Il titolo della mostra e del progetto – Towards No Earthly Pole – riprende un verso che il poeta inglese Alfred Tennyson dedicò a John Franklin – deceduto insieme a tutto il suo equipaggio nell’ultima famosa spedizione polare del 1845 – e crea un legame immediato con l’universo delle esplorazioni ottocentesche e di inizio Novecento. All’epoca i poli terrestri e i ghiacciai erano le ultime regioni da conquistare e cartografare, le frontiere finali per l’uomo, piene di segreti ed estremamente ardue da attraversare. Oggi sono considerati fragili ecosistemi da proteggere, i luoghi più estranianti della terra e maggiormente ostili nei confronti degli esseri viventi. Paesaggi che, nonostante la maggior parte dell’umanità non abbia mai visitato, sono da sempre presenti nell’immaginario geografico collettivo e attraverso fotografie, riprese storiche e la letteratura, esercitano un grande fascino sull’uomo.
Julian Charrière si è imposto infatti sin da subito sulla scena dell’arte contemporanea come un esploratore moderno, noto per una ricerca artistica concettuale che attraversa e combina varie discipline, dalla geologia all’archeologia, dalla fisica alla storia. Padroneggiando performance, scultura, fotografia e video, il suo lavoro offre nuovi e inaspettati punti di vista su alcune delle questioni al centro della nostra epoca e dell’umanità in generale. L’artista è spesso in viaggio, recandosi nelle aree più remote del pianeta con forte identità geopolitica – ad esempio vulcani, ghiacciai, siti radioattivi –, per esplorare con metodi e materiali non convenzionali le tensioni e l’inestricabile legame tra civiltà umana e paesaggio naturale.
L’esposizione è stata concepita intorno all’omonima e inedita opera video, per la realizzazione della quale l’artista ha esplorato località remote dalle condizioni climatiche estremamente ostili. Il progetto espositivo sarà in seguito presentato, in una versione riadattata, all’Aargauer Kunsthaus di Aarau e al Dallas Museum of Art.
L’idea del progetto è nata nel 2017 quando Charrière venne invitato su una nave di ricercatori russi a percorrere il canale di Drake, tra capo Horn e le isole Shetland Meridionali. L’impatto concreto con il paesaggio dell’Antartide e il confronto con la storia delle esplorazioni di inizio Novecento hanno dato avvio all’opera, portandolo poi sui ghiacciai svizzeri del Rodano e dell’Aletsch, sul Monte Bianco, in Islanda e in Groenlandia.
Intorno alla proiezione centrale, Charrière ha realizzato un’installazione ambientale, trasformando l’intero spazio espositivo in uno scenario che riecheggia i principali soggetti e le tematiche dell’opera video. Accanto a reinterpretazioni di lavori precedenti, sono esposte alcune opere inedite, realizzate dall’artista in occasione della mostra al MASI e per le quali si è confrontato con soggetti e risorse naturali locali, collaborando in parte con artigiani ticinesi.
L’artista vuole amplificare la visita dello spettatore con un’esperienza sensoriale e rendere più intensa la relazione tra chi osserva e il paesaggio rappresentato.
I luoghi dell’artico e dei ghiacciai sono profondamente differenti dalla quotidianità conosciuta. I suoni, la luce, la materia vissuti durante le esplorazioni sono elementi fondamentali nel processo di scoperta. Attraverso la sua ricerca artistica, Charrière instaura un dialogo con il paesaggio e spinge a ritrovare la condizione di stupore che anticamente l’uomo provava nei suoi confronti: come l’uomo agisce sul paesaggio questo agisce su di lui e dove i moti si incontrano nasce l’opera d’arte.
Chi è Julian Charrière
Nato a Morges, in Svizzera, nel 1987, attualmente vive e lavora a Berlino. Nel 2011 frequenta l’Institut für Raumexperimente (Istituto per esperimenti spaziali) dove è studente di Olafur Eliasson. Durante la sua carriera Charrière ha esposto il suo lavoro – sia individualmente sia come membro del collettivo d’arte ‘Das Numen’ a Berlino – in musei e istituzioni di tutto il mondo, tra cui Parasol Unit Foundation for Art di Londra, Regno Unito; Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna, Svizzera; Centre Culturel Suisse di Parigi, Francia; Palais du Tokyo, Parigi, Francia; Haus der Kulturen der Welt di Berlino, Germania; Kunsthalle Wien di Vienna, Austria; Neue Nationalgalerie di Berlino, Germania; Reykjavik Art Museum, Islanda; Museum of Contemporary Art di Tokyo, Giappone; la Biennale di Kochi-Muziris, India, la 12a Biennale di Lione, Francia e la 57a Biennale di Venezia, Italia. Attualmente ha inaugurato la sua prima mostra personale in un’istituzione italiana, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (All We Ever Wanted Was Everything and Everywhere).