio. Ma ben presto, i sovvertimenti dovuti alla caduta della monarchia di re Farouk, cambiano ogni cosa e gli ebrei d’Egitto, capro espiatorio di tutte le tensioni panarabe, sono perseguitati.
Alberto all’improvviso si trova confrontato con situazioni impreviste, la perdita della nazionalità, e lui, ormai apolide, si ritrova solo, il fratello che studiava nella stessa Università era sfortunatamente rientrato in Egitto e riuscirà ad uscirne solo dopo diverso tempo, solo e senza mezzi, poiché al padre non permettevano di finanziarlo in alcun modo. Una situazione che sembrava non avere vie d’uscita. Bisognava giocoforza trovare un lavoro. E ha cominciato dal gradino più basso nel reparto pacchi del magazzino La Placette a Losanna, punto di partenza di una carriera che l’avrebbe visto scalare un ruolo sempre più importante fino ai vertici, all’interno del medesimo Gruppo, pur se cambiava via via nome, prima “All’ Innovazione”, poi “Manor”, fino ad essere Direttore regionale del gruppo Manor e membro della direzione generale. Da Losanna, a Lugano, poi a Basilea, e poi ancora a Lugano dove alla bellezza di ottantotto anni, nonostante sia in pensione, è ancora attivissimo.
Cosa ricorda dei suoi primi passi lavorativi?
«Francamente non mi piace guardare al passato e quindi ho un po’ messo da parte quel periodo. Vivo nella concretezza dell’oggi e mi sento piuttosto proiettato verso il futuro. Forse è questa la mia forza: di poter vivere l’oggi, vederne i problemi e cercare eventuali soluzioni per il domani. In ogni caso, fino a quando nel 1971 ho ottenuto la cittadinanza, il fatto di essere apolide ha creato una serie di difficoltà supplementari alla mia carriera, complicando la normale quotidianità, soprattutto perché man mano che crescevano le responsabilità dovevo viaggiare molto ed avere frequenti contatti in tutto il mondo».
Alla luce della sua esperienza, come vede il domani? E, cosa farà Alberto da grande?
«I have a dream, ho un sogno anch’io. E mi faccio delle domande. Mi chiedo: come mai quell’istinto di depredare che ha sempre accompagnato l‘uomo, della sopraffazione, dell’invidia, della gelosia, nell’arco di millenni non è mai cambiato e non c’è progresso? Il mio sogno è quello di trovare nell’uomo un qualcosa, un mezzo, uno strumento, che possa cambiare questo stato di cose e frenare l’istinto umano a voler sempre fare la guerra a qualcuno o a qualcosa. Nell’umanità sarebbe necessaria una evoluzione che permetta di superare in senso positivo quest’ istinto perverso. Ecco che, con lo sguardo rivolto soprattutto allo sviluppo della digitalizzazione e della Intelligenza Artificiale che apre grandi orizzonti, mi chiedo dove ci porterà? Sarà possibile che lo sviluppo dell’intelligenza umana, unita a quella artificiale, riesca a riequilibrare questo istinto in modo da permettere all’uomo di diventare migliore? Si tratta solo di un sogno, ma nella mia immaginazione tutto è possibile».
Cosa l’ha avvicinata alla Massoneria, uno dei pilastri della sua vita, dove è arrivato a essere Gran Maestro della Gran Loggia Svizzera Alpina?
«In realtà la mia è stata ed è la ricerca di una spiritualità senza imposizioni, perché cercando la verità, forse la mia verità, ho sempre rifiutato non dico un dogma ma qualsiasi imposizione dall’alto. Io sono sempre alla ricerca della verità e mi sento in verità un uomo libero. Già mio padre era un massone, cosa che ho saputo solo dopo la sua morte da alcune foto. In Egitto ai tempi la Massoneria era proibita e per questo non l’aveva mai detto. Ero perfettamente consapevole che mio padre era un galantuomo, ed io nell’intento di seguirne le orme ho fatto le mie ricerche ed ho visto che la sua ricerca spirituale era vicina alla mia. Quindi mi sono avvicinato ed ho cominciato il percorso».
Parliamo ancora di lei. Qual è la sua più grande qualità? E il suo difetto?
«Partiamo dai difetti. Il mio più grande difetto è l’impazienza. Vorrei che tutto fosse già fatto, “ieri” piuttosto che oggi. Chi ha lavorato con me lo sa bene. La qualità che mi riconosco, non dovrei essere io a dirlo, è l’umiltà. Proprio grazie ad un atteggiamento umile sono arrivato alla ricerca della verità che cercavo».
Chi lo conosce gli riconosce molte altre doti non comuni: l’empatia, la generosità e la considerazione di chi ha di fronte, il fatto di mettersi nei panni altrui, di far sentire le persone importanti e, se necessario, agire o interagire col prossimo.
«È vero, cerco di essere molto concreto aiutando per quanto possibile anche chi è vicino a me. Sono sempre proiettato nel futuro cercando di vedere più in là e capire cosa potrà succedere. Gli anni non mi pesano affatto, perché sono sempre molto attivo con giornate ricche di contatti e di spunti».
Alberto Ménasche
Alberto Ménasche è stato per lunghi anni Direttore generale del Gruppo Manor ticinese e membro della direzione generale del gruppo. Come membro di una Loggia massonica è arrivato ad essere Gran Maestro della Gran Loggia Svizzera Alpina ed ha avuto l’incarico a numerose partecipazioni come membro di fondazioni e associazioni; già Console Generale del Principato di Monaco, per alcuni anni Presidente del Club del Centro e Presidente della Federcommercio, Presidente Media Ti Marketing, Presidente di Teleticino e Membro del CdA della Società Editrice del Corriere del Ticino, Membro onorario dell’Associazione Ticinese di cremazione, Vicepresidente della Fondazione Claudia Lombardi per il Teatro nonché di numerose altre piccole e medie associazioni che hanno richiesto il suo intervento o la sua collaborazione.