Raphael Suter, lei è stato a lungo redattore culturale della Basler Zeitung e ora è direttore della Kulturstiftung Basel Hermann Geiger. Cosa l’ha spinta a questa scelta?

«È stata l‘idea della fondatrice, Sibylle Piermattei-Geiger, di creare una nuova fondazione a Basilea. L’ho vista come un’opportunità unica per fornire il mio contributo di esperienza come giornalista culturale».

Qual è lo scopo della fondazione?

«La Fondazione culturale Basel “Hermann Geiger I KBH.G” si propone di rendere la cultura accessibile a tutti. Perciò le visite alle nostre mostre e agli eventi che le accompagnano sono gratuite. Inoltre, ogni esposizione è accompagnata da una propria pubblicazione, distribuita gratuitamente ai visitatori interessati».

Quali sono i progetti in corso?

«Da dicembre 2023 a metà febbraio 2024, presenteremo una mostra del fotografo coreano Kim Jungman, molto noto nel suo Paese. È la prima personale in Europa di questo artista. L’anno prossimo, l’ex direttore del teatro di Basilea, Michael Schindhelm, curerà due mostre correlate sui temi “Aeging” e “Roots”».

Lei porta la cultura alla gente: tutto è accessibile gratuitamente. Come vive questa straordinaria missione?

«Siamo un team molto piccolo, composto da cinque membri dello staff e da me. Per noi è importante trovare una vicinanza al nostro pubblico. Siamo presenti ogni giorno in Fondazione, guidiamo noi stessi i visitatori attraverso le mostre e ci occupiamo anche del programma di tutte le attività complementari. Tutto ciò dà un volto alla Fondazione e questo approccio molto personale è apprezzato dai nostri visitatori, come dimostrano le tante reazioni positive».

Parliamo della vostra fondatrice, l’artista e filantropa Sibylle Piermattei-Geiger. Chi era?

«È stata una grande personalità, purtroppo scomparsa nel luglio 2020, all’età di 89 anni, a causa di un tumore. Tuttavia, ha accompagnato da vicino gli inizi della Fondazione a Basilea, e suo marito Luciano Piermattei continua a sostenerci nel senso da lei auspicato. Sibylle non si è mai considerata un’artista, anche se ha lasciato molti dipinti».

Qual è stato il suo percorso artistico e personale e cosa l’ha spinta a diventare filantropa?

«Si è formata come costumista a Parigi alla fine degli anni Quaranta e ha esercitato questa professione anche sui palcoscenici di Berlino, Lucerna e Milano. Si è interessata all’arte per tutta la vita e ha conosciuto personalmente artisti come Alberto Giacometti, Ludwig Kirchner e Jean Tinguely. Quando la sua famiglia decise di vendere la Gaba, l’azienda fondata da suo nonno Hermann Geiger, non volle utilizzare la fortuna che le era stata assegnata, ma preferì destinarla a una fondazione. Da qui il nome Kulturstiftung Basel “Hermann Geiger”.

Ci sono state persone che hanno influenzato le sue decisioni filantropiche?

«Per Sibylle era chiaro,  non voleva usare per sé stessa la fortuna guadagnata dal nonno».

Quali attività filantropiche ha avviato la signora Piermattei-Geiger prima della nascita della fondazione?

«Ha costruito un centro buddista a Cecina, in Toscana donandolo alla comunità locale. Lei stessa era buddista. Sempre a Cecina, dove viveva con il marito, ha creato la sua prima fondazione: la Fondazione Culturale “Hermann Geiger”, poi sostituita nel 2018 da “KBH.G”».

Sybille Piermattei-Geiger è scomparsa nel 2020. Come ha seguito l’istituzione della fondazione?

«Ha fatto in tempo a conoscere la sede di Spitalstrasse 18 a Basilea rimanendone entusiasta. Ha anche incontrato personalmente i curatori della prima mostra sull’arte contemporanea dei Caraibi e discusso con loro del progetto. Purtroppo non ha potuto partecipare all’inaugurazione».

Come vuoi continuare la sua missione?

«Assecondando lo spirito di Sibylle. Noi iniziamo, organizziamo e finanziamo nei nostri locali tre mostre l’anno, che si concentrano su temi molto diversi. Una volta Sibylle mi disse che ero libero di scegliere il tema dell‘esposizione, a patto di “non fare mostre noiose”».

Basilea è una mecca del mecenatismo, ma alla “Giornata delle Fondazioni” della città si è affermato che i patrimoni delle fondazioni non stanno aumentando. Cosa dovrebbero fare le autorità cittadine per motivare i filantropi?

«Non credo che lo Stato debba assumere un ruolo diverso da quello attuale. La cooperazione in realtà funziona abbastanza bene. Abbiamo sempre percepito molta disponibilità, soprattutto da parte del Dipartimento del sindaco e del Dipartimento della cultura. Recentemente, per esempio, siamo stati accolti nel gruppo dei musei di Basilea. Qui sono le fondazioni stesse a doversi rivolgere alle autorità, facendo presenti le loro esigenze». 

Cosa pensa dovrebbero fare i filantropi per aumentare l’impatto delle loro attività a beneficio della società civile?

«I mecenati dovrebbero essere più visibili al mondo esterno. Ma capisco anche la riluttanza di alcune fondazioni, che temono di essere sommerse di richieste. L’onere amministrativo è semplicemente troppo grande. Siamo fortunati perché come fondazione di consumatori portiamo avanti solo i nostri progetti».

Qual è la sua visione del futuro? Che ruolo avranno i filantropi per Basilea nei prossimi anni?

«Saranno chiamati in causa ancora di più, perché lo Stato sta tagliando di nuovo in molti settori, e anche le sponsorizzazioni di grandi aziende o banche sono in costante calo. Di fronte a questo sviluppo, le persone amano ripiegare sulle fondazioni. Purtroppo, questi desiderata sono spesso formulati in modo piuttosto aggressivo. Per molti, un filantropo o un fondatore è semplicemente una persona con molto denaro, e ci si aspetta che lo usi per il bene della comunità. Mi piacerebbe vedere un maggiore riconoscimento all’impegno dei filantropi, in modo che rimangano motivati a perseguire la loro nobile missione».

Raphael Suter

Dopo aver conseguito la maturità a Sursee, nel Canton Lucerna, Raphael Suter si è trasferito a Basilea nel 1981, dove ha studiato archeologia classica, egittologia e storia dell’arte all’Università di Basilea, laureandosi nel 1989. Già da studente, negli anni ’80, Suter scriveva per la “Basler Zeitung”. In seguito si è fatto un nome come giornalista in varie funzioni, tra cui quella di stretto collaboratore del caporedattore, di cronista locale ben inserito a Basilea e di giornalista culturale. Nel 2019, ha cambiato strada, e ora vive il mondo dell’arte e della cultura da una prospettiva diversa. In qualità di direttore della Kulturstiftung Basel “Hermann Geiger | KBH.G”, fondata nel 2019, ha il compito di arricchire l’offerta culturale di Basilea con mostre innovative dal punto di vista tematico e dai contenuti inediti.